IL PENSIERO MEDITERRANEO

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“Calcio senza Confini”: conversazione-intervista con Andrea Ferreri, dell’Associazione Bfake

Murales

di Enrico Conte

Il mio incontro con Andrea Ferreri per parlare del progetto “Calcio senza confini” avviene in un caffe’, di fronte a noi la riproduzione in formato gigante di un quadro di Edward Hopper, ambienti silenziosi, figure umane pensierose  e solitarie: precisamente l’opposto di ciò che ho trovato assistendo alla prima partita del torneo “Calcio senza confini”, edizione 2024.

Andrea, e il suo gruppo, rientra a pieno titolo nella categoria sociale dei costruttori di luoghi, dei quali ci parla con passione Elena Granata nel suo “Placemaker ….. “bisognerebbe riscrivere la storia delle città dell’ultimo secolo, sostiene l’urbanista, partendo dagli spazi aperti, dalle piazze e dalle strade, dai vuoti piuttosto che dai pieni, dai luoghi dove le persone si incontrano, camminano, giocano”. Appunto.

Alla nostra destra un tavolino con due signore molto eleganti, sembra che parlino dei nipoti che studiano all’estero, alla sinistra un uomo al telefono… affari, scadenze.

In campo, per le partite del torneo,  ci sono squadre  di varia composizione, per età, provenienza sociale, per colore della pelle, per lo più residenti in un quartiere periferico, la 167 a Lecce, o “zona 167” come veniva chiamata negli anni ’70 quando, nel giro di pochi anni, si trasferirono in quell’area di recente urbanizzazione, circa 5000 persone, per lo più provenienti da abitazioni del centro storico, ormai in semiabbandono, o da appartamenti umidi realizzati nel ‘900 a ridosso delle mura della città antica. Uomini e donne figli del boom econonomico, di un’epoca con gli ascensori sociali in movimento.

Andrea è stato dottore di ricerca in filosofia a Milano, durante quel periodo  ha anche lavorato presso le case editrici Mimesi e Meltemi.Ultimi suoi libri “Sugli spalti” e “Ultras ribelli del calcio”.

Ha organizzato, come prima esperienza in Lombardia, un Torneo anti razzista, il calcio, mi dice, è uno sport molto popolare, ed è una pratica che abbatte con facilità barriere, sociali e culturali.

Quando è tornato a Lecce, nel 2008, riprende quell’esperienza e fonda l’Associazione Bfake e una piccola casa editrice Edizioni Bepress.

E’ stato anche in Gambia, 4 anni, con il progetto Brufut educational project, e  ha partecipato alla costruzione di una scuola elementare, con il calcio ha organizzato diversi tornei nei piccoli villaggi gambiani.

In questo nostro progetto, qui nel quariere vicino allo stadio di via del Mare, mi racconta, siamo arrivati  all’ottava edizione, ma il torneo parte 15 anni fa, all’inizio eravamo in un campetto dell’ex Ospedale psichiatrico, l’Opis, che era stato chiuso dopo la legge Basaglia del 1978.

Dopo qualche anno fermi con il torneo, per mancanza del campo sportivo, la svolta arriva quando abbiamo partecipato ad un bando di “Fondazione con il Sud”, dalla quale otteniamo un cospicuo fianziamento che ci ha consentito di recuperare due campi di calcio e fondare una scuola di calcio gratuita per i bambini del rione, 150 complessivamente,  tra i 6 e i 14 anni.

Tutto questo in una zona della città che, adesso, ha 30mila residenti, frutto di un  processo di gentrificazione, che parte con la costruzione di questi quartieri.

Dopo l’interruzione causata dalla pandemia nel 2020  riprendiamo le attività e ora il torneo ha 15 squadre, composte da senegalesi, montenegrini, gambiani, rom e, ovviamente, anche italiani, come Danilo e Massimiliano: ….o no?

In tutto 300 atleti e 700 persone che, settimanalmente, ruotano in questa struttura  del Comune di Lecce, data in gestione alla Parrocchia di San Giovanni Battista e con la quale collaboriamo.

Non ci sono grossi problemi tra le comunità interessate, il calcio ci aiuta anche perchè  al progetto si associano altre iniziative di ampio respiro che interessano un pubblico più vasto. Il cibo multietnico, per esempio, che è un potente veicolo di aggregazione.

Abbiamo ovviamente rispettato il Ramadam in un contesto che,  già a suo tempo, quando nel 1990 arrivarono in Puglia gli albanesi della nave Vlora, aveva dimostrato di avere nelle sue corde una naturale vocazione all’apertura, d’altronde il Salento è terra “finale”, ma contemporaneamente anche di arrivo, di transito, con una attitudine al negoziato.

Con l’aiuto di mio fratello artista, Chekos art, abbiamo realizzato i murales  che si trovano qui nel quartiere Stadio, dove si organizza anche un micro festival musicale “A vele spiegate”.

Mentre sullo sfondo si sentono le canzoni di Bob Marley, e  gli odori della brace e della birra, ripenso alle parole di un romanzo ….”lo sport numero uno della nuova era è un’eterna gara di autoscontri”, dice Paul Auster nel suo  ultimo “Baumgartner”.

Nella metafora del grande scrittore americano, conclude Andrea,  prevale il capitalismo selvaggio, in un’ epoca senza freni che crea disuguaglianze delle quali si nutre lo stesso capitalismo, come fosse un cannibale, un conte Ugolino che, per aumentare le sue ricchezze a scapito della popolazione e delle categorie sociali più fragili, crea uno scontro continuo  alimentando l’individualismo.

Con questo contrasto tra due luoghi così diversi, uno reale nelle parole di Andrea e uno descritto con tratti tanto sommari quanto efficaci dallo scrittore di origine ebraica, ci allontaniamo dal caffè dove resta a guardarci, con il suo silenzio interrogativo, una delle donne dipinte da Hopper.


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