IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Danilo Dolci soprannominato “Ghandi della Sicilia”

Danilo Dolci

Danilo Dolci

di Cipriano Gentilino

Per un progetto che intende dare specifico spazio sia agli autori meridionali attuali che del passato per una costante rivisitazione delle tematiche socio-culturali del meridione presento un poeta e uno scrittore, oltre che sociologo, educatore e attivista della nonviolenza :

Danilo Dolci soprannominato “Ghandi della Sicilia”.

Dolci (1924-1997), nacque a Sesana nella odierna Slovenia e sin da ragazzo si trasferì in varie località italiane a seguito dei trasferimenti lavorativi del padre ferroviere. Ha completato i suoi primi studi in Lombardia, conseguendo nel 1943 il diploma presso un Istituto tecnico per geometri e nello stesso anno la maturità artistica a Brera. Durante gli anni del fascismo, ha sviluppato una forte avversione ai regimi dittatoriali. Dopo la guerra, Dolci ha studiato Architettura alla Sapienza di Roma, dove ha seguito le lezioni di Ernesto Buonaiuti.

Nel 1952, Dolci ha scelto di trasferirsi nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in provincia di Trapani dove ha promosso lotte nonviolente contro la mafia, la disoccupazione, l’analfabetismo e la povertà. Nonostante la sua vasta ed articolata attività sociale non aderì ad alcun partito politico preferendo invece una azione che nascesse dalla base come “crescita collettiva” di popolo senza alcuna imposizione dall’alto. Più precisamente seguendo il concetto di maieutica socratica e la conseguente reciprocità nella crescita attraverso risorse personali, gruppali, comunitarie ha lavorato per una consapevolezza e una autoanalisi popolare che portassero a uno sviluppo potenziale senza autoreferenzialità e attraverso lotte e strategie non violente.

Dolci è stato il primo a utilizzare sia lo sciopero della fame in una situazione non violenta per denunciare i tormenti della mafia e la mancanza di interesse delle istituzioni statali sia il c.d. sciopero alla rovescia ( lavori non retribuiti ) nonché marce e proteste pacifiche sempre contro la mafia e per sensibilizzare la popolazione verso la quale promosse anche educazione e formazione contro l’analfabetismo che considerava alla base del potere malavitoso della mafia.

Subì un processo per diffamazione che divenne però occasione di sostegno internazionale alla sua opera e alla sua persona da parte, tra gli altri, di Ernst Bloch, Erich Fromm, Johan Galtung, Lewis Mumford, Jean Piaget, Bertrand Russell e Jean-Paul Sartre. Questa attenzione internazionale ha in seguito portato alla formazione di gruppi di sostegno in tutta Europa e volontari da tutto il mondo si sono recati in Sicilia per partecipare alle attività di Dolci.

Fu scrittore prolifico. Qui ricordo con affetto i Racconti Siciliani raccolta di storie significative della  gente povera della Sicilia dal 1952 al 1960. Mentre altri testi sono dedicati alla riflessione e alla analisi sociale. tra questi ricordo :

-“Esperienze e riflessioni”

   – Editore: Laterza

   – Anno di edizione: 1974

-“Dal trasmettere al comunicare”

   – Editore: Sonda

   – Anno di edizione: 1988

-“La struttura maieutica e l’evolverci”

   – Editore: La Nuova Italia

Nel settore della poesia ha invece scritto, tra le tante altre, una opera centrale per il suo pensiero e la sua poetica intitolata “Poema umano”. pubblicata per la prima volta nel 1974 da Einaudi e successivamente rieditato nel 2016 da Mesogea. Qui Dolci presenta il suo manifesto dell’Umanesimo resistente esplorando il nesso tra creatività e libertà.

Ho scelto 3 poesie che mi sono piaciute e che penso possano testimoniare la complessità esistenziale ed artistica di Danilo Dolci.

1. “Il mondo non ci è dato”

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Il mondo non ci è dato in eredità dai nostri padri,

ma in prestito dai nostri figli.

Noi siamo il mondo:

spetta a noi

risvegliarlo,

rinnovarlo,

riscattarlo,

difenderlo.

Spetta a noi

accendere la vita

di chi ci è vicino,

di chi è lontano:

vivere non è solo respirare

ma creare,

ricreare il mondo

attimo per attimo.

Spetta a noi

inventare nuovi modi

di essere umani,

di essere insieme,

di essere liberi.

Il mondo non è un dato,

è un compito:

il nostro compito.

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2. “L’acqua”

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L’acqua è la vita che scorre,

che nutre, che purifica.

È la forza che modella la terra,

che scava i canyon,

che accarezza le rive.

L’acqua è pazienza:

goccia dopo goccia

scava la roccia.

È persistenza:

onde dopo onde

modella la costa.

L’acqua è umiltà:

si adatta ad ogni forma,

riempie ogni vuoto.

È generosità:

si dona senza riserve,

nutre senza chiedere.

L’acqua è saggezza:

trova sempre la sua strada,

supera ogni ostacolo.

È armonia:

unisce cielo e terra,

montagne e mari.

L’acqua è come l’amore:

necessaria alla vita,

capace di trasformare il mondo.

Come l’amore,

l’acqua non si può possedere:

si può solo condividere.

Impariamo dall’acqua:

ad essere flessibili e forti,

pazienti e persistenti,

umili e generosi.

Impariamo a fluire con la vita,

a nutrire il mondo intorno a noi,

a trovare la nostra strada

verso l’oceano dell’esistenza.

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3. “La città futura”

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Immagino una città

dove le strade sono fatte di sogni,

dove le case sono costruite con speranze,

dove i parchi sono giardini di idee.

Una città dove il rumore

è il canto dei bambini che giocano,

dove il traffico

è un flusso di persone che si incontrano,

dove l’inquinamento

è solo quello dei pregiudizi che si dissolvono.

Immagino una città

dove ogni angolo è una scuola,

ogni piazza un teatro,

ogni strada una galleria d’arte.

Una città dove il lavoro è creazione,

dove il denaro è solo un mezzo,

dove il potere è servizio.

Immagino una città

dove la diversità è ricchezza,

dove l’emarginazione è un ricordo,

dove la solidarietà è la norma.

Una città dove la politica è partecipazione,

dove la giustizia è compassione,

dove la sicurezza è fiducia.

Immagino una città

che respira con i polmoni verdi dei suoi parchi,

che si nutre con il cibo sano dei suoi orti urbani,

che si muove con l’energia pulita del sole e del vento.

Una città che dialoga con il suo passato,

che vive pienamente il suo presente,

che progetta con coraggio il suo futuro.

Questa città non esiste ancora,

ma esiste già nei nostri cuori,

nelle nostre menti,

nelle nostre mani.

Sta a noi costruirla,

pietra su pietra,

idea su idea,

azione su azione.

La città futura

è già qui, ora,

nel seme delle nostre scelte quotidiane,

nel germoglio dei nostri gesti d’amore.

CIPRIANO GENTILINO


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