IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

“Come fu che solfeggiando imparai a leggere da solo”, è il titolo di un bel saggio di Mario Marti, pubblicato in “Salento, quarto tempo”, Edipan, 2007. 

Palazzo Prefettura - Lecce

di Giorgio Mantovano

“Mio padre era un miracolato, per non dire che era miracoloso. Era appena alfabeta, perchè aveva frequentato solo le prime due classi delle Scuole Elementari; certo, sapeva leggere e scrivere normalmente, o quasi normalmente, perchè a volte soffriva una qualche lentezza o una qualche difficoltà. 

Tuttavia, da musicante, quale presto divenne (suonatore di trombone di canto prima, poi di bombardino e infine di basso), poi seppe progredire a musicista …

… Quando mio padre decise d’insegnarmi la musica e di mettermi tra le mani il genis, mi trasmise subito la definizione di che cosa fosse la musica, come a suo tempo era stata consegnata a lui: “La musica è l’arte bella, la quale per mezzo dei suoni esprime i sentimenti dell’anima nostra”. 

Bella, vero ? Semplice e chiarissima. A tutt’oggi ignoro quale ne sia la fonte originaria, nonostante qualche ricerca; e mi piacerebbe conoscerla. 

Poi si passò al solfeggio; e mi consegnò una sorta di grosso fascicolo, quasi un libro, oggi direi approssimativamente in ottavo, con grosso e breve titolo in copertina, e tutto pieno di note musicali al suo interno. 

Mio padre mi avvertì che era il “metodo Bona“; e dunque me lo ricordassi. Certamente non avevo più di cinque anni, perché non andavo ancora a scuola; quindi, non sapevo leggere; e fu quel “Bona” ad essere il mio primo libro di lettura, e non solo musicale. 

Chi fosse Bona, lo seppi poi molto tempo dopo: il cerignolese Pasquale Bona, notevole teorico della musica e musicista egli stesso; e anche autore di quel malloppo dal colore marroncino. … Gli occhi mi si abituarono a quelle formulette sempre uguali, e cominciai a riconoscere le lettere dell’alfabeto; poi automaticamente le mettevo in relazione tra di loro e le ripetevo a memoria, quando passavo da un esercizio all’altro. 

… Così, quando, a sei anni entrai in classe il primo giorno di scuola alla “Cesare Battisti”, divenni subito un eroe, anzi “l’eroe”, perchè sapevo gia leggere: “Puru subbra lli giurnali?”, ricordo che uno mi chiese; e io sorrisi d’ironia e di superiorità; come se la lettura dei giornali fosse diversa. 

Il sillabario lo misi subito da parte. Fra l’altro, aveva in prima pagina cinque figurette, relative alla forma delle cinque vocali.

 …. La mia prima maestra si chiamava Lenti; mi pareva assai alta – ma io ero ben piccolino – ed aveva la gonna lunga fino a terra, che le scendeva armoniosa, a pieghe sciolte e diritte. Prese a volermi bene”…

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