Carlo Levi si è fermato a Matera
di Maria Pina Ciancio
Le sue opere, esposte nel seicentesco Palazzo Lanfranchi (1) sede del Centro Levi, rappresentano struggenti squarci di vita della realtà lucana a cui nessun visitatore sulle tracce della storia e di se stesso dovrebbe sottrarsi
Carlo levi non è stato solo autore del noto romanzo Cristo si è fermato ad Eboli, ma di tanti momenti ed episodi di vita lucana realizzati sulla tela con i colori e i pennelli. Le sue opere, animate da un profondo interesse sociale e umano, sono diffuse e conosciute oltre che in Italia in numerosi altri paesi stranieri, in cui la Fondazione Carlo Levi organizza mostre e manifestazioni itineranti.
Esiliato politico da Torino al sud dell’Italia, durante il periodo del confino a Grassano e ad Aliano, dipinse tra i suoi quadri più memorabili, segno soprattutto di una conquistata maturità artistica -come sostiene M. M. Lamberti- che va dall’intellettualismo del primo periodo a un vitalismo di pittura non mentale, ma impastata di fisicità e intrisa di pathos febbrilmente vissuto. “Il paesgagio di qui, era il meno pittoresco che avessi veduto mai” scrive nel Cristo “per questo mi piaceva moltissimo. Non c’era un albero, una siepe, una rocca atteggiata come un gesto fermo”.
Con la pittura lucana Levi si avvia verso un realismo essenziale, un rapporto emotivamente partecipe con il mondo che lo circonda e che rappresenta il punto d’arrivo della sua evoluzione figurativa, distaccandosi dalla fase lirica torinese e dalle istanze espressionistiche precedenti.
Carlo Levi scriveva e dipingeva contemporaneamente. Le immagini che realizzava “non erano solo pure forme” come sostiene Manlio Cancogni, “erano simboli viventi nel senso più vero della parola, cioè apparenze sensibili di significati nascosti, immersi nella memoria collettiva, più profonda della storia. Simboli, nella loro ambiguità, pieni di verità e saggezza”.
Fu infatti durante la sua permanenza in Basilicata, che Levi scoprì e imparò ad amare un mondo a lui nuovo e sconosciuto, quello dei contadini, della gente del sud, la gente “vera” che soffre e lavora. I quadri del confino, che è possibile definire quadri-manifesto di impegno civile, ritraggono quel paesaggio lucano dagli “umili colori”, come scrive alla madre (2) in una lettera del ‘35, scene di vita contadina, ritratti di personaggi che conosceva, donne, vecchi, bambini.
Soprattutto intenso e magnetico fu il rapporto con i bambini, numerosissimi sono i ritratti che ne fece. Erano quei bambini che, come scrive ancora nel Cristo “mi venivano a cercare a casa, restavano a scaldarsi al fuoco della cucina, o mi chiedevano di salire a giocare sulla terrazza. Tre o quattro soprattutto mi erano attorno. Il più piccolo era il figlio della Parroccola”.(3)
Il rapporto tra pittura e scrittura fu dunque simbiotico, Levi dipingeva raccontando e raccontava dipingendo. L’amica e scrittrice Natalia Ginzburg scrive che dopo aver letto il romanzo ebbe la sensazione che Levi “scrivendo non raccontasse, ma dipingesse e cantasse”.
Quasi sicuramente 64 i quadri realizzati in Lucania tra l’agosto del ’35 e il maggio del ’36, ed esposti in una mostra permanente a Matera, che insieme ai suoi scritti e alle sue riflessioni, evocano l’anima più profonda e l’essenza più nascosta del nostro sud, con una carica altamente poetica e fortemente suggestiva.
1) Nella piazzetta Pascoli si trova il Palazzo Lanfranchi (del 1668) sede del Centro Carlo Levi e della Pinacoteca Nazionale. Nato come seminario per volontà del monsignor Lanfranchi, dopo la demanializzazione il Palazzo ospitò il liceo classico, ove insegnò anche il poeta Giovanni Pascoli, ed il Convitto Nazionale.
2) Di seguito riportiamo un breve passaggio della lettera: “Umili sono i colori di questa terra che anche Dante e Virgilio hanno chiamato così: e proprio in questa umiltà è la sua bellezza: ho dipinto ieri il primo paesaggio grassanese, una distesa di colline e di campi bianco-giallastri, con radi alberi grigi, e le prime case bianche e grigie del paese…” da ‘Lettera di Carlo Levi alla madre’, Torino, Archivio della famiglia Levi (in Carlo Levi e la Lucania, Dipinti del confino 1935-1936, De Luca Edizioni D’Arte.
3) da ‘Cristo si è fermato Eboli’, Tascabili Einaudi 2005.
Maria Pina Ciancio