Francesco Lala e l’esperienza de “Il campo” nel ricordo di Nicola Carducci
di Paolo Vincenti
Definito “Formicone” dal grande meridionalista Tommaso Fiore nella sua opera “Formiconi di Puglia” (Lacaita 1963) e “Il Formicone di Via Palmieri” dal suo amico Luciano De Rosa in un articolo apparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno” il 9 ottobre 1979, Francesco Lala è il protagonista dell’ultimo libro di Nicola Carducci, che ha mutuato la definizione di De Rosa per il titolo del suo volume: “Francesco Lala il Formicone di Via Palmieri”, con sottotitolo “Società e cultura nella Lecce del ‘900”, edito da Sigillo (2006).
Ma andiamo con ordine. L’autore del libro, Nicola Carducci, crediamo non abbia bisogno di presentazioni: lo conosciamo tutti, studioso sensibile, preciso e attento, navigatore di lungo corso nel mare magnum della cultura letteraria salentino, che ha percorso in tutte le sue latitudini e longitudini, un “mostro sacro”, insomma, per tutti noi; fra le sue ultime pubblicazioni, basti ricordare “Vittorio Pagano, l’intellettuale e il poeta” (2004) e “Scrittori salentini tra coscienza del passato e letteratura” (2005). Francesco Lala, intellettuale leccese a cui il Carducci ha voluto tributare questo omaggio, è stato uno dei protagonisti più attivi della vita culturale della città-capoluogo nella seconda metà del Novecento.
Lala ha attraversato mezzo secolo di esperienza letteraria salentina, a partire già da “Letteratura italiana del Novecento”, un’opera del 1940, in cui egli offriva uno spaccato della cultura salentina e nazionale dell’epoca, con un atteggiamento mentale libero da ogni dogma e preconcetto. Aveva studiato a Roma, dove era stato allievo di Natalino Spegno, e nella Capitale aveva cominciato la sua carriera giornalistica. Ritornato a Lecce, dove era convolato a nozze nel 1947, insieme agli amici Luciano De Rosa e Vittorio Pagano, aveva condiviso l’esperienza “forzosamente compromissoria”, come la definisce Carducci, di “Vedetta Mediterranea” di Ernesto Alvino. Proprio dalle pagine di “Vedetta Mediterranea”, Lala ingaggiò una nota polemica letteraria con l’amico Oreste Macrì tra l’ermetismo, che Macrì aveva abbracciato con fede, ed il neorealismo e meridionalismo, professati invece da Lala, assolutamente convinto della necessaria aderenza sociale e civile della letteratura.
Sulla terza pagina di “Vedetta Mediterranea”, Lala aveva pubblicato numerosi profili critici. Dal giornale di Alvino, De Rosa e Pagano confluirono in “Libera Voce”, mentre Lala, poi seguito da De Rosa, in “L’esperienza Poetica” di Vittorio Bodini. Ecco, un capitolo importante della vita di Francesco Lala: la sua amicizia con Bodini, alla quale Carducci dedica il ParagrafoV del suo libro, “Una lunga fedeltà”. Lala, De Rosa e Giacinto Spagnoletti furono i primi a scrivere dell’autore de “La luna dei Borboni”. Lala pubblicò “Testi di Bodini dalla formazione a Metamor”, 1914-1979 (Arti grafiche, 1982), “Bodini tra biografia e memoria” 1914-1944 (in “Sudpuglia” n 4, 1986), “Gli anni ruggenti di Bodini” (in “Sallentum”, gennaio-dicembre 1986), “Bodini tra giovinezza e maturità” 1950-1962 (in “Studi Salentini”, fasc.LXIII-LXIV, 1986-1987), “Testimonianze e figure della letteratura salentina” (Conversazione nell’estate 1993 presso Associazione “Lecce nostra”).
Nel 1955, Lala fondò la rivista “Il Campo”, insieme a Nicola Carducci e Giovanni Bernardini, rivista letteraria in cui vennero pubblicati interventi dei più svariati intellettuali salentini e non solo, da Pagano e De Rosa ad Aldo Vallone, da Lino Paolo Soppressa a Michele Tondo, da Tommaso Fiore agli stessi Carducci e Lala, e ancora Vasco Pratolini, Alfonso Gatto, Aldo De Jaco, Nino Palumbo. L’esperienza de “Il Campo”, occupa le pagine più importanti del volume di Nicola Carducci, che ne fu fondatore insieme all’amico perduto.Occupandosi degli “Interventi lungo il decennio de ‘Il Campo’: 1955-1964”, Carducci traccia un esaustivo profilo di questa rivista che voleva essere, nelle intenzioni dei suoi proponenti, ambiziosamente nuova, nel panorama dell’editoria salentina dell’epoca, ponendosi subito in parallelo con “L’Albero”, di Girolamo Comi, partendo però da posizioni molto diverse: filosofiche, religiose e, in un certo senso, aristocratiche, quelle de “L’Albero”, più liberali, realistiche e militanti, quelle de “Il Campo”. Come spiega lo stesso Carducci, questa rivista trovava la propria ragion d’essere nella tradizione illuminista, attraverso il genere dell’inchiesta sociologica, del realismo narrativo e della critica militante. Lala nei suoi densi saggi critici, impeccabili ed interessantissimi, si occupava di tutti i fermenti letterari che viveva l’ Italia in quegli anni, toccando temi e autori dai più grandi e conosciuti, come D’Annunzio, Saba, Verga, Ungaretti, Montale, ai minori e meno conosciuti, quando la sua “aurea curiositas”, come viene definita, accompagnata ad una generosa disponibilità nei confronti del nuovo, lo portava a scoprire autori come il calabrese Dante Maffia o l’anziano poeta dialettale cegliese Piero Gatti. Questi sono solo alcuni nomi fra i tantissimi che Lala incontrò nella sua sterminata produzione critica e letteraria. Citare tutte le sue opere e i suoi contributi sparsi su riviste e giornali, sarebbe impresa ardua e pedantesca. Il II Paragrafo del libro in parola è incentrato “Su ‘Poeti italiani della Ricostruzione’ ” e il III Paragrafo su “Alcuni scritti extra-vagantes”, vale a dire quei contributi sparsi che sono croce e delizia per tutti gli studiosi che ricercano la completezza nella bibliografia di un autore.
Nel 1961, Lala pubblicò l’antologia scolastica “Poeti italiani del Novecento” e collaborò con molte riviste, come “Il Baretti”, “Ausonia”, “Contributi”, “Sallentum”, “La Zagaglia”, “Sud Puglia”, “Apulia”,”Studi Salentini” ecc. Nel 1964, pubblicò “Scrittori italiani contemporanei” e “Note sulla poesia italiana del Novecento”. In Francesco Lala, il critico letterario e il promotore culturale convivevano con l’educatore: fu, infatti, insegnante di materie letterarie per quarant’anni, nelle scuole superiori, dapprima al Liceo Classico Palmieri e poi all’Istituto Tecnico Commerciale Costa, quindi al Magistrale Siciliani e, infine, al Liceo Scientifico Banzi e al Liceo Classico Virgilio. All’attività di docente affiancò, per alcuni anni, anche quella sindacale. Nel 1979, pubblicò “Momenti della letteratura italiana contemporanea”, “Letture salentine” e “Un’antologia di poeti meridionali”; nel 1982, “Due aspetti culturali pugliesi” e “La stampa periodica nel Salento (1864-1982)”. Nel libro, vi è poi una “Nota Bio-Bibliografica” del “Formicone” Lala, tracciata da Donatella Lala. Dopo l’ “Indice dei nomi”, preziosissima ci appare, anche per il corredo fotografico, l’ “Appendice”, in cui vengono riportate tre diverse copertine de “Il Campo”; sono inoltre riprodotte copertine di molti libri di Lala, alcune lettere autografe allo studioso leccese di Salvatore Quasimodo e Tommaso Fiore, la Presentazione della rivista “Il Campo”, fatta da Lala sul primo numero del 1955, “Bodini, L’Esperienza poetica e L’ ‘Onesta Arcadia’ ” , un suo articolo sempre tratto da quel numero della rivista leccese; viene integralmente riportato il suo saggio del 1986 “Gli anni ruggenti di Bodini”, la Prefazione a “Poeti italiani del ‘900” (1961) e il lungo saggio “Aspetti dell’Egocentrismo crepuscolare e simbolista del Primo Novecento”, tratto da “Momenti della Letteratura Italiana contemporanea” del 1979. Lala è morto il 30 maggio 2004, e a Carducci, che ha voluto ricordarlo con questo libro, va tutto il nostro riconoscimento.
PAOLO VINCENTI