Fair play
di Giorgio Mantovano
La perdita di Fair play da parte di un popolo, in occasione della sconfitta calcistica nella finale del campionato europeo, mi ha riportato alla mente la celebre lettera con cui Spasskij, campione sovietico e mondiale di scacchi, sconfitto da Fischer nel 1972, dimostrò al mondo cosa significasse la sportività e la solidarietà.
Nel luglio del 2004 Bobby Fischer, l’ex campione del mondo di scacchi, fu arrestato in Giappone, perché trovato in possesso di un passaporto non valido, e detenuto per otto mesi sino a quando non gli fu conferita la cittadinanza islandese.
Dopo l’incontro-rivincita con Spasskij nel 1992 in Jugoslavia, tenuto in violazione delle sanzioni Onu, Fischer divenne negli Stati Uniti un ricercato.
Era in vigore contro la Jugoslavia un regime di sanzioni che impediva ai cittadini americani di intraprendere qualunque tipo di attività nel territorio di quel paese.
Durante la prima conferenza stampa che precedette quell’incontro, l’americano sputò su un cablogramma con cui il governo di George H.W. Bush gli ingiungeva di non prendere parte all’evento.
Bobby Fischer violò le disposizioni del Dipartimento di Stato americano. Si aprì un caso diplomatico e il 15 dicembre 1992 la Corte distrettuale degli USA emise contro di lui un mandato di arresto.
Gli Stati Uniti, che lo avevano osannato e mitizzato, definendolo il più grande giocatore di scacchi di tutti i tempi, ne chiesero l’estradizione.
Boris Spasskij, a cui Fischer aveva sottratto il titolo di campione del mondo di scacchi nel 1972, in quello che fu definito il “match del secolo”, in una lettera aperta, destinata ad essere famosa, chiese nel 2004 al Presidente americano la clemenza per Fischer .
Quella lettera esprimeva una straordinaria solidarietà ed un senso di sportività non comune in un campione del mondo sconfitto.
Vale la pena richiamarne uno stralcio:
“… Sono un vecchio amico di Bobby fin dal 1960, quando vincemmo ex aequo al torneo di Mar-del-Plata. Bobby ha una personalità tormentata, me ne accorsi subito: è onesto e altruista, ma assolutamente asociale. Non si adegua al modo di vita di tutti, ha un elevatissimo senso della giustizia e non è disposto a compromessi né con sé stesso né con le persone circostanti.
È una persona che agisce quasi sempre a proprio svantaggio. Non voglio difendere o giustificare Bobby Fischer. Lui è fatto così. Vorrei chiederle soltanto una cosa: la grazia, la clemenza.
Ma se per caso non è possibile, vorrei chiederle questo: la prego, corregga l’errore che ha commesso François Mitterrand nel 1992.
Bobby ed io ci siamo macchiati dello stesso crimine. Applichi quindi le sanzioni anche contro di me: mi arresti, mi metta in cella con Bobby Fischer e ci faccia avere una scacchiera”. (Boris Vasil’evič Spasskij)
E’ solo dalle sconfitte che si può imparare a vincere!