Dal Poemetto: “Memorie di Sicilia” Liriche di Vincenzo Fiaschitello – Parte ottava
La città della pietra barocca
La città della pietra barocca
con la sua fragile grazia
e le sue curvilinee chiude
lo sguardo nel suo più interno
punto di enigma e direttamente
punta al cuore dei ricordi.
Con tormento mi interrogo
se in lei o in me è il tradimento
della memoria di quel che fu.
Mai più potrò rivederla solitaria
e ventosa come quando ragazzo
col cuore ardente sfilavo per le sue
vie d’arte o infilavo i suoi stretti
vicoli d’Agliastrello, i saliscendi
delle sue scalinate.
Non lesinate tempo per il vostro cuore
Quale futuro per te, per l’uomo?
Non lesinate tempo per il vostro cuore,
ci diceva il buon prete di allora.
Vagavano per l’aria i suoi consigli
di paterna premura come stormi
di uccelli che sfidavano le nere
nubi di elettrici eventi. Le vele
sospinte dai venti oscuri solcavano
i pensieri delle nostre menti.
Ti scrutavo gli occhi, gli occhi
non spenti ma un po’ dolenti,
se mai potessi leggervi il passato,
quella grazia che come un seme
al sorgere del giorno si schiudeva
in fioritura di serena gioia.
Tra i vicoli deserti del paese
Nelle solitarie e fredde notti d’inverno
come pensieri corrono i viadotti
diritti tra valle e valle, s’imbucano
in profonde gole di monti
alle prime imprevedibili curve.
Tra i vicoli deserti del paese misuro
ogni segmento di solitudine,
mi chiedo se il passato ha ancora
per me il colore del corallo,
se idee pensieri e azioni di una vita
sono il letto madreperlaceo su cui
riposare o grumi nodosi e sfuggenti
che corrodono la presente mia esistenza
senza speranza di indulgenza.
Rugosi volti portano le scorrerie
del tempo i tentennamenti e le inedie,
incontrandosi, nascondono tra cadenti
e intricati rami di pensieri
quel che un tempo la vita offrì
e fingono di non riconoscersi.
Lei, non vista, accenna un ambiguo
sorriso che inghiotte come sorso
di amara medicina.
Libertà
Libertà sta dentro le regole.
Quali regole?
Fili, funamboli, guizzi
di pensieri, lasciano le menti
convulsamente impazienti
di sogni e desideri privi
di trascendente luce.
Appena ieri mi fidavo del granitico
passato, immobile nel suo spessore
di forme sovrapposte,
piramidi pronte a sfidare
ogni tempesta di oblio.
Insidie del tempo, opacità,
discontinuità, crepe.
Il buon congedo
Perché dite che Dio ha abbandonato
il mondo?
E’ vero che il mondo deflagra,
che l’acqua ricopre alberi
case e il nettare d’uva matura
al sole di giugno,
che la terra trema e lascia
pietre su pietre,
che l’uomo non si stanca
di uccidere l’uomo;
è vero che l’uomo sparge veleni
e più non tornano le rondini a primavera.
Ma è pur vero che Egli promise
-“Io sarò con voi fino alla fine dei secoli”.
Come coloro che di poco mi precedono
o di poco mi vengono dietro
attendo il buon congedo
dai vinti passi di un vivere
che inesorabilmente va spegnendo
ogni lume di ricordi.
Vincenzo Fiaschitello
Nato a Scicli il 18/10/1940. Laurea in Materie Letterarie presso Università di Roma con il massimo dei voti (1966) e Abilitazione all’insegnamento di Filosofia e Storia nei licei classici e scientifici; pedagogia, filosofia e psicologia negli istituti magistrali (Esami di Stato D.M.10/8/1966). Docente di ruolo di Filosofia e Storia nei licei statali (Vincitore Concorso nazionale a 119 cattedre, indetto con D.M. 30/6/ 1969) e Incaricato alle esercitazioni presso la cattedra di Storia della Scuola –Facoltà di Magistero Università di Roma dall’anno accademico 1965/66 al 1973/74. Direttore didattico dal 1974 (Vincitore Concorso nazionale D.M.25/9/1970), preside e dirigente scolastico fino al 2006. Docente nei Corsi Biennali post-universitari. Membro di commissioni in concorsi indetti dal Ministero P.I. Autore di vari saggi sulla scuola, di opere di narrativa e di poesia.
Onorificenza su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri: Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Decreto Pres. Rep. 2/6/1997)