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“Eros” Romanzo di Giovanni Verga – lettura e commento di Giovanni Teresi

Eros di Giovanni Verga

Prima di aderire ad una poetica verista, il Verga ripercorre il cammino della narrativa ottocentesca. Mentre nelle prime prove (I carbonari della montagna, Sulle lagune) ricalca lo stile del romanzo storico, in Una peccatrice, Eros, Tigre reale, Eva, Storia di una capinera (tutti romanzi dominati dall’amore), appare legato alla sensibilità tardo-romantica e scapigliata.

Il romanzo Eros, scritto nel 1874 e pubblicato nel 1875,descrive il progressivo consumarsi in degradanti esperienze erotiche di un uomo dell’alta società, il marchese Alberti, intellettuale da salotto che scopre proprio attraverso queste esperienze la sua sostanziale incapacità di vivere.

Dopo che l’ultima sua avventura amorosa precipita nella consunzione e nella morte la moglie rimastagli sempre fedele, egli non trova la forza di sopravvivere e si uccide.

Con la descrizione di questo gesto Verga chiude i conti con il romanticismo di maniera dei romanzi mondani e si mette a percorrere altre vie. Del 1874 è infatti anche il bozzetto siciliano Nedda.

Lontano dal verismo dei Malavoglia e di Mastro don Gesualdo in questo romanzo Verga rappresenta la società aristocratica ottocentesca in decadenza.

Alberti è l’eroe mai appagato, incapace di amare ma che pretende di essere amato. Il protagonista si sente un’opera incompiuta, un’eroe tormentato alla ricerca di qualcosa che non riesce mai a raggiungere; un eroe di quel romanticismo ormai in fase decadente.

Il ciclo amoroso che comprende: Una peccatrice, Eros, Tigre reale, Eva, Storia di una capinera, è composto da romanzi dominati dall’amore, concepito però, come passione sensuale più che spirituale. Un amore che alla fine porterà alla sconfitta di questi personaggi, perché o si mettono in contrasto con la società o si mettono in conflitto con se stessi.

L’ambiente si rispecchia in quello borghese e soprattutto in quello milanese e tutti i personaggi, in linee generali, amano il lusso e la raffinatezza.

Alberto Alberti, il protagonista della storia, è un giovane marchese che, uscito di collegio senza aver terminato gli studi, va ospite nella villa in campagna dello zio. Quella con Adele, sua cugina votata ad un amore puro e sincero, è la prima di una serie di relazioni ed intrighi che scandiranno la vita amorosa del marchese. Se Adele rappresenta il candore e l’onestà, la sua amica Velleda, assidua frequentatrice della casa, è l’emblema di una bellezza più intrigante e di un fascino civettuolo, a cui il marchese non riesce ad essere indifferente. Ma la vita sentimentale di Alberto si complica e scappa a Firenze dove incontra la matura e mondana marchesa Armandi cedendo alla sua seduzione conturbante.
Rimasto orfano dei genitori, il marchese Alberto Alberti all’età di vent’anni termina il collegio e viene preso in affidamento dallo zio materno Bartolomeo Forlani. Nella residenza di villa Belmonte, sulle alture pistoiesi, con lo zio abita la figlia, Adele, una fanciulla magra e diafana, timida e delicata della quale il giovane è innamorato fin dall’adolescenza. Ora che si trovano a vivere sotto un tetto comune i due trovano il coraggio di dichiarare i rispettivi sentimenti e di ufficializzare il proprio fidanzamento. Tuttavia nel volgere di poco tempo nel cuore di Alberto fa breccia la malia seduttiva della contessina Velleda Manfredini, una ragazza bionda di aristocratica e superba bellezza che si trova ospite della villa in qualità di migliore amica di Adele.

Interrotto il fidanzamento, il giovane parte per Firenze dove prende a frequentare i salotti mondani e a intrecciare relazioni sentimentali con donne che pervadono i suoi sensi, ma rivelano di volta in volta la sua incapacità di amare. Accade con Velleda, ritrovata e strappata al fidanzato, una ballerina della Scala a nome Selene e l’affascinante contessa Armandi. Alberto ritorna allora da Adele, che ancora innamora di lui, lo sposa, ignara che in lui l’impenitente indole di seduttore giace ancora sorniona.

Le forti passioni sono il tema centrale del racconto e il motore di tutte le scelte del protagonista. Facilmente si lascia sopraffare dagli amori, anche i più superficiali, che vive passivamente senza riuscire ad assumersi le responsabilità delle proprie azioni. Il suo debole senso della morale è comandato anche dalla forte spinta corruttrice della società elegante di cui lui stesso è parte.

Il suo atteggiamento vacuo ed oscillante avrà però conseguenze drammatiche; alla morte di Adele per consunzione, Alberto farà seguire il suo suicidio:

Il letto era intatto, la coperta liscia e distesa, il guanciale non aveva una piega. Ei stette ritto dinanzi a quel letto lunga pezza, guardandolo con occhi astratti; mise la mano con un gesto malfermo sulla rimboccatura della coperta, esitò, colle dita increspate e contratte, e ad un tratto, bruscamente, risolutamente, tirò in giù la coperta, e cadde pesantemente ai piedi del letto col capo sul cuscino.

Si udì un colpo di pistola.

Che cosa è l’Eros? un libro indefinibile, un complesso delle più graziose e colorite descrizioni del mondo elegante e della più fine e varie beltà aristocratiche: un centone di quanto vi può essere di scettico, di cinico, narrato meravigliosamente; un caleidoscopio dai più bei disegni, ove c’è di tutto fuorché del commovente che manca affatto, o ve n’è ben poco; un libro che si chiude senza un rimpianto, giacché la sua Adele, il personaggio più sentimentale, non fa che morire a tempo, e il protagonista Alberto si uccide quando il lettore pensa appunto che sarebbe una carità l’ucciderlo.

È la storia d’una serie d’amori che procedono dal migliore al pessimo, per tornare dal pessimo al migliore quando non è più tempo.

Scritto nel 1874, Eros è un romanzo che coincide con gli anni della permanenza di Giovanni Verga a Milano, città che in quel tempo aveva preso il posto di Firenze come centro artistico e letterario italiano. Inseritosi nei salotti buoni della mondanità intellettuale lombarda, il Verga ne recepisce e traspone anche in questa opera della sua prima stagione letteraria l’atmosfera liberty. Tuttavia, rispetto ai romanzi precedenti, qui sono presenti tratti di un’insoddisfazione morbosa e decadente che segnano di fatto il conchiudersi di un’esperienza. La morsa di quel destino fallimentare che attanaglia il protagonista di Eros ben rappresenta il mondo letterario e morale in cui lo stesso autore si avverte ormai stretto e dal quale ora brama uscire.

Eros non è un’opera memorabile, ma quella in cui il Verga trova finalmente se stesso prima di consegnarci le sue prove migliori.

In generale possiamo dividere in due parti la vita narrativa del Verga: Il ciclo romanzesco che comprende I carbonari della montagna Sulle lagune, opere che, dal punto di vista artistico, sono prive di significato, sia per la struttura e sia per l’insistenza su toni patetico-sentimentali, e  il ciclo amoroso che comprende Una peccatriceErosTigre realeEvaStoria di una capinera.

Giovanni Teresi


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