Formazione Post-Elettorale Mirata: Un Passo Necessario per una Classe Politica Competente
Zornas Greco
Negli ultimi decenni, la qualità della classe politica, soprattutto in molte democrazie occidentali, ha subito un progressivo deterioramento. Sempre più spesso vediamo individui con poca o nessuna competenza specifica assumere ruoli di governo e amministrazione, dove sono chiamati a prendere decisioni critiche in settori complessi come l’economia, lo sviluppo, la sanità e l’educazione. Questa incompetenza manifesta non solo rallenta il progresso, ma genera decisioni approssimative che, in contesti delicati come quello economico, possono portare a risultati negativi ormai quasi scontati. Il problema non è solo la mancanza di competenze specifiche, ma anche una generale superficialità nell’approccio alle questioni di interesse pubblico. L’assenza di una formazione mirata nelle discipline cruciali per la gestione del paese, come l’economia, il diritto costituzionale e amministrativo, e l’organizzazione del lavoro, diventa particolarmente evidente quando le scelte politiche si scontrano con la realtà.
L’idea di prevedere un periodo di formazione obbligatorio per i neo eletti, durante il quale essi siano tenuti a frequentare corsi intensivi, potrebbe sembrare a prima vista una soluzione drastica, ma forse è proprio ciò di cui c’è bisogno per affrontare la crisi di competenza che affligge la politica moderna. Un periodo di sei o nove mesi di preparazione prima di entrare in servizio effettivo, con corsi strutturati e obbligatori su temi fondamentali come economia, diritto e organizzazione del lavoro, potrebbe colmare quelle lacune che molti politici portano con sé. Si tratta di materie essenziali per chiunque voglia governare in modo responsabile e consapevole, e l’idea che un politico possa agire senza una conoscenza approfondita di queste aree è quantomeno inquietante.
L’idea di corsi non online, ma full immersion con otto ore di lezione giornaliere, rafforzerebbe ulteriormente la serietà dell’iniziativa. Questo tipo di formazione obbligherebbe i futuri rappresentanti a investire tempo e impegno, uscendo dalla superficie delle semplici dichiarazioni politiche e acquisendo gli strumenti per affrontare concretamente i problemi. Il fatto che la formazione avvenga in un ambiente fisico e condiviso, piuttosto che online, favorirebbe anche lo scambio diretto e costante tra i partecipanti, permettendo loro di confrontarsi e affinare le proprie idee in un contesto strutturato.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che questo tipo di misura rappresenti un ostacolo alla democrazia, imponendo un filtro di accesso alla politica che rischia di escludere persone dotate di grande carisma o capacità di leadership, ma prive di una formazione accademica specifica. Tuttavia, la verità è che la leadership e il carisma da soli non bastano più in un mondo globalizzato e interconnesso, dove le decisioni politiche si basano sempre più su dati complessi e dinamiche economiche e sociali che richiedono competenze tecniche. Le decisioni che riguardano il bilancio dello Stato, le politiche fiscali, la regolamentazione del mercato del lavoro o la pianificazione economica non possono essere lasciate all’improvvisazione o all’intuito. Non si tratta solo di competere in un contesto economico internazionale sempre più sfidante, ma di garantire che le politiche adottate siano efficaci nel lungo periodo e che tengano conto degli interessi collettivi.
In molte altre professioni, che siano la medicina, l’ingegneria o la giurisprudenza, si richiede una formazione rigorosa e prolungata, nonché l’acquisizione di specifiche competenze tecniche, prima di potersi assumere responsabilità di rilievo. È davvero così assurdo pensare che lo stesso principio possa essere applicato alla politica? Dopotutto, i politici hanno il compito di governare intere nazioni e di prendere decisioni che influenzano milioni di persone. La loro preparazione dovrebbe essere pari a questa enorme responsabilità.
È ormai evidente che l’attuale sistema politico, in cui chiunque può candidarsi senza una preparazione adeguata, ha portato a un indebolimento delle istituzioni democratiche. La governance inefficace e la superficialità con cui vengono gestiti i dossier cruciali minano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni stesse, portando a un aumento del populismo e del disincanto verso la politica. I cittadini si trovano spesso a scegliere tra candidati che non hanno la competenza necessaria per affrontare i problemi del paese, ma che hanno saputo cavalcare abilmente la comunicazione mediatica. Questo fenomeno ha portato a governi che non riescono a risolvere le crisi economiche o sociali e che, di conseguenza, accentuano il ciclo di disillusione tra elettorato e classe dirigente.
Introducendo un periodo di formazione obbligatorio per i neo eletti, si potrebbe quindi innalzare il livello medio delle competenze politiche e amministrative. Non si tratterebbe di imporre limiti alla partecipazione democratica, ma di garantire che coloro che vengono eletti siano effettivamente preparati a svolgere il proprio ruolo con responsabilità e competenza. La politica non è solo una questione di visione o di ideali, ma anche di capacità di gestire e implementare politiche efficaci, di comprendere le dinamiche macroeconomiche e di sapere navigare tra le complesse normative che regolano lo Stato moderno.
Naturalmente, una tale riforma dovrebbe essere implementata con cura, garantendo che i programmi di formazione siano di alta qualità e gestiti da esperti del settore, e che non diventino un semplice adempimento formale. Inoltre, sarebbe fondamentale prevedere un sistema di valutazione per assicurarsi che i politici abbiano effettivamente acquisito le competenze necessarie prima di prendere servizio. Questo approccio non solo migliorerebbe la qualità della governance, ma invierebbe anche un messaggio chiaro alla popolazione: chi assume ruoli di governo deve essere preparato a farlo con la serietà e la competenza che il compito richiede.
In conclusione, l’idea di un periodo di formazione obbligatoria per i neo eletti non è affatto una proposta sbagliata. Al contrario, potrebbe rappresentare una soluzione innovativa per affrontare la crisi di competenza che affligge la classe politica di molte democrazie contemporanee. In un mondo sempre più complesso, è essenziale che i politici siano all’altezza delle sfide che devono affrontare. Garantire una solida formazione in economia, diritto e organizzazione del lavoro non solo migliorerebbe la qualità della governance, ma rafforzerebbe anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, promuovendo una politica più responsabile e competente.