COVID-19: nulla sarà più come prima
Di Maurizio Nocera
La nuova peste umana, provocata da un virus invisibile e micidiale, sta mettendo a rischio l’intera popolazione della Terra. Scrivo in un momento in cui nel mondo ci sono oltre 45 milioni di contagiati e oltre un milione di vittime. Una tragedia umana, dove già alle nostre spalle c’è un’economia distrutta, un mondo irriconoscibile di rapporti sociali, di fatto solo virtuali (quindi immateriali), un modo di essere e di fare che non ha nulla più a che vedere con quanto eravamo a dicembre 2019. Evidente è lo stravolgimento (almeno per una buona parte di chi ha avuto e ha a che fare col virus) delle categorie mentali di ognuno di noi, filosofiche, religiose, temporali. Nulla è più come prima.
L’inizio dell’anno 2020 è stato contrassegnato da questa nuova forma di peste, individuata come Coronavirus (scientificamente definito Covid-19, dove CO sta per “corona”, VI per “virus”, D per “disease” ossia “malattia epidemica”, 19 l’anno in cui è apparsa). Sostanzialmente si tratta di un virus che attacca i polmoni, provoca una Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS), e li spegne essiccandoli.
Molti scienziati indicano la sua origine e trasmissione all’uomo come proveniente dal mondo animale, probabilmente risiedente nei pipistrelli. Su questo però gli scienziati stanno ancora cercando di individuarne la fonte. Si tratta di un’epidemia globale sfociata in una pandemia, cioè che interesse l’intera popolazione mondiale. A tuttora (scrivo che è già novembre) la circolazione del virus è molto attiva, e nessun continente è escluso. Si tratta della seconda ondata, che si sta evidenziando molto più pericolosa e più complicata della prima (febbraio-maggio). Gli scienziati sostengono che non scomparirà presto, che per un bel po’ di tempo dovremo cercare di convivere con esso, e che per annientare il virus occorrerà un vaccino. Su questo la comunità scientifica sta lavorando.
Alla sua apparizione a Wuhan (Cina), il primo effetto provocato dal Covid-19 è stata la quarantena delle persone ammalate. A tutt’oggi metà e forse più della popolazione mondiale si trova in uno stato permanente di auto isolamento. Le prime regole dettate dai virologi ai popoli attaccati dalla pandemia Covid-19 sono state: igiene personale, distanziamento, mascherine e divieto di assembramenti. Questo perché il virus si trasmette attraverso le goccioline di saliva o da altri contatti che trasmettono liquidi umani da corpo a corpo. Là dove queste regole sono rispettate c’è un certo controllo dell’epidemia, in altri casi, purtroppo, no.
Tali regole sono state interpretate da una buona parte della popolazione mondiale come una sorta di autodifesa dall’attacco del virus, costringendo le persone a girare con le mascherine per le strade e in luoghi chiusi, oppure trincerarsi in casa e uscire solo per le necesità più impellenti. L’auto reclusione ha cambiato la nostra vita e, con essa, il modo di rapportarci agli altri, con chi vive accanto a noi, con gli amici lontani o vicini, le persone care, che non abbiamo incontrato per mesi e che tuttora stentiamo a incontrare. Nel breve volgere di un tempo così limitato sono cambiate le nostre abitudini. Non uscire di casa (auto isolarsi) è significato e significa modi di essere psichici differenziati, ricerca del proprio Sé diverso da quello precedente all’aggressione del virus e, soprattutto, precipizio della soglia psicologica equilibratrice dello stato normale di vita. Si tratta di essere – chi più chi meno – entrati in uno stato alterato di coscienza non indotto da agenti patogeni esterni ma da un agente interno a noi stessi: la paura.
Tuttavia, in questa situazione di grande difficoltà di movimento, per fortuna non siamo rimasti del tutto isolati dal mondo. La tecnologia ci è venuta incontro. In un certo senso, il web ci ha permesso di rapportarci gli uni agli altri. Attraverso, internet, mass media, social network, video telefonate, video conferenze e quant’altro, pur nel totale auto isolamento, stiamo riuscendo a vivere in una sorta di corrispondenza reciproca, che ci permette di ordinare la spesa per via telematica (portata a casa da volontari), e che ci permette molti altri servizi (acquisti vari, operazioni bancarie, ecc.) garantiti dalla connessione digitale.
Tuttavia, dobbiamo convincerci che per un prossimo avvenire (lontano o vicino che sia) le cose del mondo non cambieranno tanto facilmente, perché NULLA SARÀ PIÙ COME PRIMA. E quando finalmente ci libereremo da questa maledetta peste, ci accorgeremo che il mondo non sarà più lo stesso.
Io che per natura sono ottimista, mi auguro e spero che il MONDO-DOPO, sia migliore.
Foto tratta dal sito: https://www.instituteforthefuture.it/