Gerbrand Bakker, Quelli che restano, Iperborea 2024, pag. 320, traduzione dal nederlandese di Elisabetta Svaluto Moreolo
di Marisa Cecchetti
Il 27 marzo 1977, all’aeroporto di Los Rodeos di Tenerife nelle Canarie, due aerei entrano in rotta di collisione sulla pista di decollo, segue un incendio causato dal kerosene: i passeggeri olandesi del Boeing 747 Reno muoiono tutti; del Boeing 747 della Pan Am, Clipper Victor, rimangono pochi superstiti. L’incidente più grave nella storia del trasporto aereo. Molti corpi, o ciò che resta di loro, benché non identificati, sono raccolti in sacrari con lapidi che riportano comunque i loro nomi. Ad Amsterdam, nel cimitero di Westgaarde c’è quella dei passeggeri olandesi.
Parte centrale e fulcro del romanzo di Bakker questa tragedia, che coinvolge tre persone, Simon, sua madre Anja, il nonno paterno Jean: in quell’incidente è scomparso Cornelis, marito di Anja, che allora era incinta di pochi mesi; barbiere che lavorava a fianco del padre, era partito all’improvviso e di nascosto per le Canarie. Per quale ragione? Perché il suo nome non compare neppure tra le vittime non identificate?
Bakker ci porta per le strade e lungo i canali della città, nel quotidiano dei suoi personaggi; Simon, orfano del padre mai conosciuto, gestisce Chez Jean, il negozio di barbiere del nonno, uomo ancora in forma e lucido, ospite di una casa per anziani. Simon ha personalizzato il negozio, riceve su appuntamenti, si lascia il tempo per andare a nuotare. Anja segue un gruppo di adolescenti con problemi cognitivi, alcuni ospiti di un istituto, che fa sguazzare in una piscina riscaldata sotto i suoi occhi vigili.
Un ritmo pacato, quello della narrazione, dove i giorni sembrano susseguirsi silenziosi e uguali: Simon ascolta i clienti, viene a conoscere la loro vita quasi come un confessore, risponde a monosillabi. Abituato ai suoi moduli ripetitivi, si è adattato a non cercare altro: “tagliare e radere, mangiare e bere, nuotare. Padre morto, sconosciuto, madre leggermente isterica. Mai avuto un compagno fisso”. Gli è stato chiesto dalla madre di aiutarla il sabato a gestire i ragazzi in piscina, perché la sua collega Henny è andata alle Canarie con l’innamorato e non ha detto quando farà ritorno. Così Simon conosce le creature originali, fuori dalle regole, di cui Anja è responsabile: tra questi un adolescente con deficit intellettivo, Igor, bellissimo, di una bellezza sprecata, secondo Simon, per lui fonte di turbamento, di qualche rossore, di un po’ di vergogna.
La vita entra nel negozio del barbiere, può essere un amico che si fa aggiustare la barba prima di partire con la fidanzata per le Maldive, può essere l’uomo dai capelli rossi. Può essere uno scrittore famoso che chiede di rimanere a guardare Simon che lavora, perché ne ha bisogno per il libro che sta scrivendo, che parlerà anche del disastro di Tenerife.
In parallelo, quindi, senza un incontro, un viaggio, un volo verso Tenerife, ma con una costruzione originale, scopriamo la storia di Cornelis nel suo sviluppo negli anni, come un romanzo nel romanzo: un personaggio che sorprende, che suscita domande. Scopriamo la curiosità e la crescente ricerca di Simon per avere chiarezza sull’incidente di Tenerife, mentre a ogni comparsa in negozio lo scrittore annuncia altri capitoli del suo romanzo che si avvicina alla fine. Ogni rivelazione a questo punto toglierebbe la bellezza della scoperta.
Romanzo attraversato da una costante sensazione di solitudine, di isolamento, dal bisogno di contatti umani, dove il richiamo della fisicità è forte ma non basta a placare il vuoto esistenziale e il bisogno d’amore. Che sceglie di non dire troppo e si ferma sempre sul limen, sulla soglia, lasciando che il lettore immagini ciò che seguirà. Che preferisce una o due righe bianche all’uso di tante parole.
Marisa Cecchetti