Gina Lollobrigida, gloria non in una, ma in quattro arti
di Emilio Spedicato
Nel mio immaginario di adolescente erano tre le donne, viste solo in fotografia su riviste patinate, che mi affascinavano come bellezza suprema: Marylin Monroe, Brigitte Bardot e Gina Lollobrigida. Tre dee della bellezza, fra le quali io, nel ruolo di novello Paride, avrei scelto senza esitazioni Gina Lollobrigida come la più bella. Una scelta motivata dalla bellezza del suo viso, dai tratti perfetti, esprimente semplicità, dolcezza, una sensualità non aggressiva, e i tratti di una personalità ricca e decisa.
Ho frequentato poco il cinema. I più emozionanti per me forse i film di Walt Disney visti da ragazzo, Biancaneve e i sette nani, Pinocchio e Cenerentola; poi la Ballata di un soldato, e ben pochi in tempi recenti, Gandhi, Il pianista, Schindler list….
Negli ultimi anni, entrando in una sala cinematografica, ne esco di solito quasi subito annoiato. Gina come attrice è una scoperta recente per me. L’ho ammirata in Salomone e la Regina di Saba. È un tema su cui ho pubblicato un nuovo scenario, partendo dal fatto che la tomba di Salomone, secondo una tradizione riportata dall’orientalista Giuseppe Tucci, sarebbe in Nepal, nel luogo dove nacque Buddha quattro secoli dopo.
E soprattutto ricordo Gina nel film La donna più bella del mondo, punto di partenza per contattarla. Ho scoperto che Gina ha eccelso in altre arti oltre quella di attrice. È una grande fotografa e una grande scultrice, vedasi i livelli documentati nel suo libro Vissi d’arte. Ho notato con somma sorpresa che i suoi libri non si trovano nei negozi, che nemmeno li possono ordinare, e non sono ottenibili via distributori italiani come IBS, ma arrivano senza problemi ad esempio via ABE… e arrivano da fuori Italia.
Contattare Gina Lollobrigida, gloria dell’arte italiana e da decenni ai vertici della fama mondiale, mi sembrava quasi impossibile. Il contatto è giunto in modo inatteso. Ero a Pietrasanta, cittadina frequentata a suo tempo dal pittore Bottero, autore di quadri dove appaiono uomini e donne non affetti da anoressia. Pittura la sua ricca di anima e non solo decorativa, difetto di molta pittura di oggi, denunciato dal grande pittore e critico d’arte Gillo Dorfles: Avevo visitato a Roma una mostra di suoi dipinti e desideravo vedere dove viveva. Un’ edicolante mi informò che a Pietrasanta veniva spesso Gina Lollobrigida, che vi aveva un laboratorio di scultura, sua ultima e grande passione. Ma come contattarla?
Scoprii che Gina aveva partecipato ad una rievocazione a Roma della famosa Norma di Bellini del 1958, dove la Callas si era ritirata al secondo atto, trovandosi afona, con reazioni clamorose. Gina era stata invitata alla rievocazione, in quanto presente in tale evento. La rievocazione mirava a riappacificare la Roma anti Callas con la Milano pro Callas. Organizzatore era il veneziano Bruno Tosi, da anni impegnato per un museo della Callas a Venezia, per il quale aveva moltissimo materiale. Da Tosi, sempre gentile anche se potei contattarlo solo per telefono, ebbi il numero fisso di telefono della villa romana di Gina, in via Appia Antica. Poco tempo dopo Tosi moriva, lasciandomi il ricordo della sua voce e della sua gentilezza.
Fu con emozione che digitai il prezioso numero. Gina rispose con gentilezza e attenzione, e con una bellissima voce. Voce ed eloquio di una donna giovane o forse al di là del tempo. Dissi del mio desiderio di intervistarla come il soprano che cantò Vissi d’arte nel film La donna più bella del mondo. Le dissi che l’avrei richiamata dopo che avesse valutato scritti miei che le avrei inviato. Richiamai e accettò una intervista per telefono. E così, il 2 maggio 2012, per oltre un’ora, ascoltai la voce di una donna straordinaria, gloria d’Italia in varie arti, signora dalla mente lucidissima, dai ricordi sicuri, dalle opinioni precise. Una donna dalla voce dal timbro molto bello, dove gli anni passati, e non erano pochi, non avevano lasciato il segno; un timbro d’argento per il mio orecchio, solo un’ombra di accento laziale. Grazie, Gina, per la tua gentilezza e comunicatività.
La prima versione dell’intervista fu giudicata da Gina troppo povera di informazioni sulla sua vita artistica, dove solo in parte è attrice, e in piccolissima parte cantante lirica. Gina mi suggerì di leggere il libro Vissi d’arte, pubblicato nel 2008 dopo la mostra a Pietrasanta delle sue sculture. Il libro, che lei avrebbe potuto inviarmi, sembrava introvabile sul mercato italiano, e lo ottenni con Amazon France. Un libro dove gli aspetti personali, alcuni per me inattesi, si univano a fatti e giudizi sulla sua vita artistica. Lettura rimandata per vari motivi e finalmente completata all’ inizio del 2014, quando la richiamai per dirle che avrei lavorato ad una versione migliore ed ampliata della prima. Gina pensava ad una biografia, vista la ricchezza di cose nella sua vita. Mi autorizzò a dare il suo numero di telefono al musicologo francese Jacques Hanine Roussel, autore di biografie della Simionato e di Gianni Poggi, e di una prevista sulla Callas di un migliaio di pagine, in tre volumi, dove desiderava inserire i ricordi che Gina aveva della Callas, sua amica e stimatrice. Hanine mi dirà in email di aver avuto una lunga conversazione con Gina, artista stupenda.
Non avendo avuto da Gina un’ approvazione formale su quanto ho scritto ed inviato a lei, nel seguito uso informazioni di pubblico dominio, o dal libro Vissi d’arte.
Gina è nata a Subiaco, antica città del Lazio fra Roma e Frosinone, il 4 luglio 1927. Sua coetanea Virginia Zeani, grande soprano rumeno ora in Florida e presente in questo e nel precedente 108. Anche Virginia era considerata donna bellissima, in particolare per i suoi grandi occhi verdi. Ho avuto l’inusuale esperienza di parlare al telefono, in una stessa ora, prima con l’una e poi con l’altra di queste due dee dell’ arte e della bellezza femminile…
Gina, appassionata di canto sin da giovanissima, a 15 anni conosceva e cantava in pubblico vari pezzi d’opera, di Verdi e Puccini in particolare. Era tempo di guerra e cantava ogni tanto per i soldati. Cantava come solista nelle scuole magistrali che frequentò e dove studiò il tedesco, la lingua allora più studiata.
La guerra pesò gravemente sulla sua famiglia. La sua casa e la fabbrica paterna di mobili di qualità furono le prime bombardate a Subiaco (la casa dei miei fu l’ultima a Milano). Papà perse il lavoro e pensò di cercarne uno a Firenze, ma Firenze risultò irraggiungibile per gli eventi bellici. Era partita l’intera famiglia. Si fermarono a Todi, dove si attendevano gli americani, ma erano ancora presenti i tedeschi che avrebbero potuto deportarli. Gina ha dormito in case abbandonate, nascondendosi anche in una botte vuota.
Dopo la guerra iniziò a studiare canto all’ Accademia delle Belle Arti a Roma. Aveva una voce di grande estensione e volume, raggiungeva il mi sopracuto e le note basse erano assai belle. Non era certa se fosse soprano o mezzosoprano. Vivevano a Roma in condizioni difficili, sei persone in una stanza, i genitori e lei con le tre sorelle, ora decedute. La voce di Gina era di grande volume, suscitando le lamentele dei vicini. Andò a cantare dentro il traforo Barberini! Forse allora il traffico era ridotto e l’aria del tunnel era meno inquinata.
Oltre che il canto, Gina amava la scultura e la pittura; nella pittura non apprezzava il futurismo dominante, che vedeva come una provocazione. Non pensava ad una carriera di attrice. Ma invitata casualmente a fare la comparsa in un film, attrasse l’attenzione del grande regista De Sica, che le propose una carriera di attrice. Le chiese quanto voleva, lei disse un milione di lire, cifra assai alta, ma De Sica accettò senza problemi. Fu pure contattata dal baritono Tito Gobbi, che era anche produttore e regista di film musicali, e che aveva incontrato Gina a Subiaco. Gobbi le propose il ruolo di Nedda nei Pagliacci, uno dei vari film da lui realizzati su temi operistici. Siamo nel 1948, con lei recitava Afro Poli, e cantavano il soprano Onelia Fineschi e il tenore Galliano Masini. Due grandi cantanti: Magda Olivero mi disse che la voce di Masini era la più bella tra quelle da lei sentite. Questo film è disponibile in DVD della Bel Canto Society, nelle cui note si legge: perfettamente capace di sincronizzare le sue labbra [con il canto della Fineschi], la Lollobrigida rende ben chiaro perché ogni uomo fosse preso da desiderio per Nedda…
Nel film successivo, La donna più bella del mondo, dedicato ad una versione romanzata della vita di Lina Cavalieri, soprano nota per la bellezza e morta nella sua casa bombardata vicino a Firenze, Gina stessa canta l’aria Vissi d’arte. Vari soprani da me interpellati hanno dichiarato che cantò bene. Alcuni critici, quando il film uscì, non credevano che fosse lei a cantare quest’aria, non molto lunga ma di estrema intensità emotiva nonché di notevoli difficoltà tecniche (fu l’aria che Puccini chiese di cantare a Rosa Ponselle, forse massimo soprano del Novecento, quando lei venne a trovarlo nel 1924 a Torre del Lago). A Parigi il giornale Le Figaro scrisse: bella voce, peccato che non sia la sua. A riprova che era stata lei, Gina decise di ripeterla in una registrazione. Incoraggiata da Mario del Monaco e guidata dal grande insegnante Luigi Ricci, lavorò per una decina di giorni, divenendo anche un poco afona per eccesso di studio. Ritrovata la voce dopo alcuni giorni di riposo, la prima registrazione, fatta in presenza di numerosi musicisti, risultò perfetta, con gli applausi dei presenti. Ricevette offerte per cantare in teatri prestigiosi, ma ormai sentiva che il suo futuro non era nella lirica. Rinunciò all’idea di divenire prima donna in opere, lasciandosi uno spazio per i recital. La lirica richiede di sacrificare la vita al solo canto. Essendo donna ambiziosa, mirante al massimo, non avrebbe accettato di essere una cantante se non ai massimi livelli. Raggiungere un massimo livello nella lirica di quegli anni era difficilissimo, per la presenza di tante straordinarie voci. E forse ancora più difficile per chi, come lei, non ha mai avuto un agente.
Gina era interessata ad altre arti. Le interessavano la scultura, la fotografia, il disegno e il cinema. Ricorda i film musicali dove ha recitato. Accettò di recitare nei Pagliacci alla seconda richiesta. Pur non avendo studiato danza classica, sapeva ballare. Fra i suoi film più belli ricorda Venere imperiale, e Trapezio.
In Trapezio aveva il ruolo di Lola, e per un mese fece la scena più pericolosa, sostituendo la trapezista ufficiale che era caduta. In merito a Venere imperiale, conosco bene l’antico parco di caccia di Mombello Milanese, dove si trova la chiesa in cui Paolina Bonaparte, Venere imperiale con Gina, fu costretta al matrimonio dal fratello… luogo poi divenuto manicomio. Vi fu inviata il soprano Bruna Lina Rasa, vedasi la sua storia in questo libro… ed ora è luogo in suggestivo stato di semi abbandono.
Ha conosciuto Anna Moffo e specialmente Maria Callas. Anche la Callas era all’inizio incredula che lei stessa avesse cantato Vissi d’arte nel film su Lina Cavalieri.
Si è dedicata una ventina di anni alla fotografia, arte che oggi considera morta. Ha fotografato viaggiando da sola in molti paesi. In due libri di fotografie, Italia mia, e Magica innocenza, usa la tecnica della sovrapposizione di immagini. Nel 2007 organizzò una esposizione di 230 foto, prevalentemente in bianco e nero. Al momento posseggo solo Magica innocenza, arrivatomi da poco dagli USA via ABE, pacco di un tre chili di posta aerea, costo di spedizione di un tre euro, dieci volte sotto i costi per spedizione dall’Italia…
L’inizio della sua attività come scultrice nasce dall’incontro con il grande scultore Manzù, nel 1957. Manzù le chiede di posare (vestita, credo non sia mai apparsa in nudo), e fa anche molte fotografie. Crea una scultura che la rappresenta in grandezza naturale; la scultura, poco prima della morte di Manzù, perde le braccia. Un incontro che origina la sua attività di scultrice, forse il culmine della sua vita artistica.
Oltre che a Roma e a Pietrasanta, Gina passa molto tempo a New York ed a Montecarlo. Colleziona oggetti antichi. È credente.
Nel seguito utilizzo il libro Vissi d’arte, del 2008, Federico Motta Editore. Il libro, frutto di durissimo e appassionante lavoro, è dedicato al nipotino Dimitri, suo prezioso collaboratore… Libro ottenuto da Amazon France, non trovandolo sul mercato italiano, per motivi a me ignoti. Anche libri i altri autori risultano non ottenibili…. Comincio dai ricordi personali, poi da quelli artistici, lasciando la scultura per ultima. Le citazioni in corsivo non sono verbatim, ma a contenuto.
Gina è cresciuta in una famiglia benestante, di quattro sorelle, oltre a lei: Giuliana, Maria e Fernanda. Ha avuto una zia dal nome raro, Chelidonia, nome di una santa ricordata nel libro medievale La leggenda aurea. Chelidonia è morta a 112 anni, in perfetta lucidità sino a poco prima della scomparsa. 112 anni sono non pochi, ma Gina può viverne di più (ieri da uno studioso incontrato a Brusino Arsizio ho saputo che un tale dalla enigmatica storia sarebbe ancora vivo a 116 anni). 112 è anche un numero speciale, legato al periodo di passaggi ravvicinati fra Terra e Marte prima del diluvio, secondo il nuovo paradigma astronomico di chi scrive. Secondo una tradizione, Enoch incontrò Noè esattamente 112 anni prima del Diluvio, per informarlo di cosa sarebbe successo e come costruire l’arca.
Nel libro Gina appare in una fotografia con la zia Chelidonia e il nipotino Dimitri. Gina ha avuto una educazione severa, “anche troppo”. Le era vietato indossare pantaloni e andare al cinema (ma due sorelle che erano maschere al cinema la aiutarono a superare il divieto). Non ricorda di aver mai avuto giocattoli in dono.
Non c’erano musicisti in famiglia, ma artisti in altri campi: uno zio era pittore in Vaticano, un altro, Pietro, era poeta oltre che responsabile di vasti possedimenti terrieri. Gina da piccola cantava, con voce naturale di soprano, incantevoli arie di opera, forse ascoltate alla radio. Dice: cantavo come un angelo… avevo troppi talenti per una sola persona, ero viziata… ho abbandonato perché non potevo fare tre carriere nello stesso tempo. Il suo passaggio al cinema abbandonando la pittura è così motivato: ero preoccupata perché a quel tempo l’arte astratta stava invadendo tutto… non la sentivo… avrei preferito morire di fame.
Aggiunge poi, riferendosi alle sue varie esperienze artistiche: sono molto curiosa, avida di esperienze. Su De Sica, che l’ha introdotta al cinema come primadonna, dice: mi disse, quello che senti per l’arte, dallo al cinema. E lo ricorda con gratitudine: era una persona molto sensibile… tutto quello che ho appreso sul cinema, lo devo a lui. Aggiungo che De Sica aveva anche grandi interessi musicali, come appare in una biografia di Bruno Bettinelli, curata dalla moglie Silvia Bianchera. Bettinelli e De Sica si incontrarono casualmente su un autobus diretto ad un paese di montagna in Liguria. Si scambiarono parole ed iniziarono un dialogo su temi musicali in tutti i giorni in cui furono in quel paese. De Sica propose a Bettinelli di scrivergli la colonna musicale di suoi film, proposta che il compositore non accettò, forse poi pentendosi…
Nel libro parla dei drammatici giorni sotto le bombe fra Subiaco e Firenze. A Subiaco abitava in un vecchio albergo, distrutto da una bomba poco dopo che lei se ne era allontanata per insistenza della madre. Per raggiungere Firenze ci volevano dodici giorni, con il rischio di essere catturati dai tedeschi, oltre che di morire sotto una bomba. Avevano preso la strada passante da Todi. A Todi lei, pittrice e disegnatrice, volle fare lo schizzo di un ponte, che vide esplodere sotto i suoi occhi. La famiglia aveva trovato rifugio in grandi botti di una casa abbandonata (è noto che il filosofo Diogene viveva in una botte, e quando qualcuno gliela distrusse, le autorità gliene diedero un’altra; come toilette usava la pubblica piazza…). Ma furono fatti sgomberare da soldati americani per pericolo mina. A Todi rinunciarono a proseguire per Firenze, deviando per Roma. Qui fecero per un certo tempo la vita degli sfollati; andava con il bus a prendere la minestra offerta agli sfollati.
Nel libro Gina non parla dell’uomo che è stato suo marito per alcuni anni, ma ci sono riferimenti al figlio ed al nipote già citato. Alcune frasi riguardano la sua vita sentimentale e di donna di intramontabile bellezza: quale è il suo bilancio amoroso? Assomiglia all’amore, meraviglioso e doloroso. Vivere sola è una scelta o una sofferenza? Una scelta. Anni dopo la pubblicazione del libro, i media hanno parlato di un problema con il figlio, che qui ometto. Anche di altri problemi, dolorosi…
In merito alla sua straordinaria bellezza che si è conservata fino ai novant’anni (uno degli intervistati in questo libro l’ha incontrata a casa del principe Carlo Massimo nel marzo 2014, giudicandola bella come una ventenne!) commenta: se non appassisco troppo in fretta è perché vivo in modo sano, senza alcol né tabacco, senza droga e senza carne… importante è invecchiare con giovinezza.
Nel libro solo cenni alla sua vita sentimentale: sono una donna che professionalmente ha avuto tutto e sentimentalmente niente. Un destino che accetto con umiltà. Con riferimento a incontri sentimentali nel suo passato, dice: non tutti i miei incontri sono casti e innocenti, ma sono fatti miei… Ricorda due incontri con uomini importanti. Uno con Howard Hughes, il costruttore di aerei e padrone di studi a Hollywood. Furono entrambi fortemente innamorati e vissero due mesi e mezzo di intensa relazione. Hughes, uomo ricchissimo, era stupito che a lei non interessassero i soldi. Il secondo fu una relazione con il ministro della difesa siriano, generale Mustafà Tlass. Da sempre suo ammiratore, il generale quasi svenne per l’emozione, quando lei andò a trovarlo con una delegazione della società Agusta, costruttrice degli elicotteri forse migliori al mondo. Società ora chiusa per intrighi collegati ad un grosso contratto con l’India… Gina dice che fu la sua conoscenza di Tlass ad evitare che italiani fossero uccisi come reazione agli eventi nei campi palestinesi di Sabra e Chatila: Tlass le aveva promesso che non sarebbero stati attaccati. Gina nota di aver sempre avuto successo con gli arabi, non sa per quale motivo. Potrei qui tentare una risposta: la straordinaria bellezza del suo viso e dei suoi occhi, il cui colore, se non verde, ha sfumature di verde, e questo è un colore specialmente apprezzato nel mondo fra Egitto e India. Regina di Saba, bellissima fra le bellissime, quale era il colore dei tuoi occhi, quando incontrasti Salomone? Il colore che ora hanno gli occhi di Gina, novella Regina di Saba?
Passo ad alcune note sulle sue attività artistiche, canto, fotografia e scultura. Con riferimento al canto, Gina dichiara: non ho continuato nel canto perché mancavano i soldi per le lezioni… e ora forse ho troppi soldi. Va detto che aveva avuto lusinghieri giudizi ed inviti a continuare. Nel 1955 André Cayatte scrisse: Ho sentito cantare Gina a Montecarlo per la Croce Rossa. Ha un autentico talento da cantante. Ignoro se esistano registrazioni di Gina che canta in concerti. Gina era amica di Maria Callas, che definisce una donna semplice, al di fuori delle scene. La accompagnò sullo yacht di Onassis, nel libro appaiono entrambe in una foto. La Callas apprezzava la sua voce e cercò di persuaderla a continuare a cantare.
Se scriverò un secondo libretto d’opera, ne conosco già il titolo ed il contenuto, dico solo il titolo: Gina e Maria, non tutte le divine vivono a lungo.
Sul periodo di attrice solo qualche cenno, in quanto è tema molto vasto e porterebbe lontano da questo libro. Ricordiamo il giudizio di Gian Luigi Rondi: ha saputo coniugare il binomio bella e brava, al cinema difficile da realizzarsi… è stato coniato per lei il termine di ultima diva… termine che era giusto e resta valido… mai tipo fatale di donna, tale da mettere in allarme le mogli… dotata di bellezza liscia e perfetta, in cui nessuno poteva facilmente riconoscersi, senza quindi possibilità di invidia. Nel 2007 Lello Bersani la definisce: forse la più grande bellezza che il nostro cinema abbia mai avuto, come viso e come corpo… ma non in senso erotico, perché in fondo è sempre stata molto castigata… Eppure Gina fu processata per aver mostrato un pezzo di coscia nel film Le bambole, ed ora, dice, adesso ti riprendono prima l’utero degli occhi. Dice poi: fare cinema non è stata una strada facile per una donna che non ama compromessi… avere successo è quasi una chimera… ma a me non piace ciò che è facile. Chiudiamo con l’affermazione: mio rimpianto più acuto è per il furto del mio film sulla vita di Orson Wells, rubato in un albergo di Parigi.
Trascurando qui il suo interesse per la pittura, Gina ebbe importanti passioni artistiche prima per la fotografia, poi la scultura. Quale la prossima, la letteratura? Avrebbe molto da dire, dato che potrebbe essere in vita e attiva e in ottime condizioni oltre l’età raggiunta dalla zia Chelidonia. Gina, devi scrivere la tua autobiografia!
Gina è stata fotografa di grande sensibilità artistica quando la fotografia non era ancora digitale e richiedeva grande esperienza, permettendo effetti speciali. Dichiara ora morta l’arte della fotografia, affermazione condivisa da altri. Per una ventina di anni ha girato il mondo spesso da sola e con preferenza per i paesi tropicali (Filippine, India, Panama, Guatemala, Salvador…). Si è dedicata a riprendere bambini, poveri, situazioni umane di sofferenza.
Ha iniziato la sua attività di fotografa lavorando per Italia Mia e scoprendo il valore del ritratto. Dice: al contrario di Marylin che amava essere osservata, io mi sentivo scomoda, preferivo guardare invece di essere guardata. E così giudica il valore della fotografia: fotografare è scoprire il mondo e sé stessi, è filtrare la realtà attraverso i propri sentimenti, con creatività e un po’ di fantasia.
Ha pubblicato cinque libri di fotografie, nessuno dei quali ho trovato in librerie italiane o via IBS. Particolarmente importante per lei è The wonder of innocence, foto di bambini e animali. Il libro ha l’introduzione di Madre Teresa, che Gina incontrò in India. Dell’India ha un ricordo indimenticabile. Profonda è l’impressione che io stesso ho avuto dell’India, ultimo della sessantina di paesi dove sono stato, e ultimo dove ho attivato una collaborazione matematica. Grazie, Sonya Lalwani di Jaipur, per la traduzione in Hindi e in Sanscrito di due articoli miei su Toscanini e la Olivero. In India Gina ha realizzato un documentario su Indira Gandhi.
Ha fotografato anche bambini aborigeni delle Filippine, della tribù dei Tasaday, sopravvissuti nelle foreste. Nelle Filippine ebbe problemi per le critiche che aveva rivolto a Imelda Marcos.
Il libro di foto Italia mia, dedicato alle bellezze del Bel Paese (nome del dimenticato ma meraviglioso libro del grande abate e scienziato Antonio Stoppani, su cui ho proposto un convegno al CAI di Milano, sarà mai realizzato?), vendette 300.000 copie, un record per il mercato librario italiano. Ebbe il premio Nader del 1973 per il miglior libro dell’anno.
Ultima sinora e molto importante per lei l’attività di scultrice. Manzù le aveva chiesto di posare, e due statue furono il risultato, una collocata nel suo giardino. Gina osservò con attenzione come Manzù lavorava, memorizzandone la tecnica. La sua prima scultura fu una testina del figlio, che Manzù apprezzò. Poi Gina lavorò intensamente per 14 anni a Pietrasanta come un’artigiana, usando sagomatrice a carta smerigliata, coperta di polvere di bronzo e marmo. Non mostrò le sue sculture a nessuno finché non fu sicura di essere pronta. Tecnicamente, Gina creava la scultura prima in creta, poi in gesso, quindi un laboratorio speciale di Pietrasanta ne produceva la versione finale in bronzo o in marmo.
Fra le sue opere una statua del tenore Bocelli, finita nel 2008. Una di Marylin Monroe, di cui era molto amica. Gina dice: le ho voluto molto bene… non era assolutamente sicura di sé, a Hollywood l’ho vista piangere… un contrasto terribile tra il suo sex appeal e la sua fragilità… volevo mostrare questa fragilità nell’espressione. E credo che non sia male. È la scultura più semplice che abbia fatto.
Guardando il libro Vissi d’arte mi hanno affascinato tutte le sculture, le giudico al livello di quelle dei grandi scultori della nostra storia. Sculture di plastica bellezza, dove un implicito erotismo è arricchito e sublimato da una forte spiritualità.
Alcune sculture sono in bronzo, altre in marmo bianco delle Apuane (ora principalmente esportato verso i ricchi paesi arabi), altre sono colorate, e fra i colori dominano l’oro, il verde pistacchio, il rosso solo nella statua di Esmeralda. Elenco fra queste sculture solo alcune, molte sono ispirate da personaggi nei film di Gina:
– Paolina Borghese, da Venere imperiale
– La bersagliera e l’asinello, da Pane, amore e fantasia
– Lina Cavalieri, da La donna più bella del mondo, dove l’apparente corpo nudo è forse coperto da una estesa calzamaglia, come avvenne con i soprani Francesca Patanè nella Salomè, o Mafalda Favero nella Thaïs
– La Regina di Saba, da Salomone e la Regina di Saba, bellissima principessa dal corpo verde pistacchio, bacino e gambe coperte da una lunga gonna con riflessi verdi e oro… tre braccialetti in oro, ricordo della Trimurti?, copricapo in oro dalla simbologia complessa, reggiseno dorato di un modello nuovo che forse sfonderebbe sul mercato… Gina, lo hai brevettato?
– Venere, da La donna più bella del mondo, in colore oro e un verde azzurro, corpo sempre snello e perfetto, lunghe gambe. Venere, nata dalle spume del mare come Afrodite, è in realtà la Luna, o anche Iside, apparsa nel cielo dopo la fine dell’evento che terminò l’ultima glaciazione e la civiltà di Atlantide… ma di questo scrivo altrove.
– Il mondo per i bambini, bozzetto di statua monumentale realizzata per l’UNICEF. Appaiono due bambini e la madre, dallo sguardo alquanto triste.
– Gina e la rosa, busto dove domina ancora il dorato, salvo la rosa rossa con le foglie verdi. E… verde appare il colore degli occhi, verde che ho ritrovato negli occhi di soprani in percentuale credo molto maggiore che nella popolazione femminile generale.
– Marylin Monroe, sdraiata su un sofà di antico stile, su una coperta in colore misto verde e turchino, nessun oro, vestita solo di aria salvo un lembo della coperta opportunamente disposto. Capelli color argenteo, occhi castani chiari…. il viso a me sembra più quello di Gina che quello di Marylin.
E medaglioni in oro di Papa Giovanni Paolo II e di Madre Teresa.
Gina ha promesso di mandarmi una copia di quello di Madre Teresa…
Che molte sculture siano colorate, fatto raro in occidente, fa pensare che Gina sia stata influenzata dall’ India che l’ha affascinata, dove le sculture sono spesso colorate e le divinità devono sempre mostrare una età di 16 anni, età culmine della bellezza e giovinezza, 16 numero dei mesi lunari per un duemilacinquecento anni dopo che la Luna fu catturata da un pianeta di passaggio… nello scenario astronomico di chi scrive, che su di questo spera di scrivere il suo Opus Magnum…
Nel libro compaiono alcuni disegni di grande bellezza e potenza. Fra questi un Giovanni Paolo II che porta una croce, del 2005, la madre di Gina nel 1988, un Fidel Castro del 1974, vari autoritratti, un nudo che mi ricorda quelli dell’ Appiani, di cui uno fu donato dell’ avvocato Antonino Verdirame, amico e mecenate di tanti pittori divenuti famosi, a mio padre per il suo matrimonio.
Fra i disegni di Gina anche quelli usati per francobolli, in particolare una Madre Teresa in un francobollo di San Marino. Gina stessa appare in quattro francobolli di San Marino del 2007.
Nel luglio del 2016 i miei contatti telefonici si interruppero, il numero di telefono che usavo divenne inattivo. Dopo oltre un anno, provai con il numero di fax… risentendo la sua voce.
Queste righe sono state riviste nel febbraio 2018. Gina ha di nuovo attraversato l’oceano, recandosi a Hollywood per l’inaugurazione sulla Hall of Fame della stella numero 2628 nel famoso boulevard, a lei dedicata.
Quando ti incontrerò, Gina? Solo in un’altra vita?
Non seguono immagini di Gina, disponibili a migliaia in internet… Gina è apparsa tre volte nei miei sogni, ma la tecnologia è ancora incapace di un download delle immagini dei sogni… di solito effimere e non conservate nella memoria a lungo termine, ma eccezioni esistono, e sono all’origine di un possibile: Gina e Maria, non tutte le divine vivono a lungo.
Quanto sopra appare nel mio secondo libro Non solo Malibran, editore WriteUp, dedicato a 112 incontri nel mondo della lirica, apparso nel 2018. Una copia del libro fu portata a Gina nella sua villa romana in via Appia antica dal mio editore Francesca Pagano e dalla mia traduttrice in russo Elena Vitali. In tale incontro Gina donò per me uno dei suoi ritratti firmati di Madre Teresa, di straordinaria potenza espressiva, ora nella mia casa vicino a Milano. L’anno successivo Gina venne alla presentazione del libro ad Arezzo, organizzata dalla pianista Rita Cucè, nota per aver diretto a Kabul la sezione pianistica del conservatorio. Gina arrivò per l’evento alla sera in Mercedes nera tornando poi subito a Roma, e fu il mio primo e unico incontro personale con lei.
Ho continuato a sentire Gina al telefono sino a qualche tempo prima della sua scomparsa, quando il numero telefonico che usavo è stato disattivato. In tale periodo il mio libretto d’opera La Tunguska misteriosa era stato modificato con l’aggiunta di due recitativi dove appare una tale Gina che sopravvive alle bombe della seconda guerra mondiale e racconta di sé stessa, partendo dal Vissi d’arte. Gina sarebbe stata disponibile a recitare lei stessa tale parte… mi disse anche che la sua autobiografia era pronta ma che aveva problemi con gli editori… e spesso appariva in televisione, anche se in programmi dedicati più a questioni giudiziarie che a quelle più profonde in cui era stata grande.
Gina ha lasciato questo mondo nel gennaio 2023, non raggiunti i 112 anni della zia Chelidonia, ma 95 anni, vissuti intensamente, molte rose ma anche spine.
Emilio Spedicato è nato a Milano il 15 aprile 1945. Di origini salentine (padre e nonno erano di Monteroni), si è laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, ha svolto per sette anni ricerca presso il Centro di Calcolo del CISE – Centro Informazioni Studi ed Esperienze, nel 1976 ha cominciato ad insegnare all’Università degli Studi di Bergamo, dove è stato professore ordinario di ricerca operativa fino al pensionamento, avvenuto nel 2015. Ha svolto la sua intensa attività di ricerca anche all’estero, presso le prestigiose Università di Stanford (Stati Uniti), di Wuerzburg (Germania), di Essex e di Hertfordshire (Inghilterra), ed ha attivato ampi contatti con ricercatori dell’Europa dell’Est, della Cina e dell’Iran. È stato il primo straniero ad ottenere in Cina un dottorato in matematica computazionale.
Conoscitore di varie lingue, ha all’attivo più di 600 pubblicazioni, e le materie trattate non sono solo la matematica: egli è un appassionato studioso di geografia fisica e antropologica, di storia antica e di testi sacri, nonché un amante della musica e dell’opera lirica (è anche pianista dilettante).
Noto soprattutto per i suoi contributi all’algebra lineare numerica, nel cui ambito ha definito un metodo generale per risolvere il decimo problema di Hilbert lineare (non risolubile nel caso generale, leggi qui); ha anche analizzato le catastrofi descritte nei testi antichi (in particolare quelle di Deucalione-Fetonte, proponendo una spiegazione del biblico passaggio del Mar Rosso da parte di Mosè; di Atlantide e la prima della quattro catastrofi dei Maya); ha condotto uno studio matematico sull’inquinamento prodotto dalle auto e l’ottimizzazione dei consumi dei motori auto Fiat e Alfa Romeo; ha proposto una teoria per l’origine della Luna; è stato il primo a tradurre dal latino Cosmographia, l’opera del V secolo di Aethicus Ister; ha affrontato i problemi di identificazione di luoghi citati nei testi antichi (come Eden, Ofir, itinerario di Gilgamesh, Atlantide); ha trattato numerose questioni musicologiche relative ad Andrea Luchesi, Luciano Chailly, W. Amadeus Mozart, Arturo Toscanini, Magda Olivero e Cloe Elmo, e raccontato i suoi 108 incontri con musicisti e cantanti (come i volumi “Abbiamo amato Puccini” e “Non solo Malibran” ). Ha anche scritto un libro sulle memorie di famiglia, con nuove informazioni su Alessandro Manzoni e descrizione del salvataggio, da parte del prozio, don Antonio Regondi, di molti ebrei e di altre persone durante la Seconda Guerra mondiale.
Ulteriori informazioni sono rinvenibili sul sito www.emiliospedicato.it
Per chi volesse leggerli, la nostra rivista, ad oggi, ha ospitato questi suoi contributi:
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