IL PENSIERO MEDITERRANEO

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“Buonanotte, Signor Lenin” viaggio alla fine dell’impero sovietico di Tiziano Terzani

Buonanotte, Signor Lenin di Tiziano Terzani

di Paolo Rausa

A vent’anni dalla scomparsa (28 luglio 2004 a Orsigna, era nato a Firenze il 14 settembre 1938) proseguono le iniziative in omaggio a Tiziano Terzani. Fra l’altro nell’ambito del Festival della Letteratura di Mantova verrà rappresentato “Un indovino mi disse”, con Peppe Servillo alle 21:30 del 4 settembre p.v. in Piazza Castello, https://www.festivaletteratura.it/it/2024/eventi/19-un-indovino-mi-disse-4167 . Lo stesso spirito che anima questi spettacoli, pubblicazioni, incontri, conferenze sta nella ripresa di un suo itinerario di viaggio compiuto nel 1991 nel cuore asiatico dell’Unione Sovietica con l’intento di trascorrere due settimane, che poi sono diventate due mesi, e con lo scopo di raggiungere e descrivere “la fine geografica dell’impero”, trovandosi invece “a viaggiare nella fine storica di quell’impero”.

Pubblicato l’anno successivo con il titolo suggestivo di “Buonanotte, Signor Lenin”, il libro termina con il saluto finale al Mausoleo di Lenin nella piazza Rossa di Mosca, a quel che restava dell’uomo potente di una volta che con la sua azione aveva travolto la Russia degli zar e aveva impresso un’orma pesante sulla storia e sul cammino dei popoli e una gloriosa e in seguito, come dimostrerà Terzani nel suo lungo viaggio, deludente e drammatica indicazione di liberazione dallo sfruttamento, il sol dell’avvenire. Il Grande Padre della Patria, come lo aveva definito Stalin, ora qui è “ridotto a una testa vuota e a due mani color di un’arancia: non più dio, non più santo e neppure più “compagno”. Terzani, sorridente e bisbigliante, conclude così questo viaggio nel cuore asiatico dell’impero sovietico, agli estremi, l’ultima Thule un tempo.

Come spesso capita con le più belle avventure della vita, anche questo viaggio cominciò per caso”, con un visto ottenuto per andare nelle isole Curili, nel febbraio 1991, l’ultima frontiera dell’impero sovietico, i “Territori del Nord”. Da lì, da quell’estremo avamposto del socialismo, sarebbe partito il viaggio dentro i sogni infranti, il fallimento di un’idea, un’aspirazione e un desiderio di cambiare il mondo, inattuati, “fra le macerie di questo disastro”, fra i popoli ai quali non resta che “spartire la comune miseria”. L’incontro casuale a Kunašir, una delle quattro isole Curili, con un giovane giornalista della Komsomolskaya Pravda di Mosca lo spinge a visitare la Siberia. Coglie perciò al volo la proposta di partecipare ad una spedizione lungo il fiume Amur, che segna il confine fra l’Unione Sovietica e la Cina, dalla sorgente alla foce, circa 4350 chilometri, con tappe sulle due sponde, in battello.

Partenza da Habarovsk il 16 agosto 1991. Terzani è avvinto da questi sterminati paesaggi naturali ed è colpito dalla natura che non si commuove. “Sta per calare il sole e la natura riprende la sua incredibile aria innocente, ignara com’è dei sentimenti umani”, scrive.  E’ colpito dalle diverse modalità con cui sovietici e cinesi lo vivono: gli uni hanno cinto le sue sponde di filo spinato munite di torri di avvistamento, dalla parte cinese invece sorgono città e attività legate all’economia del fiume. Per l’Unione Sovietica è solo la frontiera di un territorio conteso già appartenuto alla Cina. Nessun ponte lo attraversa. Terzani si documenta, osserva le persone, le loro forme sociali organizzate. Ovunque senso di abbandono e disperazione. Lo spirito del socialismo, se mai arrivato, ora è trascinato via dalla corrente del fiume. Ovunque comunità disperate, senza prospettive, frutto delle politiche di deportazione attuate da Salin. La quiete del lento sciabordio del battello sul verde e il nero dell’acqua è interrotta il pomeriggio del 19 agosto dalla radio che gracchia un messaggio comunicazione: un colpo di stato a Mosca! La notizia poi confermata rende incredulo Terzani e inquieto. Vuole scappare, correre a Mosca dove si sta facendo la storia. Che ci faccio ancora su un fiume al termine della notte mentre altrove sta cambiando il mondo? Qui non si notano segnali di allarme, le acque scorrono placide come la vita delle comunità che vivono sul fiume. Finalmente l’Amur si butta nel mare e così “questa immensa, dura Siberia, trova la sua pacifica, dolce fine nel mare”. Da Alma Ata, in Kazakhstan, ha modo di riflettere sul mestiere del giornalista. Si viene pagati “per fare quel che molti altri pagano per fare, viaggiare il mondo e cercare di capirlo”.

Comincia qui una viaggio all’interno delle 5 province in cui Stalin aveva suddiviso il Turkestan, il grande cuore dell’Asia, islamica per lo più, ma percorsa da suddivisioni etniche con il trasferimento/deportazione dei russi, con problemi di convivenza irrisolti e fonte di continue rivolte e scontri. E poi l’altro aspetto più significativo è la separazione delle attività produttive, dove ogni Paese così suddiviso partecipa ad una parte del ciclo produttivo senza terminare la realizzazione del prodotto, creando una parcellizzazione e una dipendenza dai disegni concepiti e imposti dall’alto.

Per poter ottenere questo è stato necessario combattere e mettere fuorilegge la cultura locale e nazionale, abbattere i monumenti più significativi, vietare la professione dei culti e in particolare di quello islamico. Dio era il Partito, il Partito era Dio. Un disastro si apriva sotto i suoi occhi. Una struttura gerarchica burocratica governava tutto, anche i minimi particolari, dai permessi alla ricerca degli alloggi, dall’impiego degli/lle interpreti ai controlli apparentemente nascosti ma ben visibili del KGB. Il colpo di Stato a Mosca e la fine del comunismo lasciano intatte le gerarchie locali, che cambiano nome al partito ma restano saldamente al potere. Vengono abbattute le statue di Lenin e i monumenti che ricordano la grandezza degli eroi locali o nazionali. La Via della Seta resta un ricordo lontano, confuso nella polvere e nella sporcizia e nell’abbandono delle gloriose città, una volta famose: Samarcanda, la bella della Terra, Bukhara, la bellezza dello spirito. E ovunque indifferenza dei popoli, tensioni a volte fra le varie etnie, difficoltà a reperire le materie prime e gli approvvigionamenti ora che il filo rosso dell’impero è stato reciso. Il paesaggio resta sempre suggestivo, soprattutto le montagne. Ne subisce il fascino: “Non sono religioso ma le montagne mi sono sempre parse la cosa più vicina al divino”. Non mancano le dispute territoriali sui confini creati artificialmente dal regime comunista: Uzbeki e Tagiki, Armeni e Tagiki si contendono lembi di terra abitata dagli avi e allora assegnata con decreto presidenziale sovietico.

L’idea di ricostituire l’antico stato del Turkestan trova proseliti ma subito dopo viene osteggiata dalle élite locali che da decenni sono attaccate saldamente al potere. Terzani vuole cercare di capire se e come si stanno organizzando i democratici, va alla loro ricerca. Vuole conoscere i punti di vista e i propositi di chi si affanna a portare una ventata nuova dopo i settantaquattro anni di un regime crollato così all’improvviso e senza lasciare i segni visibili della sua rovina. Possibile che la “Grande Rivoluzione d’Ottobre” sia morta così nel suo letto semplicemente di vecchiaia? si chiede. Se come sistema di potere fondato sull’intolleranza e sul terrore il comunismo è finito, che cosa faranno ora “i potenti, tronfi di vanagloria per aver vinto la guerra contro il comunismo, rimasti senza concorrenza, senza sfide, senza stimolo?” si chiede, sgomento e confuso, Terzani.

Quali nuovi equilibri si creeranno? Come i popoli troveranno la strada di uno sviluppo democratico e corretto? Queste domande ci rivolge l’autore che come “giornalista viaggia per il mondo e cerca di capirlo” con gli splendidi reportage che guardano oltre le apparenze per andare al cuore dei problemi che attanagliano la nostra esistenza nel mondo. Davanti al Mausoleo di Lenin alla fine del suo viaggio Terzani si sente perso, ma non ha dubbi: “Il comunismo è morto, ucciso dal suo stesso carattere e ancor più dai suoi amministratori/sacerdoti/burocrati che l’hanno avvilito e disumanizzato”. TEA, Tascabili degli Editori Associati S.r.l., Milano, 2022, Seconda ristampa Opere di Tiziano terzani pocket febbraio 2022, pp. 423, € 12,00.


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