Francesco Antonio D’Amelio, uno dei maggiori poeti dialettali dell’Ottocento leccese
di Giorgio Mantovano
“Se nu parlu lu Tutiscu
Se nu parlu lu Francese,
Nu pe quistu me rrussiscu
Cu te parlu alla leccese
Ogne lingua (nu se nnega)
Mbasciatrice è de la mente,
E le cose tutte spiega
Comu l’anima le sente ( ….)” (Francesco Antonio D’Amelio)
Francesco Antonio D’Amelio fu uno dei maggiori poeti dialettali dell’Ottocento leccese.
Nato il 10 agosto 1775, tentò in vernacolo l’esperimento di una satira dolce e mai volgare.
Purtroppo, non riuscì mai a riunire tutti i suoi versi e a farne un’edizione completa. Una sola volta, nel 1832, raccolse pochissime delle sue “puesei”, diciotto appena, in un piccolo volume per dedicarle a Carlo Ungaro, Duca di Monteiasi, all’epoca potente Intendente della Provincia di Terra d’Otranto.
Voleva ricavare un impiego stabile che gli consentisse finalmente di superare le mille angustie economiche. Le sue “Puesei a lingua leccese” furono molto amate e, tuttora, conservano intatto il loro antico fascino perché capaci di dipingere spaccati di vita quotidiana, intrisi di malinconica e struggente ironia.
Come scrisse, nel dicembre 1880, il poeta Ersilio Bicci, prestigiosa firma del Gazzettino Letterario di Lecce, ” I suoi versi resteranno, insieme alla storia di questi popoli, a provare, quando il loro dialetto si sarà fuso tutto nella lingua nazionale, che la deliziosa provincia salentina ha, nella favella, custodito i ruderi di tre vecchissime civiltà, l’italica, la greca e la romana fino alla completa unificazione d’Italia”.