Homo Novus 2023 Sempre uguali sempre nuove. ll filo conduttore delle sculture di Roque Ardissone è il carattere che le anima che dà vita ad uno stile inconfondibile.
di Tiziana Leopizzi
L’autore di queste opere, che non cessano di affascinarmi, è un solido ingegnere edile e un imprenditore costantemente all’avanguardia che ha tenuto la matita in mano da quando si ricorda.
Disegnare è il suo modo di vivere, l’elan vital.
Ferro e carbonio sono gli elementi che si fondono nella lega che dà corpo all’acciaio, materiale emblematico, che il nostro poliedrico personaggio plasma in punte aguzze, al culmine di curve morbide. I “fogli” di questo splendido materiale si sovrappongono per arrivare a comporre immagini sempre diverse e inaspettate, ricche di mistero perché gravide di storie, di cui solo lui detiene il bandolo. Qualcosa di etereo si fonde in un lessico mistico e mitico, a volte zoomorfo proprio della mitologia greca. Le sue creature fantastiche si posano in un luogo, ma la loro aspirazione è volare. Sembra proprio che da un momento all’altro possano spiccare il volo per lidi sconosciuti.
I fogli, anche semplici A4, con i suoi disegni si accumulavano via via uno sull’altro, per anni, poi il disegno stesso ha “chiamato” supporti più rigidi e più grandi. Il tratto, protagonista assoluto di ogni lavoro, cercava più spazio, in un continuo anelito di libertà.
La superficie piana sembrava fosse la meta di un immaginario in cui la linea muovendosi creava vita. Nessuna regola, no assonometrie, no prospettive solo la linea sempre più armoniosa, piena di sogni e di aspirazioni, comunque attratta dall’incognito. Piano piano il tratto inizierà a staccarsi dalla parete e a librarsi nello spazio.
Facciamo un salto temporale e arriviamo a oggi, quando dietro una curva, quasi nascosta nel verde si materializza un’enorme strelizia, si perché a volte i colori si impadroniscono della scultura riportandoci alle sculture dell’età classica che ci stupisce sapere che erano in realtà coloratissime e che a noi sono arrivate diafane, mentre quelle in acciaio specchiante invece, ci danno una dimensione siderale e spaziale.
Lance, cuspidi, cerchi, ali, stelle, forme polimorfe in cui si leggono i caratteri della Vita in tutte le sue manifestazioni, si confondono per rinascere in questi tratti fini ma corposi che vogliono librarsi, che sublimano la vita in tutti i suoi aspetti, e persino la ferocia si stempera nella levità e nel dono dell’essere.
Tutte le sculture hanno una particolarità in comune, sono formate da un modulo ogni volta diverso, che viene ripetuto, di cui solo lo scultore vede nella mente la tridimensionalità.
Ogni scultura dicevamo è una storia, ha un mondo da raccontare, qui si ritrovane le radici della nostra cultura, la classicità dei greci nel rigore e nell’equilibrio, ma anche la morbidezza del Bernini, l’attenzione all’amata cultura Guaranì autoctona del Paraguay, la ricerca del segno universale che ha affascinato tanti artisti, l’eredità che ci hanno lasciato i Maestri del passato da un lato ma dall’altro la voglia di anticipare il futuro, l’esplorazione dello spazio, le terre incognite cui l’uomo non cessa di aspirare e che la sua ricerca artistica ha profondamente assimilato. Il suo lessico trasversale che fa del numero il pilastro di questa ricerca infinita travalica senza timore ogni confine.
Homo Novus non è a caso, oggi abbiamo conosciuto l’artista ma il suo campo d’azione non si ferma certo qui!