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”Devozione Barocca”. Le opere in cartapesta della chiesa di Sant’Anna in mostra.

Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant'Anna. Locandina.

Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant'Anna. Locandina.

L’evento.

Tra le iniziative organizzate dalla città di Lecce in occasione delle festività natalizie, è da annoverare l’esposizione Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant’Anna, curata da Caterina Ragusa e Valerio Giorgino.
Fino al 14 gennaio 2024 infatti, gli spazi dell’ex conservatorio di Sant’Anna, in via Giuseppe Libertini, ospitano le statue in cartapesta della vicina chiesa omonima.
Un’esperienza unica nel suo genere, ove viene offerta la possibilità di ammirare l’altra identità di una Lecce sacra sconosciuta ai più, spesso trascurata, e si fa promotrice di valorizzazione che permette a tutti di poter ammirare i manufatti degli abilissimi cartapestai del XIX e XX secolo (tra i quali, Antonio Maccagnani e Luigi Guacci).

Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant'Anna. Cristo Risorto.
Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant’Anna. Cristo Risorto.
Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant'Anna. Sant'Anna e Maria bambina
Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant’Anna. Sant’Anna e Maria bambina

Brevi cenni storico-culturali.

Non è un caso, se la cartapesta si fece protagonista in un ambiente culturale così fervido di Storia e di Arte come quello leccese. Difatti, non bisogna dimenticare, lo stretto legame che vi era tra il capoluogo salentino e il regno di Napoli; luogo, quest’ultimo, anch’esso prolifico della tradizione cartapestaia. Pertanto, tra il XVII e il XVIII secolo, in pieno periodo barocco, grazie ai virtuosi artigiani locali, Lecce divenne il rivoluzionario centro in cui questa tecnica si innovò ed ebbe notevole successo nelle rappresentazioni religiose, tant’è che fu un espediente per avvicinare nuovi fedeli alla Chiesa.

La tecnica della cartapesta.

Ma in cosa consiste la tecnica della cartapesta?

Per spiegarla, utilizzeremo le parole della curatrice della mostra, Caterina Ragusa, che nel suo libro Guida alla cartapesta leccese. La storia, i protagonisti, la tecnica e il restauro ci illustra in maniera semplice e immediata tutti i passaggi di questa meravigliosa e secolare arte:

La cartapesta è una poltiglia ottenuta dalla macerazione di carta straccia, preferibilmente con poca cellulosa e non stampata per l’impurità che potrebbe contenere, in una soluzione di acqua e di colla di farina. A macerazione avvenuta, la carta viene pestata in un recipiente di pietra viva mediante un grosso pestello di legno (se in piccola quantità), oppure con delle ‘mollazze o pile olandesi’ simili a quelle utilizzate nella lavorazione della pasta per carta (se in grande quantità). Concluso il pestaggio si fa bollire la poltiglia ottenuta in una caldaia aperta o chiusa e di costruzione più o meno perfetta, a seconda della produzione progettata. Si possono anche far bollire gli avanzi di carta invece di metterli a macerare nell’acqua perché ciò faciliterebbe il pestaggio. Al termine della bollitura si pressa la poltiglia per spremere l’eccesso di acqua, e la si mescola con una soluzione di colla animale, di pasta d’amido, di destrina o di una sostanza resinosa. Alcuni artigiani consigliano di aggiungere una percentuale pari al 5% di cellulosa o di pasta meccanica di legno, perché ciò aumenta la resistenza nel tempo del modellato finale.
Il miscuglio che risulta dopo tale operazione deve essere bene impastato fino a risultare una massa uniforme e consistente, tale da non lasciar scolare acqua o sostanza cementante. L’impasto preparato si può applicare su leggere armature, a mano o con delle stecche, oppure può essere sistemato, comprimendo, in una forma di gesso, spalmata internamente di olio di lino, fino ad ottenere uno spessore dai tre ai cinque centimetri. Tale forma è stata precedentemente preparata dall’artigiano modellando prima il soggetto in argilla pregiata, e facendo poi colare del gesso scagliola sul soggetto stesso. Ottenuta la ‘controforma’ si versa un po’ di poltiglia pestando ripetutamente col dito indice, in modo da stenderla uniforme-mente. In seguito, servendosi di una piccola spugna, la si comprime leggermente per assorbire l’acqua residua e fare aderire la pasta alla forma.
L’impasto destinato alla forma si può anche diluire con acqua e quindi, colato nel caso in cui si voglia riprodurre un soggetto in tutto simile al modello, anche nei minimi particolari. Completata la modellatura si spalma di colla la superficie del modellato, dopo averlo estratto dalla forma, ovviamente, nel caso in cui non lo si è costruito a mano su un’armatura, e lo si porta a seccare, d’estate, all’ombra o, d’inverno, in un ambiente riscaldato da una stufa. L’essiccamento deve essere lento e graduale, ad una temperatura massima di 30 gradi per evitare che la forma si contorca per un calore eccessivo. Accertato l’essiccamento, si procede alla rifinitura con la colla già usata e con “raspe” identiche a quelle dei falegnami, si eliminano le asperità e si lisciano le superfici. Con ferri roventi, successivamente, si segnano pieghe e si modificano particolari espressivi. Si spalma il modellato, quindi, con sostanze atte a preservarle dall’azione nociva dell’umidità del tarlo e del fuoco, quali l’acqua di vetriolo o calce stemperata con ‘siero’ o chiaro d’uovo, oppure con un leggero strato di gomma lacca o con del solfato di sodio.
La sostanza più usata per la spalmatura finale prima della coloritura è il gesso diluito con colla animale. Il resto dell’impasto non impiegato può essere fatto essiccare in un apposito essiccatoio, quindi viene pestato e ridotto in polvere finissima per essere conservato e adoperato al momento opportuno. Per riconvertire in pasta di carta tale polvere basterà stemperarla semplicemente con l’acqua. La forma così ricoperta riceve una prima coloritura a tempera, per evitare che il gesso assorba i colori ad olio, ed una seconda coloritura ad olio. Il procedimento fin qui illustrato è stato adoperato dai nostri artigiani fino ad una ventina di anni fa; oggi non si pesta più la carta, ma la si acquista direttamente dalle cartiere e la si pone nelle forme a piccoli pezzi spalmati di colla e di farina.
Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant'Anna. Visitazione.
Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant’Anna. Visitazione.

Informazioni.

Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla chiesa di Sant'Anna. Locandina.

Devozione Barocca. Opere in cartapesta dalla Chiesa di Sant’Anna a cura di Caterina Ragusa e Valerio Giorgino

Inaugurazione 16 dicembre 2023 ore 17 | Chiusura mostra 14 gennaio 2024

Ex Conservatorio di Sant’Anna, Via G. Libertini, 8:30-13:00|16:00-20:30

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