Cos’è l’SPL: Comitato della Salvaguadia dei Patrimoni Linguistici
L’SPL è un comitato non propriamente conosciuto, una istituzione scientifica che ha il compito della Salvaguadia dei Patrimoni Linguistici è salvaguardare e promuovere le lingue e i dialetti d’Italia.
Sono sicuro che quando hai letto la parola dialetti hai storto un po’ il naso e forse ti sarà venuta la mente una delle tante frasi che si dicono quando si parla di valorizzazione dei dialetti italiani:
- i dialetti non possono essere insegnati a scuola perché cambiano da paese a paese
- i dialetti sono sinonimo di ignoranza e di superficialità
- I dialetti sono ottimi per parlare tra amici o per far ridere, ma non certo per parlare di scienza e filosofia
- ormai dialetti non li parla più nessuno. Cercare di tenerli artificialmente in vita non ha senso
- i dialetti fanno parte della civiltà preindustriale, quando non ci si parlava da paese a paese ma oggi con un mondo globalizzato non sono più di alcuna utilità
- dopo tutti gli sforzi fatti per unire l’Italia e dare una unica lingua tutti è assurdo tornare al mondo dei dialetti
- i dialetti sono un impedimento all’apprendimento dell’italiano perché fanno confondere i bambini
- il dialetto è solo una perdita di tempo: meglio imparare l’inglese
Sai che ti dico? Tutte queste affermazioni sono FALSE e smentite da decenni dalle ricerche linguistiche.
Nessuno prima d’ora ha avuto il coraggio di dirlo apertamente. Infatti, in Italia c’è una disinformazione spaventosa sul tema della tutela linguistica.
Una disinformazione che danneggia non solo le lingue e i dialetti di per sé, ma anche chi li parla… e chi non li parla.
Il Comitato per la Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici è nato proprio per questo: divulgare la verità sul patrimonio linguistico italiano.
Come nacque il CSPL
Ti racconterò la storia di un giornalista che nel lontano 2010 aveva acceso la televisione.
Pensava di passare un momento di spensieratezza tra un articolo e l’altro, e invece si trovò di fronte a uno spettacolo raccapricciante. Un canale RAI stava trasmettendo degli spot pubblicitari per festeggiare il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Fin qui nulla di strano…
Il problema è che questi spot denigravano apertamente la diversità linguistica italiana. Si faceva passare l’idea che le lingue e i dialetti fossero un retaggio del passato, un ostacolo alla comprensione, un’accozzaglia ridicola di suoni e parole che la RAI si vantava di avere debellato.
Questo allucinante messaggio passò nelle case di milioni di italiani ignari. Così il nostro giornalista decise che bisognava fare qualcosa.
Non era un giornalista qualsiasi. Si trattava di Giovanni Marco Polli, da più di trent’anni attivo nella tutela delle lingue locali di tutta Italia e del mondo.
Accese il computer ed aprì un gruppo Facebook per protestare contro questi questi spot.
Il nome? Contro lo spot Rai 2010 sui “dialetti”: vergogna, sono lingue vive!
Inizialmente pensava a una protesta solitaria, o quasi. Si sa: il dialetto non interessa a nessuno!
Quanto si sbagliava…
Nel giro di poche settimane il gruppo Facebook arrivò a contare oltre 3000 membri, costringendo la Rai a cambiare in fretta e furia gli spot.
Questa fu una grande, inaspettata vittoria. Ma non fu la più importante.
Infatti, il gruppo Facebook mise in contatto molti appassionati di lingue e dialetti provenienti da tutta Italia. Per la prima volta nella storia, si trovarono in un unico gruppo di discussione per parlare della condizione delle proprie lingue.
Si resero conto che il patrimonio linguistico italiano era in pericolo, e solo unendo le forze avrebbero potuto salvare le lingue e i dialetti italiani.
Qualcuno propose di creare un comitato nazionale per tutelare la diversità linguistica italiana.
Dopo 2 anni di lavori, nel 2013 nacque il Comitato per la Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici.
Ora, eccoci qui, impegnati nella divulgazione della verità riguardo le lingue e i dialetti italiani.
Lingue o dialetti?
All’inizio della nostra avventura con il gruppo Contro Lo Spot RAI eravamo entusiasti, ma peccavamo di inesperienza. Volevamo salvare il patrimonio linguistico italiano, ma non sapevamo come fare. Discutevamo spesso sul da farsi, ma ci muovevamo al buio. Avevamo paura che, prima o poi, ci saremmo arresi.
Invece, nel corso delle nostre discussioni abbiamo avuto la fortuna di trovare dei docenti di linguistica che ci hanno guidato nel nostro percorso, arricchendo le nostre conoscenze, la nostra consapevolezza e la nostra motivazione a proseguire la nostra battaglia.
Le cose che ci hanno insegnato sono molte, ma tra tutte ce n’è una che ha rivoluzionato la nostra percezione della questione, e che è al centro di ogni nostra attività.
Abbiamo imparato a vedere i dialetti come vere e proprie lingue.
Anzi, ti dirò di più: ci siamo resi conto che la parola “dialetto” è un vero e proprio insulto!
Ti sembrerà strano, ma pensaci bene. Se qualcuno ti presentasse un idioma chiamandolo “dialetto”, ti verrebbe voglia di impararlo?
Non credo proprio… anzi, inizieresti a pensare a povertà, ignoranza, chiusura, incomprensione da città a città…
Insomma, è una parola che discrimina… una parolaccia rivolta a una lingua e a chi la parla!
Se hai compreso questa nostra posizione hai lo spirito giusto per mettere Like alla nostra pagina Facebook. Sarai aggiornato giornalmente sulle novità sul mondo della diversità linguistica.
Non siamo soli.
Te lo dico perché chi arriva a leggere fin qui spesso crede che noi siamo un gruppo di folli visionari.
La realtà è ben diversa… tutto l’opposto di quello che saresti portato a credere.
Infatti, molti enti internazionali hanno lanciato il campanello di allarme. Sanno che le lingue regionali italiane sono a rischio di estinzione e chiedono a gran voce serie azioni di salvaguardia.
Questi enti sono:
- il Consiglio d’Europa con la Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie;
- L’Unione Europea con la Relazione sulle lingue europee a rischio di estinzione e la diversità linguistica nell’Unione europea;
- L’UNESCO con L’Atlas of endagered languages.
E l’Italia?
Purtroppo l’Italia è ancora molto indietro sul piano della tutela linguistica. Nel 1999 è stata approvata la legge 482/99 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche“.
Fin qui tutto bene, se non fosse che all’interno della legge è presente una lista di minoranze riconosciute che è ampiamente insufficiente perché lascia scoperta una larghissima parte delle lingue storicamente parlate in Italia.
Per di più, lo Stato italiano non ha ancora ratificato la Carta delle Lingue Regionali e Minoritarie, nonostante l’abbia sottoscritta impegnandosi ufficialmente nel processo di ratifica.
Scopri la verità sulle lingue e i dialetti italiani
Eccoci arrivati alla fine del viaggio… o per meglio dire, all’inizio!
Infatti, il mondo delle lingue italiane è davvero entusiasmante e ricco di sorprese. Se deciderai di seguire le attività del Comitato per la Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici, tutti i pregiudizi negativi nei confronti dei “dialetti” si scioglieranno come neve al sole.
Ti lascio con un piccolo assaggio:
- Parlare in dialetto non è assolutamente sinonimo di ignoranza o ristrettezza economica. Questo è vero a maggior ragione al giorno d’oggi. Infatti, i linguisti hanno dimostrato che nei momenti di erosione linguistica, cioè quando una lingua è in via di estinzione, le persone che parlano l’idioma minoritario sono in genere ricche ed istruite. Il motivo è semplice: questa categoria non teme di essere giudicata inferiore. Chi invece è povero e scarsamente istruito deve dimostrare di fare parte della società “bene” e quindi finisce per utilizzare una sola lingua: la più prestigiosa.
- Non è vero che insegnare il dialetto ai bambini crea problemi nell’apprendimento dell’italiano o delle altre lingue. Tutt’altro. Il bilinguismo, anzi, fa benissimo: è una vera e propria palestra del cervello. Le ricerche hanno dimostrato che essere bilingui significa essere più intelligenti, più tolleranti e più portati per le lingue rispetto a chi parla una lingua sola. Inoltre, allontana malattie degenerative del sistema nervoso come morbo di Alzheimer.
- Chi dice che “con i dialetti non si fa nulla” non sa di cosa parla. Infatti, in molte regioni in Europa e nel mondo la lingua regionale viene utilizzata per promuovere il territorio. Quindi il “dialetto” può diventare un’offerta turistica e portare ricchezza al territorio in cui è parlato. In certe zone, come nei Paesi Baschi, intorno alla lingua locale ruota un’industria di centinaia di milioni di euro!
Le persone che sono a conoscenza di ciò che ti ho raccontato fin qui sono ancora poche.
Se stai leggendo queste parole, sei uno di loro: ora sai la verità.
Per questo ti invito a iscriverti al nostro gruppo ufficiale:
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Questo articolo è stato tratto dal sito ufficiale dell’SPL ritenendo di particolare interesse culturale la divulgazione delle loro finalità.