Gabriele Spedicato: l’uomo e la materia. Un discorso storico-artistico di Antonella Buttazzo
Si è inaugurata il 17 dicembre, presso la ex Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce, la mostra in memoria di Gabriele Spedicato (San Cesario di Lecce, 1953-Lecce, 2021), intitolata ”Grammatica della materia”.
Biografia
Dopo una formazione giovanile avvenuta a San Cesario di Lecce, presso rinomate maestranze, quali Nino Cappello e Carmelo Leo, Gabriele Spedicato consegue, nel 1971, il diploma di maestro dell’arte dei metalli presso l’Istituto d’arte G. Pellegrino di Lecce, che lo condurrà a insegnare per oltre quarant’anni, negli Istituti d’Arte (Castellamonte, Saluzzo, Grottaglie, Lecce, Galatina, Parabita e Poggiardo).
L’attività formativa fu parallelamente accompagnata dalla ricerca e sperimentazione artistica, che lo portò a utilizzare una variegata scelta di materiali (metalli, legno, pietra), i quali ne definiranno successivamente la propria cifra stilistica. Dedita questa, alla scomposizione e all’indagine della forma sottomessa alla capacità mutevole della materia, anche sottoposta all’ all’aspetto cromatico e alla visione interpretativa e personale dell’artista.
Questo costante senso di innovazione perenne gli permise di farsi conoscere attraverso la progettazione e la realizzazione della chiave votiva in argento della città di San cesareo per il suo santo patrono, opera di pregevole valore artistico e devozionale, oggi conservata presso la sede comunale.
La mostra in ricordo di Gabriele Spedicato
Ricordare un artista contemporaneo precocemente scomparso risulta sempre molto difficile.
Non parlo di memoria storico-artistica al momento, ma di affetto.
In particolare, mi rivolgo a chi ha avuto la fortuna di poter “toccare con mano” la genesi e la realizzazione di una o più opere.
E in questo frangente, scrivendo di Gabriele Spedicato, il mio pensiero abbraccia la moglie Anna Maria e il figlio Mattia, i quali, ribadisco, hanno potuto assistere alla nascita della Bellezza per mano di un artista.
Ogni artista, a parer mio, possiede l’arte bellezza.
Una propria bellezza.
Un qualcosa di intrinseco che va al di là dell’esteriorità, del canone celebrato dagli artisti del Rinascimento, un qualcosa che rompe gli schemi degli ideali stessi di Bellezza. E Gabriele possedeva la bellezza dell’arte dello scomporre la materia nella sua forma primordiale, elementale ed elementare.
Ecco, credo che Anna Maria e Mattia abbiano avuto il privilegio di veder fiorire il seme dell’arte custodito non nel cuore, ma nelle mani e nello spirito di Gabriele.
Ricordarlo quindi, in questa mostra significa proprio questo: condividere con il pubblico, l’artista-uomo come dispensatore di Bellezza, creatura di una sua natura artistica, la quale si dispiega nelle opere qui esposte.
Commento critico
Parlare di arte non è mai semplice.
In essa si dischiudono i più ampi significati del suo termine, che non includono solo spazi aleatori o circoscritti in maniera astratta, ma rispondono e corrispondono a leggi tecniche definite, ricercate e ben assestate in un determinato contesto. Contemporaneo e locale in tale circostanza.
Vedete, parlando per esperienza, molto spesso, quando si tratta di un artista locale, inizialmente gli viene relegato un posto un po’ più defilato poiché subisce (ingiustamente) il paragone con i grandi nomi dei manuali.
Dal canto mio invece, è giusto partire proprio dal luogo in cui si vive a dare la giusta importanza a tutti quegli artisti che contribuiscono e hanno contribuito in maniera prorompente con la loro esperienza artistica. Tra questi figura anche Gabriele Spedicato.
Le opere esposte: un pensiero commentato
Le opere esposte in ”Grammatica della materia” rappresentano la summa tra arte e tecnica.
Due termini apparentemente simili ma talmente distanti, che in quest’occasione, convergono nei lavori di Gabriele Spedicato in maniera eccellente. Atte a dimostrare, ancora una volta, come entrambe possano coesistere in equilibrio perfetto donando quel gusto sublime e ricercato all’intero operato.
E Gabriele Spedicato, con i suoi lavori, si è distinto proprio in quella scomposizione equilibrata della forma e della materia, assemblata in un’infinità di nuovi linguaggi ed esperienze sperimentali. Come ci dimostrano i lavori in ferro e acrilico.
Anche la scelta di fondere e coniugare materiali diversi, per consistenza, colore e duttilità, è il risultato concreto di una ricerca costante dedita al dialogo perfetto tra arte e tecnica.
Ancora, attraverso le varie figure in rame sbalzato, viene risaltata la capacità di quest’artista di maneggiare ogni tipo di metallo, come un alchimista intento alla ricerca della sua pietra filosofale e chissà, se Gabriele, tra una sperimentazione e l’altra non abbia trovato la sua.
Credo proprio di sì, stando ai risultati esposti all’ex Distilleria De Giorgi.