“Auschwitz” di Francesco Guccini per “La musica nella storia e nella poesia” nella Giornata della Memoria
di Pompeo Maritati
Per la serie “La musica nella storia e nella poesia” oggi, nella Giornata dedicata alla Memoria, la dedichiamo ad Auschwitz una canzone scritta e musicata da Francesco Guccini.
Guccini scrive e canta la storia terribile ed emblematica di un anonimo bambino morto e bruciato nel famigerato campo di sterminio nazista (il 27 gennaio, data della liberazione dei prigionieri di Auschwitz, è stato proclamato universalmente e perennemente giorno del ricordo e della memoria).
Una storia-simbolo delle altre sei milioni di vittime dell’orrore hitleriano, ma è da rimarcare che Guccini non si limita alla condanna del nazismo ma allarga la sua condanna a ogni guerra e allude probabilmente al dramma della guerra in Vietnam, allora in corso” [P. Jachia, Francesco Guccini, Editori Riuniti, Roma 2002, p. 25] Scrive ancora Jachia [cit., p. 25]: “Un testo semplice, immediato, fatto di brevi versi, sostenuto per lo più da rime facili, ma artisticamente e retoricamente efficace e in grado di esprimere una forte e sincera commozone poetica. Per tutto questo Auschwitz conquistò subito il consenso unanime di cattolici, comunisti, anarchici, libertari”.
Qui di seguito l’esecuzione originale di Francesco Guccini:
Desidero proporvi l’esecuzione del gruppo Equipe84 che a me è sempre molto piaciuta per il loro arrangiamento più orecchiabile.
Francesco Guccini nasce a Modena il 14 giugno 1940, ma a causa della guerra trascorre l’infanzia e parte dell’adolescenza nel paese dei nonni paterni, Pàvana, località dell’Appennino pistoiese al confine con il territorio bolognese.
Guccini frequenta l’Istituto magistrale a Modena negli anni ’50 ed è nel 1957 che inizia a suonare la chitarra, sull’onda dell’avvento in Italia del rock’n’roll, e a scrivere le prime canzoni.
Si iscrive all’Università, una prima volta, nel ’58-59: Facoltà di Magistero, indirizzo Lingue e Letterature straniere.
Nell’ottobre 1958 diventa istitutore presso un collegio di Pesaro: viene licenziato, nel dicembre dello stesso anno, per incompatibilità con il ruolo richiestogli dalla direzione.
Dal ‘59 al ‘60 lavora come giornalista alla Gazzetta di Modena; lascia la professione, amata ma poco remunerativa, per approdare alle orchestre da balera.
Nel 1961 si trasferisce con la famiglia a Bologna e si unisce ad un gruppo di musica da ballo (I Marinos diventati poi I Gatti); continua a suonare fino al 1962, quando è costretto a partire per il servizio militare. Al ritorno, nell’ottobre del 1963, decide di tornare a studiare all’Università, Facoltà di Magistero con indirizzo in Materie Letterarie, rinunciando così ad entrare a far parte dell’Equipe 84.
Nel 1965 inizia l’esperienza di docente di lingua italiana presso la sede bolognese dell’università americana Dickinson College, attività che proseguirà fino al 1985; collabora con l’agenzia pubblicitaria dell’amico Guido De Maria scrivendo, tra le altre, le sceneggiature di Salomone pirata pacioccone, per Amarena Fabbri; assieme al disegnatore di fumetti Franco Bonvicini, nel 1969, concepisce e realizza i primi quattro episodi delle Storie dello spazio profondo.