Dipinti pensati di Modugno e Pasolini di Massimo Marangio
Venti dipinti, quadrati, di piccole dimensioni, dieci per Domenico Modugno, dieci per Pier Paolo Pasolini. Il pittore è Massimo Marangio che dipinge i due Artisti non consultando fotografie d’archivio, non libri, non rivedendo film, ma riandando alla sua infanzia, ai ricordi che conserva dei racconti del padre, che amava i film e le canzoni e che andava al cinema di San Pietro Vernotico, quasi sempre all’ultimo spettacolo, a quell’ora piccola della sera che gli permetteva di vedere il film in santa pace. All’indomani poi, il vecchio Marangio aspettava l’ora di pranzo, quando aveva attorno alla sua mensa tutti i figli e la moglie per narrare loro quello che aveva visto al cinema la sera precedente. Fu così che narrò pure del film Il Vangelo secondo Matteo e, quando accadde di vedere pure Che cosa sono le nuvole?, raccontò della canzone del suo compaesano Mimino Modugno. Il figlio Massimo ascoltò suo padre come trasognato e le immagini di quei racconti paterni gli si incisero nella mente come ricordi in una piega recondita della coscienza per una memoria futura.
Ecco. Sono ora queste memorie d’infanzia che hanno permesso a Massimo Marangio di dipingere gli splendidi cammei bituminosi con le immagini di Modugno e Pasolini. Non ci vuole molto per capire che in ogni dipinto c’è tenerezza e tanta malinconia. E sì, perché i due grandi Artisti hanno vissuto una vita così intensa di emozioni che il pittore è riuscito a cogliere in pieno.
Ecco. Il bitume, disteso sulla tela, comincia a essere sfranto per dare corpo al cantautore, per dare corpo al regista, così che dentro a quell’impasto è possibile individuare un’umanità dolente, alla ricerca sempre di brandelli di cielo, di nuvole, di lune sorgenti all’orizzonte, di acque che si riversano su un orizzonte del nulla e di olii petroliferi, di bianchiumi e annuvolamenti, sprofondando lo stesso pittore nella sua intima esistenzialità, davanti a quei due grandi poeti, entrambi rapsodi della poesia, entrambi immersi nel vasto mondo dell’attorialità poetica. La parola è la vita, la parola è l’umanità.
Ecco. In questi venti cammei bituminosi vedo il volto affilato di “Mimino” Modugno («A lu paise de lu Mimino tutti li Minisci, ossia Domenico, li chiamano appunto “Mimino”») e vedo pure il volto di quell’altro, l’uomo dagli occhiali scuri, dal volto sempre volto alla tristezza, Pier Paolo Pasolini.
Cosa sono le nuvole? sono commoventi versi scritti da Pasolini, a cui si sposa il sublime canto di Modugno. Dicono:
«Che io possa esser dannato/ se non ti amo/ e se così non fosse/ non capirei più niente./ Tutto il mio folle amore/ lo soffia il cielo/ lo soffia il cielo… così».
Appunto il cielo, sempre proprio il cielo che, in questi dipinti, sembra soffiare amore e dolanza su un’umanità in attesa.
Maurizio Nocera