“Falso movimento” un romanzo a puntate di Gianvito Pipitone (ventesima puntata)
Quando avevano lasciato Parigi era ancora buio pesto e solo nei pressi di Chartres si era levato un leggero pigro chiarore che sarebbe rimasto inalterato almeno fino a Le Mans. Il TGV sferragliava veloce verso ovest attraverso una fitta caligine ,mentre dall’improvviso addensarsi di minute goccioline sul finestrino, Cedric intuiva che la nebbia avrebbe presto lasciato campo libero alla pioggia battente. Cosi fu. Non ricordava a memoria un caso che l’avesse inchiodato per così tanto tempo sulla strada, su e giù per la Francia, come fosse un pendolino o come la biglia impazzita di un flipper. La sua nuova destinazione stavolta era Concarneau. Una lunga trasferta sulle gelide coste della Bretegna.
Sprofondato sulla poltrona, ogni tanto buttava uno sguardo su Pierre, uno dei fidi collaboratori che Alain gli aveva messo a disposizone per quella singolare missione di salvataggio. Quella mattina, il ragazzotto, appena trentenne, sembrava ancora alle prese con un farraginoso risveglio, malgrado avesse trangugiato un paio di lunghi caffè americani. Minuto, brevilineo, con un testone glabro e due profondissime occhiaie. Se il resto dei suoi tratti facciali non fossero stati regolari e tutto sommato gradevoli, lo si sarebbe potuto scambiare per un alieno, per via della sua calotta cranica di una grandezza sproporzionata e per i suoi incavi oculari particolarmente incassati. Cedric lo osservava, seduto in maniera scomposta sulla poltrona di fronte alla sua, mentre Pierre sembrava ingaggiare una lotta impari contro il sonno. Per fortuna non era di molte parole. Al contrario, sembrava tanto il tipo che non amava nascondere il fastidio della presenza degli altri. Ma, assicurava Alain, si sarebbe presto trasformato in un perfetto cane segugio, qualora avesse cominciato ad annusare sul campo l’odore della preda. Il fatto che fosse di poche parole, poi, non poteva che essere d’aiuto al detective, sempre alle prese del resto con le sue lunghe e profonde sinapsi.
Si ripete’ per l’ennesima volta quanto gli aveva raccontato Alain poche ore prima a cena. Anzi si sforzò di ricordare le parole esatte. Diceva che bisognava intervenire sul campo, per evitare che potesse “andare in scena un clamoroso femminicidio sotto agli occhi di tutti”. Quello di Annette, evidentemente. Aveva detto proprio così, a voce bassa, liberando uno dei suoi sguardi teatrali, pieni di circospezione, che sembro’ catapultarli dritti dritti in un’atmosfera da giallo alla Agatha Christie. Solo che al posto di Hercule Poirot, c’era lui, Cedric Bovin. Al posto della finzione di un romanzo c’era la complicata realtà in cui si trovava invischiato.
Il potente sistema radar dell’amico giornalista aveva captato segnali dalle prime linee, direttamente dal teatro di guerra. Dal castello sulla costa bretone in cui da una settimana ormai si erano rinchiusi un buon numero di ministri della Repubblica, i rispettivi sottosegretari e gli stretti collaboratori, tutti impegnati nella lunga ed estenuante redazione di un’ importante ordinanza legislativa in materia di antiterrorismo. L’ennesima, peraltro. Era stata una settimana impegnativa, che all’apertura dei lavori aveva registrato la presenza, seppur fugace, dello stesso neo Presidente della Repubblica. Una settimana che aveva messo a dura prova tutti i partecipanti. Per la delicatezza degli argomenti trattati e dei nodi da sciogliere. Anche alla luce del particolare momento storico, con la Republique impegnata strenuamente contro il dilagare della violenza terrorista dell’Isis sulla popolazione inerme. Difesa e Interni i ministeri centrali cui veniva demandata la delicata questione. Mentre, in qualità di ministro della coesione territoriale, in veste consultiva, era stato invitato anche Roger Boissy, marito di Annette, con tutto il suo staff.
Ebbene, fra gli stretti collaboratori di Boissy, ecco spuntare il gancio primario del diavolo: la talpa che non ci si aspetta. Un uomo fidato che Alain frequentava dai tempi dell’università e con il quale da anni aveva stretto una sorta di segreta collaborazione. Un rapporto che già altre volte si era rivelato proficuo, regalando al giornalista alcune primizie da offrire all’ormai insaziabile tritacarne dell’informazione. Vista la crescente preoccupazione dell’amico Cedric per la sua Annette, aveva pensato Alain, non ci poteva essere posizione migliore per attingere notizie di prima mano sui coniugi Boissy e sullo stato dell’arte del loro rapporto. E da par suo, non si era lasciato sfuggire quella ghiotta occasione.
Senonchè, le notizie che arrivavano dal castello non sembravano delle più rassicuranti. Secondo il racconto della talpa, negli ultimi giorni si erano verificati almeno un paio di episodi di delegittimazione del ministro Boissy nei confronti della moglie, prima che quest’ultima sparisse dai radar per il resto della settimana. A dire del marito, a causa di un brutto virus intestinale che la stava costringendo ad un faticoso recupero. Il primo momento di tensione fra loro parve concentrarsi attorno ad una tavola rotonda con il ministro della Difesa e il suo staff. Quel mercoledì mattina la coppia fu attesa invano per più di un’ora alla riunione. Nessuno sembrava averli incrociati nella sala delle colazioni. Poi verso le 11 per prima era sbucata Annette. Nervosa, dai modi sbrigativi, era entrata con gli occhi bassi, si era scusata per il ritardo, dando la colpa ad una sveglia che non aveva voluto saperne di suonare. E assicurava che a breve il ministro li avrebbe raggiunti. Abbracciava un grasso faldone che poco dopo aveva sbrigativamente slacciato, disponendone in ordine, con cura, i diversi dossier sul tavolo. A nessuno fra i presenti era sfuggito che avesse da poco avuto una crisi di pianto-Come conseguenza, ad intermittenza seguitava a tirar su con il naso. Mentre la sala aveva ripreso il normale chiacchiericcio, qualcuno del suo staff l’aveva avvicinata, probabilmente chiedendole se tutto fosse in ordine. Lei aveva apparecchiato un sorriso di circostanza, mentre assicurava che tutto fosse sotto controllo.
Un paio di minuti dopo, preceduto da uno dei suoi più stretti collaboratori, aveva fatto la sua comparsa il ministro. Scuro in volto, teso più che mai, pieno di tic fastidiosi, aveva cominciato a roteare nervosamente i suoi occhi taglienti a destra e a manca. Si era brevemente scusato con l’assemblea per il ritardo e aveva preso posto accanto alla moglie, senza degnarla di uno sguardo. La tensione a quel punto sembrò tagliarsi con il coltello. A rompere il ghiaccio arrivò puntuale una battuta di spirito del ministro della Difesa, qualcosa che aveva a che fare con il tempo e la pioggia. Ma la sensazione di imbarazzo e di incertezza rimase inalterata durante tutta la seduta, durante la quale la coppia non si era scambiata mai né una parola né uno sguardo. Sempre in mattinata, un altro momento di tensione si registrò quando il ministro, illustrando il suo punto di vista ai colleghi, prese a sparigliare i fascicoli che sua moglie aveva disposto in ordine, e impaziente di non riuscire a trovare quanto gli serviva, ad un certo punto aveva preso a smazzarli con un improvviso gesto di stizza. Il tutto, sotto lo sguardo irritato della moglie e quello incredulo dei colleghi.
C’era di più. La sera, secondo la ricostruzione della talpa, era andata anche peggio. Era raro che la lunga tavolata fosse coinvolta in un’unica conversazione. Accadde invece che, complici un paio di bicchieri di vino in più, il sottosegretario all’interno, per solito una persona molto seria e riservata, si intrattenesse a raccontare, con spirito ed empatia, un divertente episodio che lo aveva visto protagonista con la moglie durante le vacanze in Scozia. Alla fine del racconto quando tutti risero e commentarono a sufficienza, calò il silenzio sulla tavola. Probabilmente tutti si sentivano un po’ imbarazzati dall’atteggiamento di estremo riserbo che Mr Boissy continuava a mantenere. A quel punto, a qualcuno fra i commensali, non si sa bene se per sfida o per il tanto alcool in corpo, scappo’ un invito rivolto al ministro Boissy a raccontare di un episodio divertente accaduto in compagnia della moglie. E lì, la maggior parte dei commensali registro’ una specie di brivido sotto pelle. Dopo qualche secondo di incertezza e di disagio generale, il ministro parve affiorare da quella sorta di torpore in cui sembrava sprofondato. E con gli occhi di tutti addosso, si lasciò andare ad un sorriso che cercò al meglio di dipingere di venature sarcastiche.
– Lei mi chiede, sottosegretario, di dare fondo alle mie pur pessime qualità mnemoniche – attaccò lui, prendendosi lentamente il tempo per ritornare in mezzo a loro con lo spirito, come un consumato attore.
Fra i commensali si udì il bisbiglio di qualcuno evidentemente indeciso se dover continuare ad ascoltare la replica di Boissy o se piuttosto lasciare scivolare l’attenzione altrove. La stessa Annette, che gli sedeva accanto, senza osare guardarlo, con una eloquente smorfia rivolta ai suoi vicini faceva cenno di non gradire affatto quella situazione.
– E in effetti, a scavare dentro alla storia di ognuno, non si fa fatica a trovare episodi divertenti. Anche noi ne abbiamo avuti, se è questo che intende.
Prese a raccontare Boissy, che fra i vari tic nervosi annoverava anche quello del prestigiatore, un veloce roteare delle dita che alla finivano per richiudersi in un pugno chiuso. Tuttavia, il tono calmo, quasi serafico del ministro, lo aveva parzialmente riabilitato agli occhi dei colleghi.
– Non ne ricordo uno in particolare. Posso solo dire che le cose più divertenti succedono quando uno è infuriato. Fateci caso. Più siete arrabbiati più ci succede di essere goffi… E ovviamente, appena si abbassano le difese, ecco che accadono le cose più divertenti.
I commensali sembrarono piacevolmente sorpresi dalla nuova verve del ministro, mentre qualcuno assentiva con un cenno del capo pensando ai propri casi. Poi, all’improvviso, arrivo’ la freddura. Fra capo e collo.
– E ora che ci penso. Una cosa divertente da raccontare c’è in questi ultimi giorni … E come dicevo, arriva proprio nel momento più inaspettato… Vi risparmio i particolari ovviamente… La mia signora stamattina a freddo, dopo una lunga notte di meditazione, mi domanda e si domanda quali siano i motivi per cui io abbia deciso in queste ultime ore di chiederle il divorzio … E questa sua domanda, ammetto, mi ha fatto davvero divertire … Ecco, signor sottosegretario, spero sia soddisfatto ora della mia risposta…
Nel pronunciare l’ultima frase, Mr Boissy aveva alzato il suo calice nel tentativo irriverente di proporre un brindisi, mentre gli era partito irrefrenabile il tic nervoso dell’occhiolino che contribuiva a rendere, se possibile, ancora più sinistra quella scena. A questo punto il silenzio fra i commensali si fece di pietra. Anche i camerieri, intenti a servire il digestivo, sembrarono turbati da quella situazione grottesca. E visto che il ministro Boissy non aveva più intenzione di aprire bocca dopo quella freddura, arrivò in suo soccorso il collega della Difesa. Da saggio decano, quale si considerava, assunse l’arduo compito di risollevare la brigata dal profondo imbarazzo in cui era scivolata. Senza riuscirci ovviamente. Il suo intervento preludeva solo ad una chiusura affrettata della cena, con Annette che, fingendo di stare poco bene, si era già allontanata dal tavolo, seguita a ruota da quasi tutte le donne presenti a tavola. Mentre il Ministro, apparentemente imperturbabile, era rimasto seduto con i colleghi ministri e con i suoi collaboratori più stretti, intento a sosrbire il suo Cognac e a fumare un sigaro cubano che qualcuno gli aveva offerto.
Cedric aveva rivisto nella sua mente decine di volte quelle scene agghiaccianti. Era convinto che Alain nel raccontargli la versione della talpa ne avesse un po’ edulcorato i contenuti. Cercò ancora una volta di non dare troppo peso all’ultimo messaggio che Annette gli aveva lasciato in segreteria e provo’ a sintonizzarsi su un atteggiamento positivo. Che fosse paranoia quella di Annette? Frutto dello stress che quella dura settimana le aveva messo in corpo? Provò a dubitare Cedric … Eppure quelle parole, “..mi sento debole…sempre più debole. Sospetto che mi abbiano drogata …”, e il tono di preoccupazione di quel vocale di appena 24 ore prima, non sembravano lasciare spazio a dubbi. Annette era davvero in pericolo.
D’altra parte, la talpa era stata precisa nel suo resoconto. I lavori erano proseguiti per tutta la settimana senza Annette. Nessuno fra i suoi colleghi l’aveva più rivista da quel mercoledì sera. Mentre il ministro sembrava aver liquidato la questione raccontando in giro ai vari colleghi la versione di una particolare forma di influenza, molto violenta, probabilmente di natura virale, che le aveva attaccato l’intestino procurandole febbre alta, vomito, dolore alle ossa e un diffuso malessere. Motivo per cui, Mr Boissy aveva fatto arrivare in tutta urgenza un medico dalla città, non dopo aver disposto il trasloco della malata in una stanza separata, accanto alla sua. Affidandola alle cure della propria segretaria, della quale si fidava ciecamente.
Ora che il treno era fermo alla stazione di Rennes, Cedric ebbe voglia di fare due passi e di sgranchirsi le gambe sulla banchina. Prima di scendere, diede un’occhiata a Pierre che, dopo diverse false partenze, sembrava finalmente aver raggiunto nel sonno la giusta velocità di crociera. Fuori invece aveva smesso di piovere e lontano all’orizzonte verso ovest gli sembrò di scorgere delle larghe e profonde schiarite. L’oceano era vicino. Ne poteva pregustare già l’odore.