“Falso movimento” un romanzo a puntate di Gianvito Pipitone (settima puntata)
Il Baby Luna si trovava a nord della città, in una zona abbastanza isolata, lungo la statale che conduceva verso la zona industriale. Una squallida insegna a neon colorati esponeva un’esplicita figura in decolté che ad intervalli irregolari andava denudandosi, fino a mostrare i capezzoli che alla fine del loop esplodevano in una serie di coriandoli. O chissà che cosa. Come stabilito, Cedric e la Nerval, mano nella mano si avviarono verso il poderoso muro di buttafuori che a scapito del freddo sembravano attenderli a braccia nude, lasciando intuire dalle mezze maniche del bomber i loro impressionanti tatuaggi tribali. Nonostante la coppia fosse provvista della registrazione necessaria per l’accesso, ai quattro ragazzoni non sembrò vero poter fare capannello attorno a Mme Nerval che, da copione o meno, si sentì lusingata da quelle morbose attenzioni. Mentre Cedric intuendo nell’aria un intenso odore di testosterone, non senza qualche difficoltà, riuscì alla fine a sgabbiarsi dal loro pressing asfissiante. Poco lontano Dutroux, una volta che la porta a soffietto li ebbe inghiottiti, diede gas al suo Suv andandosi ad appostare nei paraggi, in attesa di disposizioni e al vaglio di ulteriori eventi.
Al check, intanto una matrona dallo sguardo smaliziato, che masticava come un cammello nervoso, sfoderando un decolté profondo come un pozzo cieco, li andava squadrando da capo a piedi.
– E’ la prima volta ?
– Sì. Dissero i due all’unisono. E Cedric sembrò tradire un po’ di nervosismo e fastidio per tutta quella ridicola messinscena.
– Non siete di queste parti… Sottolineò la donna cammello, guardandoli in tralice…
– Siete parigini?
– Sì.
– In vacanza ?
– Esatto! Fece Cedric sottolineando con il tono tutta la sua impazianza.
– Sapete le regole vero?
– Sì. Risposero i due all’unisono, qualunque cosa questo sì significasse.
Alla bigliettaia, che si ostinava a masticare una chewing gum ormai irrimediabilmente indurita, non sfuggì che un leggero imbarazzo si era creato fra loro. Doveva essere abituata a ben altro vista la peculiarità di quel posto: un locale di scambisti doveva per forza fare sempre quell’effetto straniante per una coppia di neofiti.
– E’ la prima volta vero? Fu la chiosa della signora, che ora li guardava quasi con compassione, se non con malcelato disprezzo.
Sbrigata la burocrazia, i due firmarono una sorta di consenso senza bene capire cosa fosse, e infine la bigliettaia pretese che lasciassero un documento in custodia. Cedric fu molto contrariato da questa richiesta e provò a protestare. Ma la donna fu intransigente: niente documento niente entrata. Alla fine dovette cedere consegnando nelle mani della donna la patente a nome Martin Brudel, uno dei diversi documenti falsi che teneva in saccoccia pronti alla bisogna.
Come in tutti i locali che si rispettano l’open bar era disposto al centro della pista e solo in quel breve raggio tutt’intorno si poteva godere di un’illuminazione appena sufficiente. Mentre la pista da ballo e il resto dei salottini o delle loggette che si snodavano attorno restavano in penombra. L’illuminazione, scarsa e volgare, consisteva in una serie di lampioncini bassi che gradatamente cangiavano colore dal giallo fino al blu passando per tutte le tonalità del rosso e del viola. Per facilitare gli spostamenti fortunatamente sul pavimento si snodavano una serie di segna passi, come i sentieri luminosi di una pista aerea. Qua e là fra una loggetta e l’altra qualche squarcio di luce, debitamente indicata e accuratamente evitata dai clienti. Il buio insomma era così fitto che alla fine della serata Cedric non contava più i lividi procurati dagli infidi angoli dei tavolini in vetro disseminati ovunque e quando meno ce li si aspettasse. Le loggette poi erano invase dal fumo di sigarette di tabacco: evidentemente il sistema d’areazione non stava funzionando se ad un certo punto Cedric ebbe quasi una sorta di mancamento.
A differenza dei locali normali dove non c’è privacy perché tutto deve essere visibile e a misura dell’investimento del partecipante, qui la privacy regnava sovrana. Cedric notò che nessuno aveva il telefono in mano, i selfie sembravano banditi ed ovunque ci si girasse si trovava il cartello in bella vista che sponsorizzava Peace and Love all’interno di un grosso arcobaleno. Ogni tanto in mezzo a cotanto buio si scorgeva una poltrona su cui era accucciata una coppia e poi un pouf, qualche altalena ed in agguato sempre quei maledetti spigoli dei tavolini in vetro. Per un momento Cedric si sentì sul set di un film. Un film a luci rosse dove sembrava che prima o poi dovesse succedere qualcosa. Solo che non succedeva nulla. Nemmeno attorno al bar dove sembrava che si addensassero le speranze di tutti. Tutti si preoccupavano di fare socialità dietro un immancabile calice di vino che qua e là si riempiva e svuotava
Insomma da un’ora circa si aggiravano perlustrando il locale, schivando ora quella coppia ora quell’altra, senza ricevere alcun messaggio di riconoscimento. La mezzanotte era appena scoccata e Cedric cominciava un po’ a temere di non riuscire a gestire il suo sangue freddo. Assistere alla copula selvaggia, sentire l’eccitazione di due corpi caldi a due passi da lui. Era una sensazione che non riusciva ancora ad immaginare. Lui sul sesso era molto discreto oltre che metodico. E non avrebbe mai permesso a nessuno di condividere la sua intimità.
Comunque, a giudicare dal via vai incessante dalle parti dei bagni, sembrava che almeno da quelle parti la partita fosse già iniziata. Puliti e immacolati dotati di ogni comfort con preservativi biologici sparsi un po’ dappertutto. Così li trovò. E lì ebbe la prima dimostrazione visibile del taglio del locale, scorgendo due amazzoni nell’atto di voler condividere la gioia a vantaggio di un fortunato cavaliere.
Forse la sua Annette non sarebbe stata felice di sapere che era stato in un locale di scambisti. Ma tant’è, il suo lavoro lo portava dalle cripte più buie ai bassifondi più squallidi passando anche per posti come questi. Dove le coppie deliberatamente godono nel vedere sbattere il proprio partner. Una evidente malattia dei tempi. Ma del resto non l’unica e nemmeno la peggiore, pensò Cedric.
Nel frattempo aveva avuto modo di studiare la Nerval che, a parte la minigonna ascellare, sfoggiava una sorta di pendente che metteva in bella mostra un’enorme croce. Una specie di calamita attira corteggiatori. Aveva potuto constatare che in appena poco più di un’ora era già stata uccellata da almeno tre coppie che ne avrebbero fatto polpette tanto insistentemente la marcavano con lo sguardo. E ovviamente madame Nerval ricambiava gli sguardi ammiccanti con gli interessi e solo la stretta censura di Cedric sembrava averne impedito l’azione. Non era per scopare che erano lì, le aveva ricordato Cedric, in uno scatto di nervi.
Appena dopo mezzanotte, quando avevano quasi perso la speranza di quell’incontro misterioso, un uomo distinto si avvicinò a madame Nerval. La donna era sprofondata in un sofà da più di mezz’ora, alle prese con un lungo scambio di messaggini sul cellulare. Atteggiamento che aveva turbato non poco Cedric che da poco lontano ne osservava tutte le mosse. Il detective pensava adesso che la scelta di venire in questo locale così improvvisa e così affrettata si era dimostrata una totale disfatta. Tutto stava andando a rotoli in quell’investigazione. La situazione gli era sfuggita di mano e così ripassò alcuni passaggi che dal giorno prima gli stavano capitando. Intanto fu stizzito quando ripensò ai trasporti: dipendeva dai suoi committenti per gli spostamenti, non aveva potuto decidere l’hotel dove alloggiare la notte, non aveva seguito il suo istinto, non aveva avuto tempo nemmeno per pensare alla concatenazione degli eventi, né per raccogliere testimonianze. E in più si trovava in un posto in cui, ne era certo, non sarebbe successo nulla. Anzi in un posto che poteva esser anche una trappola per madame Nerval o anche per lui. Cercava di capire se c’era una concatenazione fra la telefonata minatoria che aveva ricevuto lui e quella che aveva ricevuto madame Nerval. E certamente ci doveva essere un filo logico, un motivo preciso per cui volevano che la Nerval fosse lì quella sera. E forse la sua presenza stava impedendo che qualcosa succedesse. Almeno quello.
L’alcol che a quell’ora della notte gli scorreva in corpo lo mise di fronte ai suoi due committenti. Che tipo di gente erano davvero Monsieur Dutroux e Madame Nerval? Che mondo frequentavano? Per quale motivo era scomparso Eric? Un ricatto a sfondo estorsivo? Cosa chiedevano questi rapitori? Soldi? Poco probabile. Ma se fosse stato così, perché coinvolgere un detective privato! Avrebbero pagato la richiesta e si sarebbe chiuso il tutto. E anche se la richiesta fosse stata esorbitante, non avrebbe avuto senso ingaggiare un detective privato: per cosa? Per chiedere uno sconto? Altamente improbabile.
Cedric si rendeva conto di non aver studiato abbastanza i due committenti. Sapere di più su di loro avrebbe aiutato a capire che direzione avrebbe preso il figlio. Una cosa era certa: il motivo per il quale non avevano coinvolto il canale ufficiale della polizia non aveva niente a che fare con la storia dei precedenti di Eric con la giustizia. Quella storia faceva acqua da tutte le parti. Più probabile invece che stessero coprendo qualcosa: qualcosa che riguardava la coppia oppure il figlio stesso. O tutti insieme.
La sinapsi era quella giusta quando fra se’ e il treno dei pensieri si intromise un uomo galante. Lo vide sedersi accanto alla Nerval e rivolgersi a lei con franchezza. Come se l’avesse conosciuto da prima. La distanza e la musica non permise a Cedric di coglierne il dialogo. Dopo un po’ l’uomo si avvicinò all’orecchio della Nerval e cominciò a soffiarci dentro. Lei sembrò reggere il moccolo mentre Cedric la osservava furioso dal suo angolo. Per lui, la Nerval si comportava come una sgualdrinella in preda all’eccitazione. Il detective era indignato e aveva preso a ribollire dentro, indeciso se intervenire e piazzare una scenata che li avrebbe probabilmente liberati dalla serata. E all’invito della Nerval di raggiungerli, Cedric fece finta di non vedere. Lei allora alquanto seccata raggiunse Cedric gli disse fra i denti:
– Ma cosa fa adesso? Ha visto che quell’uomo mi ha approcciata? Probabilmente è lui il nostro uomo, quello della telefonata.
– Dubito di grosso che sia lui. Ribatté Cedric guardandola con odio negli occhi. Ma alla Nerval non sfuggì un tocco di gelosia
– Che cosa devo fare adesso? Lo rimbrottò a muso maggiormente seccata, come se le spigolature del detective si fossero trasformate tutte in un colpo in un impedimento alla sua felicità. Il led rosso illuminava ad intermittenza il suo volto instupidito su cui aleggiava sospesa la sua impaziente rabbia.
– Faccia quello che vuole, se lo porti a letto, ci scopi pure se è questo quello che vuole! Dubito che qui stasera ci sia nessuno che possa darci una mano nelle nostre ricerche.
La donna si sentì offesa da quelle parole, girò i tacchi e con decisione andò a riprendersi la mano dell’uomo galante che la attendeva ora con un calice in una mano e il sigaro nell’altra, insieme a quella che doveva essere la sue elegante moglie.
L’uomo guardò Cedric come a dire: beh, che fai? mi lasci da solo con la tua donna adesso, senza pretendere il cambio? Ma Cedric volse il suo sguardo sprezzante altrove e a malapena soppresse uno sputo che l’avrebbe liberato da quella rabbia che sentiva salirgli dentro sconvolgendolo fino alla pazzia.
Infine il trio scomparve dietro il privè. E a Cedric non restava che devastarsi definitivamente con l’alcol per quella sera. Forse, senza ammetterlo troppo nemmeno a se stesso, la cosa che gli faceva più male era il non essere stato lui oggetto delle attenzioni della provocante Mme Nerval. Una delicata questione aperta, quella fra sé e il suo orgoglio: una questione che non avrebbe risolto nemmeno quella sera.
La prossima puntata sarà online il 3 gennaio 2023.