“Con gli occhi del cuore” di Nunzia Vulpio, l’esistenza al limite di Giada per irresponsabilità e indifferenza istituzionali
di Paolo Rausa
Leggere la storia di Giada attraverso le parole di Nunzia Vulpio, sua madre adottiva, è un tuffo al cuore. Una vicenda particolare, come ce ne sono tante purtroppo, che denotano le battaglie che siamo chiamati a combattere per amore. Dall’esito incerto, ogni volta si ricomincia daccapo… Sembra quasi che ogni gesto d’amore debba essere s/compensato da atteggiamenti di superficialità, nella migliore delle ipotesi, e di sciatteria da parte di quelli che dovrebbero tutelare la vita umana di chi viene loro affidato. I bambini orfani si attendono di poter vivere attraverso l’affido una vita serena.
Invece, non si capisce se per un atteggiamento di superficialità o di irresponsabilità e pusillanimità, i bambini vedono affidati senza che siano stati preventivamente visitati ed eventualmente curati. Si preferisce ignorare il loro stato di salute, affidando ai genitori adottivi la verifica delle condizioni di salute congenite. Chi scopre di non poter avere figli e tuttavia vive il forte desiderio di averne uno/a chiede attraverso l’affido la possibilità di riversare tutta la passione verso la nuova creatura, che immagina sia sana e se non lo è pretende almeno di essere avvisato.
A Nunzia e Giuseppe, giovani sposi, con il forte desiderio di avere un/a figlio/a, accade di rivolgersi al Tribunale dell’affido e di vedersi appioppare una bambina senza che siano loro a dover scegliere, non tanto per discriminare quanto per verificare se esista un feeling naturale e spontaneo prima di decidere. Ma questo non è dato. I due giovani sposi vengono convocati in Tribunale e informati che potranno adottare una bimba che altri hanno deciso al posto loro. Non se la sentono di mettere in discussione questo metodo, anche perché può sembrare che siano proprio loro a discriminare scegliendo dal gruppo il più bello, il migliore, il più sano, ecc. Niente di tutto questo.
Ma Nunzia e Giuseppe non si tirano indietro. Il loro gesto è umanissimo, abbracciano il fagottino che racchiude Giada, il fiore di pietra, e se portano a casa, coccolandolo ed esponendolo alla famiglia. Tutto bello, tutti contenti, i nonni soprattutto. Salvo accorgersi dopo un’attenta ed accurata disanima che la bambina è stata colpita da una sindrome seria che la rende menomata e disabile. Che fare? Restituirla in cambio di un’altra come avrebbero potuto fare? Neanche per idea. Non siamo al mercato. La accolgono e la amano di più perché la sua disabilità la rende più fragile. Quanto amore riversano Nunzia e Giuseppe e quanto coraggio dimostrano nel prendersi cura di Giada e anzi di ripetere il gesto e l’azione di adozione scegliendo un’altra bambina, di nome Francesca!
Anzi è lei che li sceglie e anche Giada. Insieme affronteranno la vita con il gioco e con leggerezza. I genitori non si danno per vinti. Indagano a modo loro per poi scoprire la infingardaggine dei responsabili del Tribunale. Scoprono che le condizioni della bambina erano risapute e che è stato commesso un vero e proprio abuso: perciò i responsabili devono pagare. Ma non è semplice. Il Tribunale si muove come una lumaca, gli avvocati non se la sentono di difendere una famiglia normale contro i potenti locali che gestiscono così questa forma di assegnazione. I periti tardano a compilare la loro relazione, addirittura non si presentano alle udienze.
Alla fine la sentenza lascia l’amaro in bocca tanto è superficiale e non veritiera. Anche la richiesta ad uno studio noto della capitale dà forfeit e allora non resta che il ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Su tutto spicca il comportamento delle istituzioni che chiudono gli occhi di fronte a queste procedure irresponsabili. Solo il Presidente Mattarella, a cui è stato inviato il volume, riconosce che la “storia è bellissima, coinvolgente ed esemplare”: un alito di ossigeno in un mondo di menefreghismo. Intanto il libro è alla seconda edizione, ha vinto il Premio internazionale all’impegno sociale 2021 “Rosario Livatino-Antonio Saetta-Gaetano Costa” magistrati uccisi dalla mafia e il premio speciale “Fondazione don Carlo Gnocchi”. Una bella soddisfazione, ma anche la prova che è possibile sfondare il muro del silenzio e dell’indifferenza. Finito di stampare nel Novembre 2021, D&b Stampagrafica Bongo, Gravina di Puglia (Ba), pp. 122 € 12,00.