“Calze lunghe, calze corte e mezzecalzette”
Di Riccardo Rescio
È incredibile, ma anche incredibilmente vero, a chiacchiere collaboriamo tutti in sinergia, condividiamo idee, progettualità, finalità e obiettivi, nella realtà dei fatti poi ognuno va per il proprio viottolo rigorosamente da solo, perseguendo il proprio mero interesse.
Purtroppo i sentieri percorsi con mille difficoltà dalla stragrande maggioranza delle persone implicano ostacoli, incontri, a volte confronti, che potrebbero essere più facilmente superati o evitati se invece di seguire viottoli impervi, camminassimo insieme su una strada ben individuata, condivisa e percorribile, in compagnia, collaborazione, mutuo soccorso e supporto.Oltre alle difficoltà oggettive, ci sono troppo spesso anche quelle gratuite messe in campo dalle mezzecalzette, che non sono figure immaginarie, ma persone reali che operano in tutti i campi del sociale.
Mezzecalzette che senza alcuna competenza specifica si ritrovano, per opera dello spirito santo, a ricoprire ruoli dove è possibile esercitare anche piccoli, discrezionali, esercizi di potere, che spesso compromettono l’altrui percorso. Mezzecalzette che hanno terrore dei confronti, perché incapaci, incompetenti, che hanno spesso come costante l’arroganza accompagnata da egocentrismo, altezzosità e strafottenza. Persone reali riconducibili ai personaggi che nelle favole sono voluti dagli autori per creare prove a volte estreme, difficoltà e ostacoli, da far affrontare a quei cavalieri senza macchia e senza paura che intendevano sposare la figlia del Re. Le favole lo sappiamo bene tutti sono metafore della vita, ma anche racconti di realtà in altro modo non raccontabili.
Che la vita sia di per sé un percorso ad ostacoli è scontato, ma quando si aggiungono anche quelli gratuiti creati dalle perversioni, irrealizzazioni e insoddisfazioni di alcuni, che riversano le proprie frustrazioni sugli altri, diviene più oneroso sopportare il tutto.Se le capacità, la resistenza, la costanza e la determinazione, una volta palesate in alcuni casi possono costituire un ostacolo, dall’altra invece sono l’enorme vantaggio, lo zoccolo duro per poter superare tutto e raggiungere la meta prefissata.È risaputo che chi ha determinazione, voglia di fare e perseveranza la spunta, ma non necessariamente devono trovarsi di fronte alle agli piccoli e grandi ostacoli creati dalla umana stupidità.
È altrettanto scontato che prima o poi l’inconsistenza, travestita da proclamate certezze, fantasmagoriche promesse, da compiaciuti e falsi apprezzamenti, si evidenzierà in tutta la propria nullità.La legge di mercato in qualche modo regola queste distorsioni e punisce con l’oblio chi al pubblico non si comporta in modo adeguato, pur dipendendo per il proprio sostentamento dallo stesso pubblico. Regola che purtroppo non si riscontra e non avviene nel pubblico impiego.
La presunzione di certezza della intoccabilità del proprio posto di lavoro gioca un ruolo deviante, deformante, perverso, del pensiero, che permette a quelle sparute minoranze di screditare, il lavoro serio e professionale di tanti lavoratori del pubblico impiego. Le cosiddette mele marce ci sono in ogni settore, sta ai responsabili delle istituzioni attuare tutti i sistemi per perseguire tali componenti impropri e sta anche alle organizzazioni di tutela dei diritti di lavoratori, non coprire, giustificare, tantomeno avallare tali comportamenti al fine di tutelare la credibilità di tutti le persone che con abnegazione compiono il proprio con serietà e competenza. Senza entrare nel merito del libro di cui abbiamo utilizzato l’immagine di copertina, se effettivamente non siamo un Paese di mezzecalzette, falsifichiamo il luogo comune che lo scredita pesantemente, se invece veramente le mezzecalzette sono in prevalenza, invertiamo questa deprecabile tendenza, facciamo in modo che la cultura, la genialità, la creatività, che ci hanno sempre contraddistinto, riprendano lo spazio che meritano di avere in ognuno di noi.