Emiri Loretta, “Romanzo indigenista”, Amazon Publishing (Autoprodotto), 2023
Recensione di Lorenzo Spurio
Il volume, dopo l’epigrafe di apertura e ben due premesse vergate dall’Autrice[1], è articolato in quattro sotto-sezioni intitolate con forme onomastiche[2] (“Cosetta”, “Scarpetta”, “Fiammetta” e “Ambretta”) e, al loro interno, in vari capitoli (ben trentacinque). Chiude l’opera un utile glossario di terminologie dallo yanomami. Ricordiamo, a tal riguardo, che la Emiri è una delle maggiori conoscitrici e studiose della popolazione indigena Yanomami (con la quale ha vissuto a contatto per oltre quattro anni), gruppo etnico oriundo in un territorio compreso tra i bacini idrografici dell’Orinoco e del Rio delle Amazzoni (nord-ovest del Brasile) e su questa cultura ha scritto lungamente, dedicando studi approfonditi e compilando anche un dizionario, il Dicionário Yãnomamè-Português (1987).
La successione delle varie sezioni non risponde a un requisito cronologico della storia ma, piuttosto, a uno meramente emozionale ed esperienziale, vale a dire è legato a una differente intensità emotiva ed empatica con il relativo personaggio principale. La Nostra, infatti, ha voluto dare manifestazione della sua convinta adesione a un tempo quale entità liquida e non catalogabile in cui ci troviamo, in mezzo a un «presente divenuto circolare»[3].
Il contenuto del volume, nel suo complesso, ci restituisce una molteplicità di epoche e momenti (contraddistinti da riti, per citare Van Gennep) peculiari dei personaggi iscritti in determinati cicli della propria esistenza. Lo scenario è dettato da ambienti variegati, tra loro distanti, che sono espressione di regioni lontane, ritratte nella loro promiscua bellezza e innata ancestralità.
Il nuovo libro della Emiri è auto-prodotto e diffuso mediante la piattaforma Amazon, modalità, questa, con la quale l’Autrice si augura possa “arrivare” a un pubblico potenzialmente infinito[4], agli italiani non solo residenti nel proprio Paese ma anche quelli che, per vari ordini di motivi, vivono nelle varie parti del mondo (ricordiamo che, stando a recenti analisi, il Brasile è il paese in cui si trova la più estesa popolazione, in termini quantitativi, etnicamente italiana fuori dall’Italia).
La gestazione di quest’opera – possiamo pure dirlo facendoci custodi della sua confidenza – è stata assai ampia: la sua stesura è iniziata nel 2013. Il romanzo ci viene consegnato ora, come opera totale, a dieci anni di distanza dalla sua preziosa scintilla ideativa. Considerazione, questa, da cogliere più come curiosità che come elemento determinante per “spiegare” l’opera dal momento che in Romanzo indigenista (ricorriamo alle parole della stessa Autrice) «il tempo è stato atomizzato e ricreato, così il passato è presente e il presente è già futuro».
Loretta Emiri è nata in Umbria nel 1947 e attualmente vive nelle Marche, a Fermo. Nel 1977 si è stabilita in Roraima, nell’Amazzonia brasiliana, dove, per diciotto anni, si è prodigata nella difesa dei diritti dei popoli indigeni. Antropologa e indigenista, ha pubblicato vari libri: il volume di poesie Mulher entre trés culturas Ítalo-brasileira ‘educada’ pelos yanomami (Donna fra tre culture – Italo-brasiliana ‘educata’ dagli yanomami) nel 1992 e il libro etnografico Yanomami para brasileiro ver (Yanomami per essere visto dal brasiliano) nel 1994. Nella nostra lingua ha pubblicato il romanzo breve Quando le amazzoni diventano nonne (2011) e le raccolte di racconti Amazzonia portatile (2003), Amazzone in tempo reale (2013, vincitore del Premio “Franz Kafka” nel 2013), A passo di tartaruga. Storie di una latinoamericana per scelta (2016) e Discriminati (2018). Il suo costante impegno nell’approfondimento del mondo indigeno brasiliano (e, parimenti, nella lotta per la conservazione di questo mondo dalle problematiche che lo mette a serio rischio, quali la deforestazione e le politiche dettate da una concezione nuovo-imperialista) è riscontrabile nella sua precedente opera, Mosaico indigeno[5] (2020). Nel 2018, presso la Pinacoteca Comunale “Attilio Moroni” di Porto Recanati (MC), ha ricevuto il Premio Speciale “Alla Carriera” indetto dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi (AN) per il suo ingente contributo dato agli studi di settore in campo antropologico ed etnoantropologico sugli indios Yanomami e il suo importante impegno per la difesa dei diritti dei popoli indigeni.
Rixi, l’alter ego simbolico della Nostra che firma la prima premessa del volume, uno scritto dal tono simpatico ma particolarmente pungente in più direzioni (sociale ed editoriale, per lo più) a un certo punto, dopo aver dato informazioni in merito alla genesi dell’opera e del titolo, si riferisce ad essa – cosa che noi attenti lettori ci auguriamo non risponda a verità – come al «suo primo, quasi certamente ultimo, romanzo». Opera che, per i vari motivi pur leggermente sfiorati (e per i molti di cui chi leggerà l’opera si renderà edotto), in fondo non è un romanzo. O, per meglio dire, non è solo un romanzo, ma va oltre a questo genere comunemente inteso, per giungere a una narrazione che si colora anche di lirismo (di poesia) e abbraccia con sentimento e spirito combattivo la difesa sociale (l’impegno civile).
Lorenzo Spurio
22/11/2023
[1] La prima, in realtà, è vergata da una certa Rixi, che funziona come suo valido e inseparabile alter-ego.
[2] Nella cultura Yanomami, come ci ricorda l’Autrice, il nome identificativo di una persona può essere elemento mutevole e non rimanere unico per l’intera esistenza dell’individuo. Esso può variare nel corso della sua vita. La Emiri ricorda che «a influenzare la scelta dei nomi può essere la somiglianza con animali o altri elementi della natura, le caratteristiche fisiche, le tendenze comportamentali». La fluidità onomastica che si riscontra in tale cultura risulta in linea con la volontà dell’Autrice di procedere con un’intenzione volta all’abbattimento dell’istituto temporale secondo la sua canonicità (la cronologia). Le forme temporali si mescolano tra loro in maniera ibrida: un evento allo stato presente (in corso d’opera e che si proietta già nel futuro) può precederne uno passato, appartenente alla narrazione di un antecedente storico.
[3] Definizione, questa, tratta dalla prima premessa del volume.
[4] Duro è l’attacco della Nostra – velata dai panni del suo alter-ego Rixi – nella prima premessa in cui non si esime dal denunciare la deludente e asfittica situazione editoriale italiana: «[Sebbene il libro] tratta argomenti antropologicamente e socialmente stimolanti, nessun barone è disposto a farle spazio nella casa editrice, o collana, da lui controllata». La scelta di Amazon, dunque, è anche una risposta fisiologica a questa condizione da lei percepita.
[5] Per un approfondimento su tale opera rimando alla mia recensione apparsa con il titolo “Mosaico indigeno di Loretta Emiri: aspetti della vita sociale e della cultura indigena in Brasile” apparso sulla rivista «Verbum Press», n°7, maggio 2021, pp. 136-139.