Guerre, guerriglie, attentati, sommosse, persecuzioni e delitti contro l’umanità, caratterizzano questo XXI secolo
di Pompeo Maritati
Siamo oramai alle soglie del ventiquattresimo anno dei questo XXI secolo e facendo un piccolo salto a ritroso nel tempo, mi sono accorto che questo primi due decenni, sono stati caratterizzati da eventi particolarmente drammatici. L’evoluzione del pensiero dell’uomo ad una pacifica forma di convivenza democratica, pare abbia lasciato lo spazio ad una accentuata xenofobia, ad un becero nazionalismo e, quello che più preoccupa, ad una atavica quanto dilagante indifferenza verso le tragedie.
Guerre, guerriglie, attentati, sommosse, persecuzioni e delitti contro l’umanità sono all’ordine del giorno. Mai come in questi ultimi vent’anni l’occidente ha presentato il suo volto di emerito ipocrita, soggiogato e sottomesso alle lobbie che detengono, oramai, il potere nel mondo, condizionando le scelte governative.
Il massacro in corso nella striscia di Gaza è sotto gli occhi di tutto il mondo, che però parla, discute, ma non interviene pesantemente come invece, ha fatto contro l’invasione russa dell’Ucraina. Forse perché il popolo palestinese è un popolo di povera gente senza alcuna risorsa finanziaria, mineraria o agricola? Penso che questa sarà una pagina di storia tra le più brutte dal dopoguerra, non tanto per il numero dei morti, ad oggi pare intorno ai 20.000, ma per le modalità con cui Israele è brutalmente intervenuto sul popolo palestinese.
Gli attacchi alle Torre Gemelle
Gli attacchi dell’11 settembre 2001 furono una serie di attacchi terroristici coordinati da Al-Qaeda contro gli Stati Uniti. Il 11 settembre 2001, 19 terroristi di Al-Qaeda dirottarono quattro aerei di linea. Due aerei si schiantarono contro le Torri Gemelle del World Trade Center a New York City, causando il crollo delle torri. Un terzo aereo si schiantò contro il Pentagono a Washington, D.C., mentre il quarto aereo, United Airlines Flight 93, si schiantò in un campo in Pennsylvania dopo che i passeggeri cercarono di riprendere il controllo dall’equipaggio dirottatore. Gli attacchi provocarono la morte di quasi 3.000 persone e causarono ingenti danni materiali.
In risposta agli attacchi, gli Stati Uniti dichiararono una “Guerra al Terrore” e invasero l’Afghanistan nel 2001 per deporre il regime dei talebani, accusato di ospitare Al-Qaeda. Questi eventi portarono a significative riforme nelle politiche di sicurezza nazionale, con la creazione del Dipartimento della Sicurezza Interna nel 2002.
Gli attacchi dell’11 settembre ebbero conseguenze a livello globale, influenzando le relazioni internazionali e scatenando una serie di conflitti regionali. Le procedure di sicurezza dell’aviazione furono drasticamente rafforzate su scala mondiale per prevenire futuri attacchi terroristici.
Ogni anno, l’11 settembre, gli Stati Uniti commemorano le vittime degli attacchi con cerimonie e momenti di silenzio. Il National September 11 Memorial & Museum è stato aperto nel 2011 a Ground Zero, il sito delle Torri Gemelle, per commemorare le vittime e documentare gli eventi. Gli attacchi dell’11 settembre rimangono un punto di svolta nella storia contemporanea, lasciando un’impronta indelebile sulla politica internazionale e sulla sicurezza globale.
Gli USA saranno ricordati come coloro che si inventano delle prove false per porre in essere nuovi conflitti in giro per il mondo, motivo per cui la sua credibilità quanto la stima in esso è alquanto degradata.
La crisi finanziaria del 2008
La Crisi Finanziaria Globale del 2008 è stata un evento economico di vasta portata che ha avuto inizio negli Stati Uniti e si è rapidamente diffuso a livello mondiale. Caratterizzata da una serie di eventi interconnessi, la crisi ha avuto profonde conseguenze per l’economia globale.
I fattori chiave includevano l’eccessivo indebitamento delle famiglie, la bolla immobiliare, l’instabilità nei mercati finanziari e il deterioramento delle attività bancarie. Lehman Brothers, una delle principali banche d’investimento, dichiarò bancarotta nel settembre 2008, scatenando il panico nei mercati finanziari e portando ad un collasso sistematico.
La crisi si è diffusa rapidamente attraverso i mercati internazionali, causando una recessione globale. Molti paesi hanno sperimentato un aumento della disoccupazione, una contrazione economica e il fallimento di istituzioni finanziarie. La risposta dei governi ha coinvolto piani di salvataggio, interventi delle banche centrali e misure di stimolo economico.
La crisi finanziaria del 2008 ha anche portato a un riesame delle pratiche finanziarie e a nuove regolamentazioni per prevenire futuri crolli. La riforma finanziaria, come la Dodd-Frank Act negli Stati Uniti, è stata introdotta per aumentare la trasparenza e migliorare la stabilità del sistema finanziario.
Le conseguenze della crisi sono durate a lungo, influenzando la percezione pubblica della finanza, aumentando la vigilanza sui rischi e modificando le politiche economiche globali. La crisi finanziaria globale del 2008 rimane uno degli eventi economici più significativi del XXI secolo.
La mia considerazione finale è che quanto è successo non è servito a nulla, in quanto i governi del mondo se ne sono guardati bene di porre in essere controlli severi e dispositivi legislativi stringenti per fare in modo che quanto accaduto non si riverificasse.
La Primavera Araba
La Primavera Araba, che si è verificata tra il 2010 e il 2012, è stata una serie di proteste e rivolte in diversi paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. La Tunisia è stata la scintilla iniziale, con le proteste che sono scoppiate dopo il gesto estremo di un venditore ambulante, Mohamed Bouazizi, che si diede fuoco in segno di protesta contro la disoccupazione e la corruzione. Queste manifestazioni di massa hanno portato alle dimissioni del presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali nel gennaio 2011.
Le proteste si sono poi diffuse in Egitto, dove la richiesta principale era la fine del regime del presidente Hosni Mubarak. Dopo settimane di proteste di massa, Mubarak si dimise nel febbraio 2011. In Libia, le proteste si trasformarono in una guerra civile con l’intervento della comunità internazionale, culminando con la morte di Muammar Gaddafi nell’ottobre 2011. Comunità internazionale per modo di dire in quanto alcuni paesi sono intervenuti in autonomia senza alcun accordo internazionale o sotto l’egida dell’ONU.
Anche in Yemen ci furono proteste contro il presidente Ali Abdullah Saleh, che alla fine cedette il potere nel novembre 2011. La Siria, invece, sperimentò proteste iniziali chiedendo riforme politiche, ma il governo di Bashar al-Assad rispose con violenza, dando inizio a una guerra civile che continua ancora oggi con gravi conseguenze umanitarie.
Altri paesi come Bahrain, Giordania, Marocco e Oman hanno anch’essi sperimentato proteste e richieste di riforme, sebbene gli esiti siano stati vari e spesso influenzati dalla risposta dei rispettivi governi.
La Primavera Araba ha portato a cambiamenti politici significativi in alcuni paesi, ma ha anche generato instabilità e conflitti in altri. Gli esiti di questi eventi complessi variano notevolmente da nazione a nazione, con molte sfide nella transizione verso la democrazia e la stabilità politica ed economica. Mi sia consentita una personale riflessione. La Primavera Araba avrebbe potuto rappresentare un vero punto di svolta nelle politiche mediorientali, se l’Europa, ovvero alcuni suoi stati, gli USA e la Cina non avessero egoisticamente cercato di approfittare in termini personalistici.
Guerra in Siria (dal 2011)
La guerra in Siria, iniziata nel 2011, è uno dei conflitti più complessi e devastanti del nostro tempo. La situazione è scaturita da una serie di eventi, tra cui proteste pacifiche, repressioni violente da parte del governo e l’emergere di gruppi armati.
Il regime del presidente Bashar al-Assad ha affrontato manifestazioni di opposizione durante la cosiddetta “Primavera Araba”. Tuttavia, la risposta del governo è stata brutale, portando a una crescente militarizzazione del conflitto. Gruppi armati dell’opposizione si sono formati per opporsi al regime, dando inizio a una guerra civile complessa.
La guerra ha attirato l’attenzione di attori regionali e internazionali, che hanno sostenuto diverse fazioni del conflitto. Questo ha contribuito a una escalation della violenza e a una crescente frammentazione del paese.
La situazione umanitaria è diventata critica, con milioni di persone sfollate internamente e milioni di rifugiati che cercano protezione all’estero. Le condizioni nei campi profughi sono spesso disperate, con carenze di cibo, acqua e servizi medici.
La lotta contro gruppi estremisti come lo Stato Islamico (ISIS) ha complicato ulteriormente la situazione, portando a una complessa rete di alleanze e rivalità tra le forze presenti sul terreno.
Gli sforzi per raggiungere una soluzione politica sono stati difficili, con ripetuti fallimenti nei negoziati di pace. Nel frattempo, la guerra continua a causare sofferenze umane, distruzione e instabilità nella regione.
La comunità internazionale ha cercato di rispondere alla crisi attraverso aiuti umanitari, i soliti colloqui diplomatici e tentativi di raggiungere una soluzione politica che il più delle volte hanno epserito l’effetto contrario. Tuttavia, la situazione in Siria rimane critica, con conseguenze umanitarie drammatiche e incertezze sul futuro del paese. Ed ora il problema Siria è qualcosa di cui non se ne parla più, non fa più notizia, probabilmente perché ai detentori delle redini delle lobbie, conviene così. Operare a riflettori rispetti è la più favorevole situazione per fare quello che più aggrada.
La pandemia di COVID-19
La pandemia di COVID-19 ha avuto origine a Wuhan, Cina, nel dicembre 2019 e si è rapidamente diffusa in tutto il mondo, portando l’OMS a dichiarare una pandemia globale nel marzo 2020. Il virus, noto come SARS-CoV-2, ha causato una vasta gamma di sintomi, con particolare rischio per persone anziane o con patologie preesistenti.
Per contenere la diffusione del virus, molti paesi hanno adottato misure drastiche, tra cui lockdown, distanziamento sociale e l’uso generalizzato di mascherine. Queste misure hanno avuto impatti significativi sull’economia, provocando crisi occupazionali, chiusure di attività commerciali e instabilità finanziaria globale.
La risposta globale alla pandemia ha visto lo sviluppo rapido di vaccini, con programmi di vaccinazione avviati in tutto il mondo. Tuttavia, la distribuzione equa dei vaccini è stata una sfida, evidenziando le disuguaglianze nell’accesso alla salute globale.
L’istruzione e il lavoro a distanza sono diventati la norma in molte regioni, evidenziando la necessità di adattarsi alle tecnologie digitali. La pandemia ha anche sollevato questioni sulla solidarietà globale e la necessità di una risposta coordinata alle sfide della salute pubblica.
Gli impatti psicologici e sociali della pandemia sono stati significativi, con l’isolamento sociale, lo stress e l’ansia che hanno colpito molte persone. La gestione continua della pandemia, compresa la gestione delle varianti del virus, rappresenta una sfida continua per la comunità internazionale.
Nonostante i progressi nella vaccinazione, la pandemia di COVID-19 rimane un evento straordinario che ha plasmato la vita quotidiana, la salute pubblica e l’economia su scala mondiale. La sua influenza continuerà ad essere oggetto di studio e riflessione per molti anni a venire.
I cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici rappresentano una delle sfide più pressanti del nostro tempo. L’aumento delle emissioni di gas serra, causato principalmente dalle attività umane come la combustione di combustibili fossili e la deforestazione, ha contribuito al riscaldamento globale.
Questo riscaldamento ha portato a cambiamenti significativi nei modelli meteorologici. Si osservano fenomeni estremi più frequenti, come ondate di calore, incendi boschivi, inondazioni e tempeste più intense. Le comunità in tutto il mondo stanno sperimentando gli impatti diretti dei cambiamenti climatici sulla loro sicurezza, economia e ambiente.
La crescita del livello del mare è un risultato diretto del riscaldamento globale e rappresenta una minaccia per le comunità costiere. I ghiacciai si stanno sciogliendo rapidamente, contribuendo ulteriormente all’innalzamento del livello del mare e minacciando la stabilità degli ecosistemi.
La biodiversità è a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Le alterazioni negli schemi climatici influenzano gli habitat naturali, mettendo a repentaglio la sopravvivenza di molte specie. La perdita di biodiversità ha conseguenze significative sull’equilibrio degli ecosistemi e sulla sostenibilità delle risorse naturali.
La comunità scientifica sottolinea la necessità di azioni immediate per mitigare i cambiamenti climatici. Gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, aumentare l’efficienza energetica e investire nelle energie rinnovabili sono diventati essenziali per limitare ulteriori danni al clima.
La cooperazione internazionale è fondamentale per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. Accordi globali come l’Accordo di Parigi cercano di coinvolgere i paesi nella riduzione delle emissioni e nell’adattamento ai cambiamenti già in corso.
I cambiamenti climatici non sono solo una questione ambientale, ma hanno profonde implicazioni per la sicurezza alimentare, la salute pubblica e la stabilità sociale. La necessità di un impegno collettivo e di soluzioni innovative è cruciale per affrontare questa sfida globale in modo efficace.
La crisi dei rifugiati
La Crisi dei Rifugiati è un fenomeno complesso che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo. Le cause della crisi variano, ma spesso includono conflitti armati, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, catastrofi naturali e povertà estrema.
Milioni di persone sono costrette a fuggire dalle proprie case in cerca di sicurezza e protezione. I flussi migratori massicci hanno creato sfide globali e nazionali in termini di accoglienza, integrazione e gestione delle risorse.
Gli sforzi internazionali per affrontare la crisi dei rifugiati spesso implicano organizzazioni umanitarie, governi e istituzioni internazionali. Tuttavia, la risposta globale è stata spesso critica, con molte nazioni che lottano per fornire assistenza adeguata e creare politiche inclusive.
I campi profughi sono spesso sovraffollati e privi di risorse sufficienti, creando condizioni difficili per coloro che cercano rifugio. Le organizzazioni umanitarie lavorano duramente per fornire assistenza medica, cibo, alloggio e servizi di base, ma le sfide rimangono enormi.
La crisi dei rifugiati ha anche portato a un aumento delle tensioni politiche e sociali in alcune regioni, con crescenti preoccupazioni sulla xenofobia e sulla discriminazione. La narrativa pubblica e politica spesso riflette opinioni divergenti sulla gestione dell’accoglienza dei rifugiati.
La ricerca di soluzioni a lungo termine comprende sforzi per risolvere le cause sottostanti della migrazione forzata, inclusa la risoluzione dei conflitti, la promozione dei diritti umani e lo sviluppo sostenibile nei paesi d’origine.
La crisi dei rifugiati continua a evolversi, con nuove sfide che emergono e nuove ondate di persone in fuga in tutto il mondo. La collaborazione globale e la solidarietà sono fondamentali per affrontare questa crisi umanitaria e lavorare verso soluzioni che garantiscano dignità e sicurezza per tutti i rifugiati.
Infine cito, in quanto ancora in corso, la guerra in Ucraina e il massacro del popolo palestinese ad opere di Israele, che sta stupendo e irritando il mondo intero per la malvagità israeliana, espressa in questa sua operazione di guerra, che dovrà essere condannata dal mondo intero quale crimine contro l’umanità e ricordata, come noi ricordiamo la persecuzione del loro popolo ad opera del nazismo.