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Camera Usa sanziona la Corte dell’Aia per il mandato d’arresto contro Netanyahu: arroganza e prepotenza, preludio ad un disordine mondiale

Indiani-america

Stati Uniti

di Pompeo Maritati

L’arroganza dimostrata dagli Stati Uniti non è solo un tratto distintivo della loro politica estera, ma anche un motore di instabilità che mina l’equilibrio mondiale. Le sanzioni contro la Corte Penale Internazionale e le dichiarazioni su annessioni improbabili, come quella del Canada o della Groenlandia, non sono episodi isolati: rappresentano un sistema consolidato di prepotenza che lascia pochi margini di manovra alla diplomazia internazionale.

Gli effetti di questa politica sono sotto gli occhi di tutti: conflitti prolungati, crisi economiche regionali e un ordine mondiale sempre più dominato dalla legge del più forte. L’Europa, la Cina e la Russia, che rappresentano tre dei principali attori globali, non possono più permettersi di rimanere passivi di fronte a questa deriva.

Questi paesi, pur con interessi divergenti, hanno un motivo comune per rivedere i loro rapporti con gli USA: proteggere la stabilità mondiale e affermare un ordine multipolare. Gli Stati Uniti, utilizzando il dollaro come arma economica e imponendo sanzioni unilaterali, hanno dimostrato di non avere remore nel sacrificare le relazioni economiche globali per perseguire i propri interessi nazionali.

Una coalizione tra Europa, Cina e Russia potrebbe non solo bilanciare l’egemonia americana, ma anche creare le basi per un sistema economico alternativo, svincolato dal dollaro. Ridimensionare gli USA significa sottrarre loro la posizione dominante che utilizzano per imporre la loro volontà, e ciò può avvenire con l’unica arma che davvero li ferirebbe: l’economia.

Le principali economie mondiali dovrebbero accelerare la transizione verso una nuova architettura finanziaria, sviluppando valute alternative e sistemi di pagamento che superino la dipendenza dalle infrastrutture americane. L’Europa, ad esempio, potrebbe rafforzare l’euro come valuta di riserva, mentre la Cina potrebbe promuovere l’uso dello yuan nelle transazioni internazionali. Russia, dal canto suo, ha già dimostrato di poter sviluppare canali di scambio alternativi per aggirare le sanzioni.

L’obiettivo non è solo punire gli Stati Uniti, ma anche riaffermare l’importanza di un ordine mondiale basato sulla cooperazione, piuttosto che sulla coercizione. Se una parte significativa del mondo smettesse di utilizzare il dollaro per il commercio internazionale o evitasse di fare affidamento su prodotti e servizi americani, gli USA vedrebbero ridimensionata la loro influenza.

Ovviamente, un’alleanza tra Europa, Cina e Russia non sarebbe priva di ostacoli. Differenze ideologiche, interessi strategici contrastanti e sfiducia reciproca potrebbero complicare la creazione di un fronte comune. Tuttavia, la necessità di contrastare un egemone globale prepotente potrebbe fungere da catalizzatore per un dialogo più profondo.

Questa coalizione potrebbe anche aprire nuove opportunità di cooperazione economica e tecnologica, rafforzando legami che oggi sono spesso trascurati. Ridurre la dipendenza dagli USA significherebbe investire in infrastrutture comuni, nella ricerca e nell’innovazione, creando un contrappeso che promuova la stabilità globale.

Gli Stati Uniti devono comprendere che il mondo non può più tollerare un atteggiamento da “bullismo internazionale”. Continuare su questa strada non farà altro che alimentare l’instabilità e isolare progressivamente Washington dal resto del pianeta.

Un fronte compatto tra Europa, Cina e Russia invierebbe un messaggio chiaro: la prepotenza non paga. Se il mondo smettesse di servirsi degli USA per beni, servizi e transazioni economiche, il loro predominio inizierebbe a sgretolarsi. Non è una scelta facile, ma è una strada necessaria per garantire un futuro in cui le nazioni siano realmente indipendenti e rispettose delle reciproche sovranità.


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