Di Nello Sisinni e delle sue “Matite capricciose” dell’eterna giovinezza
di Maurizio Nocera
Il 10 ottobre 2023, a Cursi (Lecce), si è serenamente spento alla vita l’architetto e grande pittore Nello Sisinni. Qui di seguito lo ricordo con una prefazione (rimaneggiata per l’occasione) al suo libro Matite Capricciose.
La donna nel mito, la donna nella ritualità dei tempi, la donna nell’arte, l’arte di Nello Sisinni. Da tempo conoscevo l’artista. Era stato negli anni ’70 che c’eravamo incontrati la prima volta nel basso Salento ed era da allora che conoscevo la sua arte, il suo modo di modellare la creta, quello di usare i pastelli, le tempere, l’olio, le tecniche miste.
Come artista a tutto tondo, Nello Sisinni non era nato come un fungo in una notte d’autunno. Il suo sguardo veniva da lontano, dalla lunga osservazione del lavoro di suo padre scultore, vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, non ancora del tutto riscoperto dalla storia e dalla critica, soprattutto riflettendo sulle tracce che egli ha lasciato nella monumentalità post prima guerra mondiale nel Salento.
Negli ultimi decenni anni non poche volte era accaduto di incontrarmi con Nello in occasioni varie, soprattutto artistico-culturali. Spesso andavo a trovarlo nel suo atelier di Maglie. Come sempre, quando egli era nel luogo che di più amava, si sentiva al sicuro tra le sue carte, i suoi dipinti, le sue sculture. Così lo trovai una delle tante volte: intento a lavorare su progetti di restauro architettonico. Quando ero da lui, nel suo atelier intendo, mi guardavo intorno e l’occhio mi cadeva spesso su alcuni disegni: nudi femminili. Stupendi, splendidi, invitanti. Quella volta gli chiesi: quanti e quando li aveva realizzati. E lui, col suo fare sempre disponibile, mi disse: Guardali, sono lì su quel tavolo. Li puoi vedere. Incredibile: sotto i miei occhi caddero decine e decine di schizzi, guazzi, acquerelli monotematici: la bellezza femminile.
Mi chiesi cosa ci fosse dietro quei nudi di Nello Sisinni? Cosa ci fosse dietro la sua arte? E perché mi sentivo così incredibilmente attratto? Allora cominciai a riflettere che forse dietro all’arte di Nello ci fosse il grande amore per la sua terra, il Salento, ci fosse il culto della terra rossa, delle rocce, degli ulivi e del mare, che egli si è portato dietro da sempre e che in quel momento mi affascinava, mi ammaliava, mi creava un interesse vivo che andava oltre le apparenze. Oggi, che egli non c’è più, non mi è affatto difficile capire che nella sua arte c’era e c’è una molteplicità di testimonianze artistiche e, comunque, sempre arcaiche e naturali, soprattutto nei suoi disegni sul nudo femminile: un nudo inteso non come patetica struttura figurativa, ma come un vissuto di espressione di un “segno” vitale, privo di ogni estrema e languida ricercatezza accademica; segni, quindi, impetuosamente vissuti, che stanno lì per coglierne meglio il significato.
Nei disegni del nudo femminile di Sisinni, scorgo il naturale rafforzamento del segno che si estrinseca con straordinaria energia interiore, che partecipa alla rinascita dell’intimità del corpo della modella, dove la sensualità dei colori a volte si esprime in tonalità contrastanti per poi ricomporsi in una penetrante sintesi cromatica. Al suo temperamento d’artista interessava solo la natura delle cose come significato che genera la percezione intima della forma. Per questo le sue figure non hanno avuto mai alcun attributo se non la distorsione naturale che lega e coinvolge indissolubilmente la sfera sensuale della donna.
Più volte mi sono chiesto quando e come nella mente effervescente di Sisinni nasceva questa sua attenzione artistica per il nudo femminile. Una volta mi disse che tutto ebbe inizio a Torre Vado, nel profondo Salento di Leuca, una terra bellissima dove i colori della natura si trasfigurano in magie, con ulivi secolari, con un sole che scalda e dà fiato alla vita, con un mare che effonde profumi di sirene danzanti e bagnanti che entrano ed escono dalle acque ristoratrici. È abbastanza certo che per la realizzazione dei suoi nudi femminili, Sisinni abbia avuto come base della sua arte la realtà salentina, che altro non è se non il punto di partenza e di riferimento essenziale per la sua attività artistica. Cioè in lui si è trattato di una crescente necessità di disegnare e penetrare in tutto ciò che lo meravigliava così come ha fatto per decenni a Napoli, Parigi, Atene, Bruxelles, Amsterdam, Firenze, Pisa, Lecce, Melfi, Canosa, Taranto e Metaponto.
Nella sua costante ricerca della novità pittorica tutto si compiva con spietata originalità del tratto. Ecco perché sarà difficile togliere dalla memoria di quanti hanno gusto e sentimento i disegni partoriti dalle sue straordinarie Matite capricciose. Fu l’editore Lorenzo Capone, che scorgendo in Sisinni un artista di valore, volle pubblicare appunto il libro sulle Matite Capricciose (60 disegni, Cavallino di Lecce, 2009).
La raccolta di disegni accentua l’espressività del nudo e allo stesso tempo conferisce alla figura femminile la simultaneità visiva della forma. Espressione, quindi, senza limite di spazio/tempo, dove anche l’esagerata proporzione delle mani va intesa come estremo fascino di un sentimento figurativo. L’uso monocromatico dell’acquerello, steso sottilmente nella sua tonalità pura, accentua l’effetto espressivo della dinamicità interiore del segno. Il corpo femminile, quindi, nella sua nudità naturale, diventa scrittura stilistica, espressa con impulsiva immediatezza. E questo sentimento della forma sensuale, dove il corpo della modella è inteso anche come valore sacrale, pur rappresentando l’attaccamento alla realtà naturale, costituisce una delle vie su cui si muove l’entusiasmante ricerca espressiva di Nello Sisinni. Una ricerca di intensa immediatezza, che già da tempo aveva raggiunto lo stile personale in tutta la sua produttività artistica superando ogni spontaneità di sensazione momentanea. Sisinni non si è mai posto all’esterno dell’oggetto che lo attraeva, ma penetrava col pennello con immediatezza nel profondo interno annullando ogni distanza, tracciando così il segno. Il suo era un segno di/segno. Oggi la sua arte (pittura e scultura soprattutto) ci stupisce per la rapidità dell’azione, ancor più sorprendente per il rapido passaggio con cui egli cercava (e trovava) sempre altri e nuovi motivi. Tanto è vero che i due momenti nella scelta delle sue variazioni, pur coesistendo, annullano ogni distanza percettiva con incredibile regola. Tutto ciò però potrebbe portarci a credere che in Lui non esisteva una linea di svolgimento costante se non ci fosse stata una decantata progressione della sua produzione artistica.
Nei suoi nudi femminili, ogni linea diviene consapevolmente energia che, rivoluzionando ogni spirito accademico, penetra nella reale dimensione terrena delle sue “nervose” Dee contadine. Per Lui, ritrarre liberamente la modella nuda nel suo “disordinato” atelier, non significava porsi davanti a una visione demoniaca dell’eros, al contrario il nudo di/segnato diveniva gelosa esperienza artistica di pura e istintiva creatività. Comunque, nelle sue Matite Capricciose non esiste alcuna «écume du plaisir» (saliva del piacere) bensì «le sècrete splendeur et la beauté fatal» (il segreto splendore e la bellezza fatale) che la natura dà alla donna (Baudelaire). Ecco, per questo il corpo femminile diveniva per Lui l’elemento catalizzatore e vincolante tra l’opera pittorica e la creazione dei suoi bozzetti in argilla.
Negli ultimi decenni, insieme a Rino Bianco (archeologo), Lorenzo Capone (editore), Francesco Pasca (Pittore), Salvatore Sciurti (architetto e pittore), Gianni Carluccio (docente e grande Salentino purtroppo scomparso precocemente), a volte si associava anche Walter Della Fonte (grande amico di Nello e commercialista), abbiamo percorso chilometri e chilometri per musei soprattutto meridionali.
Nello Sisinni è stato un artista che ha introiettato e metabolizzato la realtà amata e vissuta intensamente. Cercava di non farsi sfuggire nulla delle novità, che spesso, anzi quasi sempre trovava, in mondo classico, nello straordinario mondo che sta all’inizio della storia dell’uomo. Era incantato dai poemi omerici (Iliade e Odissea), amava la Grecia e il mondo filosofico e poetico. Era perdutamente affascinato dalle pitture vascolari, amava il grande architetto greco Fidia, colui che fu scultore delle metope del Partenone sull’Acropoli d’Atene. Con Lui ho visitato molti musei, in primis quello archeologico di Napoli, e poi Melfì, Metaponto, e tanti altri. In ognuno di essi, Sisinni rimaneva intensamente concentrato. Lo spazio e il tempo non avevano per lui alcun confine. I suoi orizzonti erano ampi e vasti. Sul suo album tracciava continuamente segni: prima scrutava la struttura psicodinamica del modello che lo attirava e poi, con immediata percezione, ne tracciava i segni viventi con le sue linee-forza.
Così linee e colori si ricongiungevano con segreto mistero, nella musicalità del suo linguaggio figurativo. Ecco perché la “violenza” gioiosa dei demoni oscuri della sua fantasia mitologica – Fauni Centauri Menadi – sembra nutrirsi di un florido erotismo ma, in realtà, si distilla, con fluida chiarezza di stimoli e sensazioni creative. In ogni aspetto della sua produzione figurativa c’è sempre un rapporto diretto con la capacità di identificarsi nella molteplicità del “nuovo” che, nella sua costante ricerca, si compie con spietata originalità del tratto. Ecco perché sarà proprio difficile dimenticare i disegni delle Matite Capricciose di Nello Sisinni.
Nello aveva volle pubblicare una Prefazione al libro. Questa:
«Alcuni riterranno forse questi miei disegni poco seri per il tema trattato, ma, se si vuole produrre arte, si deve sempre rispettare la natura. Ecco perché i disegni dei Nudi femminili delle Matite Capricciose sono frutto della mia immaginazione che, senza nulla escludere, mette in moto ogni sentimento; disegni, quindi, di pura fantasia in nessun modo da ritenere connessi a persone fisiche. Se poi, qualcuno, guardandoli crede che siano studi dal vero, allora l’interesse per l’arte ne sarà accresciuto./ Ciò che cerco nelle mie opere non è quello di illustrare una forma, ma arrivare al contenuto strutturale di un segno con la massima intensità e sintesi. Come nei bozzetti in argilla, per evidenziare un corpo, mi sono lasciato guidare dalla luce modellando le Veneri come se fossero disegni eseguiti a chiaro-scuro, così in queste Matite Capricciose ho mirato alla tensione di ogni particolare per dare movimento al tutto./ Ringrazio Maurizio Nocera per avere scritto il testo di presentazione. Ho un debito di riconoscenza col professore Mario Marti non solo per il prezioso suggerimento del titolo Matite Capricciose, ma soprattutto per la sua cordiale disponibilità di vero Maestro. Ringrazio l’editore Lorenzo Capone per avere accolto questo libro d’arte nel catalogo della sua Casa Editrice// Nello Sisinni».