GIASONE E MEDEA – AMORE, ASTUZIA E CRUDELTÀ

di Pompeo Maritati

Medea è una delle figure più note e controverse della mitologia, narrata in numerose versioni e varianti del mito. Il suo nome significa “astuzie” ed è infatti dedita all’inganno e alle arti magiche, spesso con risvolti macabri e sanguinari.

Medea contribuisce alla spedizione degli argonauti dopo essersi innamorata, per intervento di Eros, del giovane comandante Giasone. Ha un ruolo chiave nel furto del vello d’oro (il manto d’Ariete in grado di sanare ogni ferita). Per portare a termine l’impresa incanta il drago posto a guardia del vello.

Quando il padre re Eete cerca di fermarne la fuga Medea non esita a uccidere il fratellastro Apsirto gettandone in mare il corpo smembrato. Le Galere di Eete, impegnate a recuperarne i resti, non possono così raggiungere gli Argonauti in fuga.

Medea è simbolo di un’altra orribile colpa. Giasone non tiene infatto fede alla promessa di matrimonio accettando in sposa Glauce, figlia del re di Corinto, così da averne la successione al trono.

Dopo l’iniziale disperazione Medea finge la riconciliazione e dona alla sposa un mantello nuziale intriso di veleno. Indossandolo la ragazza muore tra atroci dolori. Non paga della sua vendetta Medea arriva ad uccidere i propri figli per privare Giasone della sua discendenza. 

Secondo una diversa versione il figlicidio rappresenta invece il sacrificio a Diana per ottenerne il perdono.

Nelle Metamorfosi di Ovidio vi è la conclusiva trasformazione di Medea in una strega che le consente di non soffrire dei sensi di colpa derivanti dalle sue atroci gesta.

Gustave Moreau – “Medea e Giasone” (1865) Olio su tela 204 × 121,5 cm – Parigi, Musée d’Orsay.