Dal Poemetto “Memorie di Sicilia”. Liriche di Vincenzo Fiaschitello – Nona e ultima parte
L’acqua del fiume
L’acqua del fiume spumeggiante
e allegra scende giù dalla vetta
dei monti, di roccia in roccia.
Ha inserita in sé la fedeltà della vita
alla vita del mare che più tardi conoscerà.
Lo scalpello del vento tregua non ha,
ora si accanisce contro la pietra
di questo martoriato barocco
che tra le sue volute cela sfarzi
e dolori che apostrofano il mutevole
mondo sempre uguale. La prima luce
dell’alba carezza il volto di angeli e santi
gemmanti sulle nicchie di marmi
delle chiese, miracolo di artisti
e capomastri che ogni giorno si rinnova.
Ma i loro volti? Le loro mani?
Entro quale cunicolo di morte si aggirano?
Solo vivo resta il canto armonioso
delle loro idee di infinita bellezza.
Così di giorno in giorno vado snidando
l’oscuro oblio del tempo passato
e intravedo tra dubbi e vuota apatia quel
po’ di luce reggente il filo del pensiero
di amore che dava senso alla vita.
Nuovi barbari
Quale assenza profonda di pietà
riempie il tuo cuore
ora che dici di non riconoscere
più la tua città invasa
dai nuovi barbari,
le varie case in affitto
e soprattutto l’ultima in quella
via Ascenso Mauceri, dimora
di nobili d’altri tempi!
E’ là che torna sempre il pensiero
dove si formarono desideri e speranze.
Ingannevoli, forse, ma terribilmente
necessari. Alla lontana regalità
femminile di Beatrice e di Angelica
si inchinava il cuore dell’adolescente
a lungo indugiando in pensieri d’amore.
Sono dove tu mi vuoi
Si è fatta alta la siepe
e folto il boschetto cresciuto
così tanto che il mio sguardo
è cancellato come fa il tempo
che il ricordo annulla
in un lago di oscurità.
Sono dove tu mi vuoi,
pure ancora ricordo quell’albero
alto puntato verso il cielo
di luglio, quell’odore d’erba,
quel limìo di cicala che oggi
mi resta come malanno d’età
e lenimento d’antico rammarico.
Barlume il passato già assolto
dal non essere stato come
dai sogni desiderato.
Arida terra gibbosa
Arida terra gibbosa
mareggiante, di tanto
in tanto interrotta da brevi
ombre di mandorli e carrubi:
pensieri, metafore di vita
o vita reale? Passato vissuto?
Lama che affonda in ferita
antica alla ricerca di un senso
delle cose, aggregate lucidate
e amate, ma sempre lontane dal vero.
Sicilia
Sicilia, quante infanzie vedesti
partire e mai tornare!
Baciasti la mia infanzia solare
che brucia di te nel mio ricordo
quando l’anima veglia
sia che soffia zefiro o il vento di serir.
Questo battesimo di vita che si ritrae
tra l’ora del tramonto di un lungo
giorno e l’alba di luce piena
laverà il peccato dell’intrasformabile
passato, avvilito nella gabbia della memoria?
Che il fugace presente lo riscatti
e cessi il cupo brontolio del rimorso
nel circuito vitale del tempo senza tempo.
Vincenzo Fiaschitello
Nato a Scicli il 18/10/1940. Laurea in Materie Letterarie presso l’Università di Roma con il massimo dei voti (1966) e Abilitazione all’insegnamento di Filosofia e Storia nei licei classici e scientifici; pedagogia, filosofia e psicologia negli istituti magistrali (Esami di Stato D.M.10/8/1966). Docente di ruolo di Filosofia e Storia nei licei statali (Vincitore Concorso nazionale a 119 cattedre, indetto con D.M. 30/6/ 1969) e Incaricato alle esercitazioni presso la cattedra di Storia della Scuola –Facoltà di Magistero Università di Roma dall’anno accademico 1965/66 al 1973/74. Direttore didattico dal 1974 (Vincitore Concorso nazionale D.M.25/9/1970), preside e dirigente scolastico fino al 2006. Docente nei Corsi Biennali post-universitari. Membro di commissioni in concorsi indetti dal Ministero P.I. Autore di vari saggi sulla scuola, di opere di narrativa e di poesia.
Onorificenza su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri: Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Decreto Pres. Rep. 2/6/1997)