Estetica del movimento di Gennaro Tedesco
Cinema : un punto di vista dal Terzo Millennio
Sono del parere che , se esiste oggi un linguaggio , un’arte in grado di cogliere e interpretare al meglio lo spirito del tempo , questo è il cinema .
Nel Bel Paese , il nostro cinema è in coma irreversibile e sembra esserlo anche in Europa , ma non negli Stati Uniti , pur , ovviamente , nelle profonde contraddizioni che esso esprime .
Perché ?
Il cinema , come linguaggio , come arte , come comunicazione ,ma anche come ideologia , come organizzazione , come tecnologia , come produzione , è l’estrinsecazione , la materializzazione e l’espressione della metropoli globale e globalizzata all’epoca della riproducibilità turbocapitalistica nella sua estrema fase tardo-imperialistica .
Ancora oggi critici cinematografici , studiosi , storici e analisti si affannano a ricercare l’essenza del cinema negli angoli più oscuri e inaccessibili della creatività ,ma dimenticano la strettissima interconnessione e correlazione esistente tra cinema globalizzato e processo di produzione non solo turbocapitalistica , ma anche di senso retorico ideologico e di senso estetico specifico , caratteristico e intrinseco a tale Interconnessione e correlazione nella società globalizzata contemporanea .
Questa interconnessione rende il cinema oggi l’unica forma di comunicazione in grado di spettacolarizzare la dinamica del processo turbocapitalistico e tardo-imperialistico , producendo o “ creando o ricreando” finalmente una propria estetica che a sua volta valorizza o rivalorizza , anche filologicamente , la radice e l’essenza del cinema .
Essenza e spirito del cinema che ritrovano se stessi nel ritorno di fiamma del significato originario e perduto del cinema : kinema , cinema , movimento , dinamica , dunamis , immagini in movimento, , potenza delle immagini in movimento perché il cinema non è letteratura , non è psicologia , sociologia , filosofia , teatro , scienza o altro ancora , se pure , ovviamente qualcosa di tutte queste forme di comunicazione è presente in esso , ma , appunto , movimento , scatto , balzo .
E quale è oggi la poetica del cinema della società globalizzata se non quella ancora una volta frenetica e parossistica della mai scomparsa “american way of life” , prodotta e stereotipata dal turbocapitalismo tardo-imperialistico nella metropoli globale americana e cinese e industrialmente e esteticamente interpretata da un cinema americano costantemente e intensivamente pervaso e invaso da ritmi e montaggi sempre più iper e ultra cinetici , incontenibili e irrefrenabili nel loro dinamismo intrinseco a società globalizzate ossessivamente stimolate e agitate e freneticamente eccitate e concitate senza un attimo di pausa e di tregua ?
L’estetica globalizzata del cinema americano riscopre , valorizza e trasforma l’essenza filologica e radicale del significato e dell’esistenza etica e estetica del kinema al suo nascere e costituirsi .
L’estetica del movimento nel cinema americano contemporaneo, incorpora , riflette e contribuisce alla produzione di senso non solo ideologico , ma anche espressivo , comunicativo e poetico , meglio ancora mitografico e mitopoietico , della società tardo- imperialistica che numerosi critici definiscono decadente .
Insomma , nella migliore delle ipotesi , ci troveremmo di fronte a un redivivo cinema barocco o rococò americano che non veicolerebbe alcun senso estetico o sociale , ma solo il senso della sua putrefazione non necessariamente capitalistica .
Sono invece del parere che “semplicemente” il cinema in America ha imboccato una via , quella del rinnovamento , capace di interpretare e produrre un senso estetico , etico e sociale frutto di una elaborazione autoriflessiva ascrivibile a processi capitalistici e sociali propri della globalizzazione economica , finanziaria e tecnologica che ci consentono di entrare finalmente in una nuova dimensione cinematografica unica e irripetibile soprattutto rispetto al passato recente e remoto .
Una dimensione ancora non percorribile dal cinema nostrano che riflette a pieno il suo ritardo e la sua marginalizzazione capitalistica , sociale e artistica .
Oggi il cinema italiano è in coma profondo irreversibile, sembra un malato terminale di cancro ramificato , profondo e esteso senza possibilità di scampo.
Non è vero che i motivi della sua fine annunciata e ormai al suo ultimo stadio siano da ricercare esclusivamente in fattori tecnico-professionali e generazionali .
Certo ci sono anche questi e sono importanti . Ma non bastano a spiegare quella che sembra essere più che una pur forte e virulenta crisi , una necessità di auto soppressione , di trasformazione epocale dopo una morte lentissima , disastrosa e vergognosa.
Non è solo ovviamente una questione di confronto drammaticamente perdente con un cinema nordamericano più vivo e risplendente che mai.
E’ soprattutto e prevalentemente una questione storica e sociopolitica.
Il nostrano cinema contemporaneo si trova di fronte a un Bivio : o assuefarsi alla sua definitiva evanescenza e progressiva evaporazione nullificante , oppure , ovviamente con le dovute differenze storiche , prendere atto del dato di fatto drammaticamente oggettivo che dagli Anni 80 dell’ultimo Secolo del Secondo Millennio lentamente , ma inesorabilmente, è cominciata la sua morte annunciata per graduale irreversibile autoconsunzione . Dagli Anni 80 in poi il nostro cinema ha progressivamente , ma marcatamente , perduto mordente e soprattutto ha divorziato tragicamente e irrimediabilmente dalla realtà .E’ divenuto irriconoscibile a se stesso , ma soprattutto al suo pubblico .
Ovviamente , con le dovute notevoli differenze storiche , gli Anni 80 del nostro cinema sono paragonabili agli Anni del fascismo . Sia il nostro cinema più recente a partire dagli Anni 80 che il cinema del Ventennio fascista si caratterizzano per la loro perdita di contatto totale soprattutto con la realtà sociale della Nazione .
Ci vorrà la Resistenza e la Liberazione per far rinascere il nuovo Cinema italiano , il Cinema del Neorealismo , il Cinema della rinascita politica , morale e estetica , il Cinema della ritrovata e riscoperta Realtà sociale di un popolo e della sua Libertà .
Non è facile Retorica né tanto meno ancora più facile , scontata e pericolosa Autoesaltazione , ma oggettiva , distante e disincantata costatazione di un cinema italiano del dopoguerra preso a modello da tutto il mondo per la sua prepotente realistica potenza drammatica e evocativa , il Vertice di una Estetica non solo cinematografica mai più raggiunta .
Oggi il nostro cinema , se vuol riprendere un suo nuovo , positivo e duraturo percorso, come fece il cinema del dopoguerra ,deve inesorabilmente operare una dolorosa, drastica, convinta e sincera cesura che vada dagli Anni 80 ad oggi per rimettersi sulla via salutare e obbligata di un nuovo incontro rigeneratore con la realtà sociale non più e non solo della Nazione , ma dell’Europa e del Mondo .
Gennaro Tedesco