Dal Poemetto: “Memorie di Sicilia”. Liriche – Parte sesta
di Vincenzo Fiaschitello
Si stacca dal molo
Si stacca dal molo
la barca del mio silenzio
e io resto solo,
solo con la mia pena
come l’acqua che s’ingorga
e più non scorre via.
Tutto l’orgoglio di una vita
sprofonda nell’onda del niente
ora che il canapo è ridotto
al filamento e quasi rotto.
Sarà lungo il viaggio
che intraprendo di onda
in onda, a te lasciai la rosa
che per molte sere brillò
al chiaro lume della luna
sul davanzale della tua finestra
Va scolorendosi il mio tempo passato
A voi, amici di un tempo,
che scalate il monte per impervio
cammino, ancora per poco a me
ignoto, vorrei narrare, imbellettandolo
alquanto, il mio quotidiano vivere.
Ma poi mi chiedo se vi potrà interessare
sapere che tutto resta uguale nel perpetuo
mutamento, che c’è gioia e tormento,
amori e odi, speranze e delusioni,
un tutto frammisto, a metà o poco oltre
per un piatto e per l’altro della bilancia.
E mentre la vita è l’istante che fugge
in un sol colpo senza pause né sconti,
va scolorendosi il mio tempo passato,
la gioia della siderea infanzia
e l’inquietudine dell’acerba adolescenza
tra incontri e perdite, tra falso divenire
e apparente comprensione del senso
di un muto universo.
Appresi a muovermi con circospezione:
come soldato in perlustrazione o come
spia, pronta a cogliere ogni utile
informazione? Né l’uno né l’altro,
ma timido e oscuro sognatore col pensiero
fisso ai cieli azzurri e agli orizzonti marini,
dove il lontano si perde nell’infinito.
Il ponte sullo stretto di Messina
Così vivo è il suono
della lontana memoria
che incide e sfalda uno squillante
presente presuntuoso fino al silenzio.
E forse non è male
poiché la tua età è come un filo
elastico teso all’estremo, pronto
allo scatto brusco che brucia,
consumandoti nel tuo fragile
essere senza avvenire.
Oh, quel ponte sullo stretto
tante volte sognato, destinato
a restare una ferita sanguinante,
mai cicatrizzata!
Acqua marina
Acqua marina scintilli
al sole d’agosto
e di notte fai da specchio
alla vanitosa luna.
Incorreggibile mutevolezza:
ora culli la barca di innamorati,
ora sollevi onde, scavi
mulinelli e inghiotti quel che vuoi.
Indifferente guardi i monti
lontani, arsi dal fuoco
della mano assassina dell’uomo?
Forse no, sogni un cielo
lampeggiante, un vento
prepotente che t’alzi diluviante
a spegnere in un istante i sinistri
bagliori roventi. E l’uomo
non ha scelta tra fuoco e acqua!
Non colsi il tuo ultimo respiro
Corre il filo dell’orizzonte nel rosso
del tramonto inquieto e sanguinante
e turba l’anima sommersa
tra pensieri e pensieri. Lascia
che emerga da quel mare mosso quell’unico
pensiero di eternità che vale a scacciare
ogni male, a recidere ottusi
sogni inutili, a riscattare
le povere semplici cose della nostra vita
di ogni giorno, come il grido del pescivendolo
che un tempo per le vie del paese vantava
la sua merce al sordo scoppiettante
rombo di una motoretta. Vedo il tuo sorriso,
i tuoi occhi: ancora oggi sento la spina
che mi trafigge il cuore
perché non colsi il tuo ultimo respiro.