IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Giuseppe Moscati a tò Kalòn: la persuasione nonviolenta di Aldo Capitini come stile di vita

Giuseppe Moscati evento a to Kalòn

di Anna Stomeo

Sabato 28 dicembre 2024, alle ore 18.30, a Martano-Lecce, in via Marconi, 28, presso il Centro Culturale tò Kalòn dell’Associazione Itaca Min Fars Hus, condotto da Anna Stomeo e Paolo Protopapa, un incontro di riflessione e meditazione con il Dr. Giuseppe Moscati sul tema della nonviolenza e sul pensiero del filosofo perugino Aldo Capitini (1899-1968), figura ineludibile della filosofia italiana del Novecento, attivo educatore e intellettuale avverso al fascismo, teorico della nonviolenza e fondatore, nel 1961, in tempi di guerra fredda e di prima minaccia atomica, della Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli Perugia-Assisi, evento di rilevanza internazionale e punto di riferimento del tutto alternativo nell’ambito dei movimenti per la pace degli anni Sessanta, che Capitini seppe alimentare di un profondo e inedito convincimento etico: la “persuasione nonviolenta” come stile di vita, prima che come proposta politica.

L’occasione di tornare a riflettere sul suo pensiero ci è offerta dalla pubblicazione, da parte dell’editore Manni, di un libro edito la prima volta nel 1967, e oggi riproposto con l’Introduzione di Goffredo Fofi e la Postfazione di Giuseppe Moscati (A. Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Manni, 2024) nel quale Capitini espone “le tecniche della nonviolenza” come risultato di un metodo teorico e pratico ispirato a Gandhi e al Satyagraha come al pensiero cristiano e poi rielaborato come vera e propria filosofia del riconoscimento e dell’alterità.

Conoscere meglio e da vicino Capitini sarà un dono natalizio per gli amici di tò Kalòn, reso possibile dalla presenza, in questi giorni in Salento, del dr. Giuseppe Moscati, Dottore di ricerca e Presidente della Fondazione Centro Studi Aldo Capitini di Perugia nonché amico, da molti anni ormai, del nostro Centro Culturale di cui è sempre gradito e atteso ospite.

Un momento di approfondimento comunitario per elaborare pensieri e riflessioni che ci accompagneranno, come cittadini, nel corso del nuovo anno, attrezzandoci per un futuro incerto.

Che cosa è la nonviolenza e che cosa può comportare tentare di metterla in pratica nel tempo che stiamo vivendo, nel quale le guerre, determinate alla distruzione di interi popoli, continuano a devastare la vita di migliaia di uomini, donne e bambini, in diverse parti del mondo?

È davvero possibile adottare sistemi di relazione in grado di resistere, non ad un generico “male” che sarebbe caratteristico dell’umanità, ma a vere e proprie strategie di violenza e di guerra finalizzate al profitto e messe in atto da governanti senza scrupoli, sempre più asserviti e omologati al potere economico-finanziario?

A queste e ad altre domande Capitini risponde, indirettamente, dalle pagine di questo libro incredibilmente attuale, non solo per i profondi contenuti teorici, ma anche per lo stile narrativo discorsivo e limpido in cui si avverte la sua presenza come interlocutore duttile e stimolante.

La lettura delle “tecniche della nonviolenza” di Capitini, che condurremo con Giuseppe Moscati, non mancherà di suscitare interrogativi sicuramente autentici e profondi, non arenati in gretti sospetti di irenismo o in generici richiami giuridicisti, che sarebbero fuori luogo, giacché non di questo si tratta, ma, al contrario, della necessità di partire dall’oggi per guardare al futuro, costruendo nuovi valori e nuovi comportamenti, contro il conformismo dei “retori” e in nome dell’azione pratica dei “persuasi”, come direbbe lo stesso Capitini.

La persuasione non come convinzione da imporre all’altro, ma come inizio di un percorso da fare insieme, che arriva all’obiettivo senza l’arroganza saccente della violenza, anche solo verbale, assunta erroneamente come mezzo necessario. Un percorso che mira invece a smascherare il conformismo dell’accettazione, che si fa facilmente sottomissione, perché incapace di guardare oltre e altrove.

Il persuaso nonviolento è l’anticonformista per definizione, che intuisce le logiche del potere e trasforma la nonviolenza in non collaborazione verso qualsiasi tipo di sopraffazione, prima fra tutte quella del silenzio-assenso.

Sappiamo tutti che l’abitudine a sentir parlare di guerra, dai media e dalle stesse minacce dei politici e poi continuare nelle nostre incombenze quotidiane, come se non fosse una faccenda che ci riguarda, non è semplice incoscienza manipolata e sorvegliata dall’alto, ma il sintomo estremo di un’incompetenza etica relativa all’incapacità di rifiutare l’esistente e di pensare a un futuro migliore.

Si tratta di risalire faticosamente una china degradata e degradante, che la società in cui viviamo ci impone, per avere accesso ad una visuale allargata e ad una prospettiva migliore, attraverso una nuova ottica che la filosofia della nonviolenza ci indica come stile di vita.

Nonviolenza come parola “unica”, da scrivere senza trattini e senza interruzioni, secondo la precisa volontà di Capitini, non solo per poterne apprezzare la valenza positiva di non-negazione, ma soprattutto per trasformarla in un concetto teorico inclusivo e viverla come prassi creativa: non ideologia escludente, ma esercizio della libertà in tutte le sue sfumature e in tutte le sue prospettive.

Quello di cui abbiamo bisogno, non solo per capire il mondo, ma anche per trasformarlo in modo determinato e continuo, nella convinzione che la persuasione nonviolenta lavora comunque “in pace per la pace”, laddove i mercanti di armi preparano e fanno le guerre, spacciando il loro ignobile mestiere per preparazione alla pace e per ”realismo giuridico”.

Sono questi alcuni degli stimoli che il pensiero di Aldo Capitini ci offre e che Giuseppe Moscati saprà proporci come momento esclusivo di riflessione, meditazione e comunità, in una serata di fine anno, in cui scambiarsi gli auguri per cominciare a tracciare insieme percorsi alternativi.
Un brindisi per un futuro di pace contro le guerre, a cui non si può mancare .
Anna Stomeo


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