Come gli uccelli al Teatro Fontana di Milano, gennaio e febbraio 2024
articolo di Serena Rossi
Dal libro di Wajdi Mouawad, durata tre ore con 15 minuti di intervallo, Regia di Marco Lorenzi
Un progetto de Il Mulino di Amleto Una produzione A.M.A. Factory, ERT-Emilia Romagna Teatro Fondazione, Elsinor Centro di Produzione Teatrale e Teatro Nazionale di Genova in collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa e Festival delle Colline Torinesi con il sostegno di Bando ART-WAVES Produzioni 2022 e 2023 della Fondazione Compagnia di San Paolo.
“Ecco perché anche se è un’impresa disperata, una scommessa persa in partenza bisogna continuare a credere nel sogno di vivere insieme”
(da Tous des oiseaux – Come gli uccelli)
Potente, toccante, tagliente: Tous des oiseaux / Come gli uccelli di Wajdi Mouawad – scrittore, regista, cineasta libano-canadese – vanta già numerose traduzioni e messinscene in tutta Europa. L’opera di questo innegabile genio ha acceso dibattiti e scosso gli spettatori, grazie alla sua storia e all’altissima qualità della sua scrittura. La compagnia Mulino di Amleto, dopo il successo di Festen, presenta questo testo per la prima volta in Italia con la regia di Marco Lorenzi e la traduzione di Monica Capuani.
La storia racconta un’epica familiare, quella della famiglia Zimmerman: giovani e innamorati Eitan e Wahida (lei araba, lui di origine ebrea) si conoscono a New York, in una bellissima scena di incontro d’amore. La loro storia fiorisce, a dispetto delle origini e delle difficoltà. Ma qualcosa va storto sull’Allenby Bridge – il famoso ponte che collega (ma allo stesso tempo divide, perché i controlli sono serratissimi e non a tutti è permesso il passaggio) – Israele e Giordania, cambiando il corso della vicenda.
In una dimensione sospesa, simbolica e potente, i piani temporali finiscono per mescolarsi, sospendersi, sovrapporsi. Arrivano i genitori, i nonni: per tutti sarà l’occasione di guardarsi negli occhi e di affrontare il dolore dell’identità, il demone dell’odio, la rigidità delle ideologie.
In una realtà storica fatta di conflitti, dolore, odii e attentati si dipana un labirinto di storie, eredità dimenticate, lotte fratricide che dà vita a un’indagine emotiva sulla propria identità culturale e sulle proprie origini.
«Da più di due anni abbiamo abbracciato un testo attraverso il quale Wajdi Mouawad ci sembra voglia ricordare che “il Teatro può essere il luogo e l’occasione per creare spazi dove i “nemici” possano ancora dialogare e far sentire insieme una voce, anche se infinitamente piccola, che non è quella dell’odio. […] In questo senso il teatro può essere questo spazio.”
Gli ultimi efferati accadimenti avvenuti in Israele e a Gaza, ci ricordano che tutto questo è vero, vivo e dolorosamente attuale. Ma noi insistiamo a credere che grazie a capolavori come quelli di Mouawad, il Teatro sia ancora l’unico luogo dove le assurdità della Storia possono essere rappresentate, per discuterle insieme, perché pensiamo – forse utopisticamente – che non si debbano più ripetere. Le vogliamo sul palco per cercare di comprenderle in ogni loro sfumatura, soprattutto attraverso le antinomie presenti negli esseri umani, attraverso le loro paure e speranze. Pensiamo che sia giusto non tirarci indietro di fronte ad un testo quanto mai attuale nello scandagliare la guerra, l’odio tra i popoli, le pretese e le indissolubili identità che ci formano. Pensiamo che sia giusto non cambiare una virgola, ma riconsegnare Come gli uccelli nella sua forza dolorosa e luminosa…così come è stato concepito. Perché se è vero che il mondo intorno a noi, oggi, riverbera ancora più cupo all’interno del nostro spettacolo, sentiamo anche che la luce e l’amore che lo attraversano lasciano un segno. E abbiamo la fiducia che questo segno possa essere il lascito profondo per gli spettatori». Marco Lorenzi (il regista)
Scenari ben studiati con immagini in macro di vetri con pioggia o un fiore rosso che si scioglie in sangue o nevischio e una spiaggia sabbiosa che richiamano ambientazioni esterne ed emozioni interne.
Su di esse scritti anni e titoli a ricordare una nemesi storica ed una traccia degli eventi…1967, 1982, 2011,2013.
Brevi accenni di storia tradotti in italiano ed in arabo sullo schermo.. Gli attori giovani e bravi.
Emozionanti le scene dell’innamoramento a New York sui tavoli ballando e baciandosi a lungo, i due giovani protagonisti, lui Ethan israeliano, lei Wahida araba sono internazionali, fuori da ogni schema, fuori dagli schemi conservatori della famiglia ebraica di Ethan, rigida e conservatrice. Wahida è orfana dei genitori quindi più libera.
Nelle vicende appare la donna senza sentimenti, la nonna di Eithan, fumatrice sul palco, figura ben riuscita, che poi si svelerà anch’essa umana.
Il tema centrale riguarda un istero sul padre di Ethan e verrà svelato nella seconda parte, più dinamica e vivace.
Molto riuscita la figura parlante che racconta spesso la scena in arabo e gira sul palco.
Memorabili i testi di scena tesi e poetici. L’intera opera è intrisa del parallelismo tra uomo e uccelli e volo e pensiero, che rende profondi i dialoghi e i testi con richiamo ai capitoli e ai titoli.
Il teatro Fontana con questa produzione si riconferma un punto di riferimento della cultura milanese.