Il porto di Asuncion cambia sede ma ritrova l’anima
di Tiziana Leopizzi
Si fa strada un’attenzione particolare alla Cultura in Paraguay. C’è voglia di recuperare le tracce del passato a partire dal centro storico che ebbe il massimo fulgore ai primi del Novecento.
L’arte non ci stanchiamo mai di ricordarlo, nasce come comunicazione. I graffiti degli uomini primitivi sulle pareti stanno li a dimostrare che é qualcosa di atavico per l’essere umano perché l’immagine lavora appunto sul profondo di ciascuno di noi ed è più incisiva oggi di qualsiasi pubblicità. Forte di questa consapevolezza e grazie all’effervescenza dell’arte contemporanea in questo Paese, il Ministero della cultura ha scelto di promuove mostre di artisti paraguaiani e non in modo da riportare la vita in determinati luoghi ingiustamente trascurati. É questo il caso del Porto storico di Asuncion, una struttura di grande respiro, ricca di fascino, rimasta inutilizzata dopo lo spostamento del traffico mercantile in altra sede.
Lasciamo alle nostre spalle la passeggiata che costeggia il fiume, ed entriamo nell’imponente galleria di accesso con gli affreschi delle terribili guerre che hanno devastato il Paese alla fine dell’Ottocento.
Entriamo nell’immenso salone che una volta ospitava le merci. Come primo passo del progetto di recupero, il 13 aprile é stata presentata “Narrativa del Cabotaje Arte e Territorio” proprio per sottolineare il rapporto tra il grande fiume e il territorio.
Lia Colombino figlia di Carlos Colombino e anima del Museo del Barro, struttura ormai storica di cui parleremo in altra occasione, ha aderito con slancio al progetto e ha curato l’esposizione insieme a Claudia Casarino. Le opere esposte provengono da tre realtà importanti, la Fondazione Migliorisi che ha sede fissa proprio al Museo del Barro, lo stesso Museo e collezioni private.
Entrando l’installazione di Monica Gonzales. L’artista usa oggetti umili che, grazie al suo intervento decontestualizzante, diventano strumenti del suo fare arte. Gonzales ha recentemente conseguito il primo premio della prestigiosa prima edizione del Concorso Nazionale di Scultura Josè Luis Ardissone Ferreiro promosso dall’ing.Roque Ardissone in memoria del figlio purtroppo prematuramente scomparso.
A destra due pannelli della raffinatissima opera bianco su bianco dell’artista concettuale Osvaldo Salerno, tra i primi sostenitori del Museo del Barro e molto presente sulla scena artistica istituzionale e non. A questa fa da contraltare, al di sotto del vano scala che lo incornicia, l’ imponente volto a più facce, di Carlos Colombino, artista amatissimo e imprescindibile nella storia dell’arte del Paraguay.
Seguiamo il cerchio del percorso individuato dalle opere. Siamo di fronte al lavoro di Enrique Careaga che in questo lavoro, uno dei massimi simboli del Barro, pur scandendo lo spazio in rigorose geometrie, ci invita a esplorare l’infinito, la sua dimensione preferita. Una composizione di tessuti poi é sulla parete accanto a testimoniare la cultura indigena realizzata con tinte e fibre naturali per mano di Hilda, Antonia Carema e Jorgelina Ruiz rimbalzano il proprio messaggio sull’installazione a terra di Ediltrude Noguera, composta da figure in ceramica ginecomorfe. A seguire le sculture tessili, stilizzate e sospese, nei loro abiti “strecciati “ proposte da Carla Casarino. Giocando con la propria ombra l’opera di fil di ferro di Celso Figueredo in realtà lancia un grido per il pericolo immanente dei cambiamenti radicali di cui é vittima e carnefice la nostra epoca, epoca magistralmente riassunta fino a ieri nel grande manto di Ricardo Migliorisi, un capolavoro di tecnica, storia e poesia, il grande libro del Paraguay costruito come un patchwork fatto di immagini, ognuna un denso capitolo. Perfetta la collocazione a fianco dei delicati rotoli di Ana Baumann dalla grafia evanescente sovrastati dall’altra opera, l’abito cerimoniale Ishir Caraguatà che proviene dal Museo del Barro dove l’opera della Comunità Ishir tomaraho del Maria Elena accoglie nel quotidiano i visitatori lasciando loro un segno indelebile. Ticio Escobar, eccelso intellettuale, accende una luce sull’impatto del Delylyby qui raffigurato, il mitico personaggio dell’Olimpo Paraguayo. Il ritmo é incalzante, ogniopera chiama l’altra e allora non ci resta che concludere con l’auspicio che il Ministro della Cultura Adriana Ortiz insediato da soli 8 mesi, possa procedere, é il caso di dirlo, a vele spiegate.