IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Corte, corteccia e corridoio

L'inchino

Di Eliano Bellanova

Nelle Corti della Vecchia Europa era obbligo l’inchino al potere costituito: il Re, la Regina e i Primi Ministri, che spesso erano i veri regnanti. Quando la Monarchia cadde in quasi tutti gli Stati europei, subentrarono altre forme istituzionali, denominate Repubbliche.

Tuttavia l’inchino rimase come retaggio storico. Definito simbolo di servaggio, fu ripescato per farne ancora una volta simbolo di potere. Nelle Corti insistevano la forma e l’apparenza, la vernice e la diplomazia, l’ipocrisia e il tradimento. Nelle attuali Repubbliche, se osserviamo bene, sussistono le stesse cose. Sussiegosi e obbedienti si rivelano i figli di coloro che si erano ribellati al “sistema”, ovvero una sorta di catarsi dal “Sessantottismo”, che ha consegnato alla società soggetti incapaci di esprimere un pur elementare pensiero personale. La propaganda insistente, perfino insolente, ha ottenuto l’effetto di dar vita agli “uomini-robot”: obbedienti e osservanti, essi non trovano di meglio che assolvere a meraviglia la parte di “yes-man”.

Interpretano alla perfezione il soggetto “he’s man enough for that”, per cui essi sono perfino perfetti nell’assolvere la funzione del “quieto vivere-quieto obbedire”. L’Italia esprime in pieno tale asserto. In periodo di coronavirus i dissensi sono catalogati come “negazionismo”. Coloro che dissentono sono elementi pericolosi. Nella questione vaccini anti-covid, nella quale un ragionevole dubbio è confuso con il negazionismo, sono stati “arruolati” dal potere personaggi di ogni ordine e grado per tessere e stessere una tela che avrebbe fatto invidia a Penelope, la sposa paziente che seduta al desco sartoriale non trovava di meglio che compiere ogni giorno le stesse cose. Analogamente giornalisti, presentatori e presentatrici TV, non trovano di meglio che tessere la tela di Penelope, lasciando ai rari Ulisse un destino problematico.

Pur tuttavia la storia ha consegnato Ulisse ai posteri come simbolo di libertà, nel mentre Penelope cadde ingenerosamente nella trama intessuta dai Proci, cui forse sarebbe spettato un anagramma meno clemente. La parabola del figliol prodigo ripresenta un Ulisse riveduto e corretto, mentre il Governo in carica presenta naufraghi in cerca della “petrosa Itaca” per non perdere il potere. Per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana i politici al potere hanno chiesto soccorso, non solo al coronavirus ma anche ai giornalisti di ogni ordine e grado per affermare le loro tesi e confutare quelle altrui, rivelando una pochezza di spirito e di mente allarmante e inquietante.

Ove mai non sia sufficiente il linguaggio pedissequo e puerile dei politici, giunge in soccorso quello dei “patrocinanti in Cassazione” del giornalismo, allo scopo di ottenere, dare e ricevere. Nella sostanza del “do ut des”, i soggetti sono contraenti “inter pares”, pronti a rinnegare parole, antefatti e fatti, nel caso in cui la situazione dovesse prendere un’altra direzione.

Intelligenti pauca…

Eliano Bellanova

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