Civiltà del Mediterraneo orientale: Le città di Sidone (2000 – 1000 a.C.) e di Tiro (1000 -574 a. C.)SIDONE (fenicio Òīdōn; gr. Σιδών; lat. Sidon)
Di Giovanni Teresi
L’antico nome della città fenicia continuata dall’odierna Ṣaidā (v.).Considerata la città più antica dell’intero Libano, vi sono stati rivenuti resti risalenti alla cultura acheuleana, la quale si sviluppò nel Basso Paleolitico fra 1,76 milioni e 130’000 anni fa. Per intenderci: non stiamo ancora parlando di Homo sapiens e l’Uomo di Neanderthal era ancora vivo e vegeto quando nacque il primo nucleo di Sidone.
Con il tempo la città si sviluppò sempre di più, riuscendo a dare il suo contributo all’intera regione; pare infatti che furono dei coloni di quest’ultima a fondare Tiro, città di cui con il tempo diventerà acerrima rivale.A differenza di quest’ultima, tuttavia, Sidone mantenne sempre un basso profilo in politica e ciò le permise di dedicar tempo pieno alle proprie principali attività economiche: tintura e vetro, quest’ultimo considerato il migliore della Fenicia.
Come il resto della regione, nel 351 a.C. subì l’invasione dei persiani e, meno di 50 anni dopo, quella di Alessandro Magno; quest’ultimo, in particolare, fece anche costruire un meraviglioso sarcofago, tutt’oggi visibile al Museo archeologico di Istambul.La sua posizione, tipica delle città fenicie (un promontorio che si protende nel mare costituendo un porto naturale) spiega il suo precoce sviluppo come città di navigatori e di coloni.
Tuttavia la tradizione annalistica indigena, che si è conservata in parte per quanto riguarda Tiro, è andata perduta per Sidone, sì che nulla è noto, nemmeno sotto forma di leggenda, della sua storia antichissima. Benché il suo nome sia attestato nelle lettere di Tell el-‛Amārnah e in documenti egiziani geroglifici, le sue relazioni di dipendenza dall’Egitto nel 2° millennio a. C. non risultano chiare. Ma dall’essere Ṣīdān considerato come il primogenito di Canaan nella Tavola dei popoli biblica (Genesi, X, 15), dall’essere i Fenici designati nei poemi omerici col nome di Sidonî (cfr. specialmente Iliade, VI, 290; Odissea, IV, 618) e dallo stesso uso in molti passi biblici, si è indotto con ragione che negli ultimi secoli del 2° millennio Sidone dovesse detenere la supremazia sulle altre città fenicie, mentre alla fine di esso o al principio del 1° si affermò la supremazia di Tiro.
Questa dovette addirittura assoggettare Sidone, pur mantenendosi il termine Sīdonīm (Sidonî) come designazione generica dei Fenici fino a tempo tardissimo, come è dimostrato dalla sua presenza in monete dell’età ellenistica; sicché vediamo il re di Tiro Ittoba’al (Ethbaal della Bibbia) portare il titolo di “re dei Sidonî”. Come colonia costituita da profughi di Sidone (probabilmente in seguito a eventi analoghi a quelli che lasciarono la loro eco nella leggenda della fondazione di Cartagine) veniva ritenuta Arado, all’estremo nord della costa fenicia, ed è anche possibile, benché non documentato in alcun modo, che i primi stabilimenti fenici in Africa, precedenti la fondazione di Cartagine da parte dei Tirî, siano dovuti a coloni di Sidone.
Notizie più sicure sulla storia di Sidone si hanno negli annali dei re di Assiria: essa è menzionata tra le città tributarie di Aššurnazirpal e dei suoi successori, sempre insieme con Tiro, Biblo e Arado, e sembra, nella decadenza di Tiro, avere riassunto la supremazia in Fenicia: nella grande rivolta delle città fenicie contro Salmanassar IV, il re Lule (Eluleo dei Greci) di Sidone, appare come capo della coalizione: sconfitto e costretto alla fuga da Sennacherib, questi gli sostituì nel regno Ittoba‛al (Tubal negli annali assiri). Un altro re di Sidone, forse il successore immediato di Ittoba‛al, formò una coalizione contro Asarhaddon: sconfitto, fu fatto prigioniero mentre cercava scampo sul mare, e ucciso (675 a. C.); la città fu devastata e i suoi abitanti deportati in gran parte. In seguito a ciò, sembra che Tiro abbia ripreso il sopravvento; nella grande campagna fenicia del re di Babilonia Nabucodonosor II, anche Sidone fu un’altra volta presa e saccheggiata (cfr. Ezechiele, XXXVIII, 23) prima del memorabile assedio di Tiro.
La caduta di questa ridiede prestigio e potenza a Sidone, che conservò una sorta di primato sugli altri regni fenici di Tiro, Biblo e Arado, e fu a capo della grande rivolta del 351 a. C. contro Artaserse Oco provocata dal faraone Nectanebo II: in quest’occasione appare come re di Sidone, secondo Diodoro Siculo, Termes, che si è voluto identificare col Tabnit, capostipite della dinastia di cui sono giunti a noi i superbi sarcofagi con lunghe iscrizioni fenicie (altri collocano questa dinastia nell’età ellenistica). La rivolta fu soffocata (a quanto si narra per il tradimento dello stesso Termes) e Sidone ancora una volta fu presa e quasi interamente distrutta.
Tuttavia risorse, ed era in fiare al tempo della conquista macedone, che essa accolse favorevolmente: il suo re Stratone (probabilmente ‛Abd‛astart) fu tuttavia deposto da Alessandro e sostituito con un suo parente Abdalonimo.Sotto i successori di Alessandro, Sidone, pur conservando i suoi re, stette sotto il dominio dei Tolomei, e, dopo il 197 a. C., sotto quello dei Seleucidi. La monarchia si mantenne a Sidone più a lungo che nelle altre città fenicie; una prova dell’alto grado di benessere raggiunto allora da Sidone è data dagli splendidi sarcofagi dell’età ellenistica che vi sono stati rinvenuti. Dal dominio seleucidico Sidone passò, col resto della Fenicia, sotto quello romano nel 64 a. C.
L’antica città di Tiro (fenicio, Ṣr; greco Týros).Principale città fenicia, anticamente su un’isoletta rocciosa prospiciente la costa cui fu unita con istmo sabbioso durante l’assedio di Alessandro Magno.Dipendente dalla terraferma per cibo, acqua, combustibile, si rivolse soprattutto alle attività artigianali e commerciali, alla navigazione e alla colonizzazione. Nota già nei testi egiziani di esecrazione (sec. XIX a. C.), poi nelle lettere di Tell El Amârna (sec. XIV a. C.) come regno vassallo dell’Egitto e rivale di Sidone, si affermò come il maggiore porto siro-palestinese verso il 1000. Il re Ḥīrām I costruì il tempio di Melqart e si alleò con Israele per spedizioni commerciali nel Mar Rosso (verso Ofir). Alla stessa epoca iniziò anche il commercio tirio nel Mediterraneo, che si sviluppò nei secoli successivi: la principale colonia, Cartagine, fu fondata nell’814 a. C. Con il sec. VIII gli Assiri (che già prima avevano riscosso tributo) si fecero più minacciosi, conquistando quasi tutta la Fenicia; Tiro (grazie alla posizione insulare e all’appoggio egiziano) resistette agli assedi di Esarhaddon e di Assurbanipal e mantenne la sua autonomia, alla quale tuttavia pose fine il re babilonese Nabucodonosor (573 a. C.).
Città importante sotto l’impero persiano, si oppose ad Alessandro Magno che la espugnò e distrusse (332 a. C.). Restò il principale centro della zona sotto Tolomei e Seleucidi. Nel 64 a. C. fu annessa alla provincia romana di Siria, conservando statuto di città libera; divenne colonia con Settimio Severo. Ancora all’epoca delle Crociate (fu presa agli Arabi nel 1124 e perduta nel 1291) era porto strategicamente importante. § Sono stati identificati i due porti di Tiro (sidonio ed egiziano), e gli scavi nel settore meridionale hanno messo in luce una via porticata con colonne e mosaici, un edificio con bacini e canalizzazioni e tre gruppi di costruzioni, tra le quali un edificio a peristilio, tutti di età romana.
Intorno alla città si sono rinvenute tombe in roccia del periodo fenicio (sec. VIII-VII a. C.), necropoli romane e bizantine e un ipogeo romano del sec. II d. C., con pitture raffiguranti scene mitologiche e d’oltretomba.Bibliografia:
Bibliografia: Enciclopedia Sapere e TreccaniGiovanni Teresi Antico Castello a Sidone e ruderi della città di Tiro