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Figli del Salento: l’architetto Giuseppe Cino

Lecce-il-vecchio-Seminario

Lecce-il-vecchio-Seminario

di Giovanni Maria Scupola

La vecchia sede del Seminario di Lecce

Giuseppe Cino, tra i massimi esponenti della cultura architettonica barocca leccese, oltre che scultore ed architetto, fu cronista della sua città, nella quale era nato il 1635 e ne raccolse i fatti salienti dal 1656 al 1722, annotando in quella sua cronaca anche qualche lavoro di architettura e di scultura compiuto da lui o da altri maestri suoi contemporanei.

Delle quattro opere realizzate, due gli sono riconosciute per documenti, il palazzo del Seminario e la chiesa del Carmine e due gli sono attribuite, il secondo piano del monastero di S. Croce di celestini e l’incompiuta chiesa di S. Chiara, entrambe a Lecce, ma si sa che lavorò anche a Mesagne, dove lasciò le sculture dell’esterno di S. Anna e la chiesa dell’Annunziata dei domenicani ed a Martignano, dove scolpì, alcuni lavori e, firmandolo, l’altare del Rosario, che nel suo genere è un capolavoro, e si rivendicano a lui alcuni lavori di scultura in Marittima presso Castro e, la chiesa parrocchiale si S. Pietro in Lama, realizzata il 1715 da un gruppo di costruttori del luogo, i Guido, che il 1703 ricostruirono la porta urbica di Rudiae, a Lecce.

Il palazzo del Seminario, in Piazza Duomo, eretto tra il 1694 ed il 1709, è il suo monumento più celebre.

Iniziato per volere del vescovo Michele Pignatelli e poi ingrandito, dal successore Fabrizio Pignatelli, che ne diede l’incarico all’architetto Mauro Manieri.

Oggi il palazzo è sede, insieme all’Archivio Diocesano ed alla Biblioteca Innocenziana, del Museo Diocesano d’Arte Sacra.

Lo stesso impegno architettonico del Cino torna nella chiesa del Carmine, il cui prospetto compiuto il 1717 precede l’interno ad una navata a pianta ellissoidale, con breve transetto, luminosa cupola e profondo presbiterio.

La chiesa delle chiariste, la cui costruzione risale al 1687 e rimasta incompiuta il 1691, ha un prospetto che anticipa la pianta ottagonale dell’interno ricco di altari e figure minutamente scolpiti in pietra da Pasquale Simone attivo anche a Monopoli e di policrome statue lignee intagliate da maestri napoletani e pervenute in città al tempo del vescovo Michele Pignatelli, che a Nicola Fumo da Napoli aveva commissionato anche la statua lignea dell’Assunta per la sua Cattedrale.

Le strutture e le piante di S. Chiara ritornano nell’Annunziata di Mesagne, la cui costruzione risale al 1701, mentre datata al 1699 è la chiesa di S. Anna che fu disegnata da Francesco Capodieci e realizzata su commissione della principessa di quella città, Vittoria Capano.

Con la dipartita del Cino, che lasciò questa vita vedovo ad ottantasette anni il 1722, il testimone passò nelle mani dell’architetto, dotato di estro fantastico, Mauro Manieri.

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