Annelisa Addolorato: Paesaggi dell’anima, paesaggi del Sud. L’energia del mare Ottavio Rossani
Questo nome facilmente lo associo alla cultura italiana, alla poesia, alla pittura, e anche alla critica poetica, oltre che al giornalismo. Giornalista, ha studiato scienze politiche e sociali, occupandosi di economia, politica, cronaca, attualità, e anche in questa veste viaggiato in varie parti del mondo. Da molti anni, tra le altre cose, firma il blog POESIA del Corriere della Sera. Pur essendo nato a Sellia Marina (nel 1944), il ‘luogo dell’anima di Ottavio Rossani è un altro paese della provincia di Catanzaro: Soverato. Si tratta di un amore corrisposto, dal momento che nel 2019 questa cittadina calabrese gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Da qui, dove ha studiato e vissuto, è partito dopo il 1960 per realizzare i suoi studi universitari e poi lavorare a Milano (dove all’epoca erano più diffuse le testate giornalistiche, anche nazionali), entrando nel mondo del giornalismo professionale, senza mai allontanare il suo spirito di appartenenza da questi luoghi, dal sud.
Soprattutto, come cifra della sua scrittura, prendo in considerazione due sillogi:
La luna negli occhi (nino aragno editore, Torino 2019) e Soverato (i Quaderni del Bardo editore, Lecce 2019), da lui stesso definita una autoantologia.
La copertina di quest’ultimo libro è la riproduzione del quadro-poesia visiva, dello stesso Rossani, intitolato Mare Jonio dalla collina di Soverato, e prelude al tuffo nel libro, con un denso melange di colori caldi e freddi, proprio come la composita poetica dell’autore, e anche come i colori reali del sud evocato e descritto nel libro. Soverato è cifra del poeta, essendo il paese in cui è nato e in cui ama tornare, sia direttamente sia sovente con il pensiero, come scrive alla fine del libro, con un pensiero pacifico e benaugurante per la razza umana e per il mondo:
“Voce di profeta è linfa per la speranza.
Un giorno ci sarà pace tra gli umani,
in ogni spazio e in tutte le terre.
Forse da qui non vedrò l’Aurora,
ma sarò riconciliato con i miei avi,
e con i posteri che sapranno cercare
finalmente il ‘centro del mondo’.
Per me è stato ed è ancora Soverato.”
(p. 70)
Qui descrive anche in poesia tradizioni e feste popolari locali: tra tutte gli ex-voto biscotti a forma di mani, piedi, gambe, realizzati in occasione della festa di San Rocco, a Soverato, in Calabria.
Anche, parla di vita quotidiana, con le sue specificità, dove il valore del ricordo è incommensurabile:
“La casa arancione
La casa arancione era al centro
di una pianura lussureggiante,
ogni stagione le sue primizie.
Alberti, distese di cetrioli, pomodori,
si passava in mezzo ai filari
senza preoccuparsi delle bisce.
Prima della spiaggia c’era il casolare
dove offrivano zuppe di ricotta.
D’inverno si andava a caccia di tordi.
Fu l’unico tempo spensierato,
rimasto nella memoria come un altare.”
(p. 37)
Uno spazio grande viene dedicato nei suoi versi, e nelle sue opere pittoriche, ai colori e umori collegati alla natura e al mare, alla sua grande presenza e importanza per lui, che con questa poesia apre la silloge:
“Favola
Una goccia alla volta
Lo zampillo si redime
sul Lungomare di Soverato.
Mormorio
sulla parete dei rampicanti.
(…)
Un gioiellino di città,
legata ai ricordi di chi ritorna.
Come favola senza età.
(da Le deformazioni, 1976)”
(p. 7)
E anche la lucida immagine di chi vive tra nord e sud, tra un paese di mare e una metropoli:
“Mi porterei il mare
(…)
Insistenze forse cerco quando
Spesso torno a Soverato
oasi marina nel frusto bruciare
del dorsale calabro (…).
Mi sono impregnato le mani
di buccia di limone arrotolata.
Sentirò a lungo quel profumo
di bambino (…)
Se potessi, mi porterei il mare.
(da Falsi confini, 1989)”
(p. 11)
Il mare, con la sua energia, il suo immaginario e la sua vitalità, i suoi colori e il suo vasto universo simbolico:
“Il mare dei poeti
Il tempo è passato così travolgente!
(…)
Tuttavia col sole ancora brindiamo
al mare che i poeti sempre indora.
I poeti, sì, che guardano il vero.
In un attimo d’eternità.”
(p. 19)
E, anche
“Si salivano centonovantasette scalini
fino alla terrazza panoramica.
Si prendeva fiato e si ammirava
la distesa verde o blu dello Jonio.
I libri sottobraccio legati da un elastico
si entrava in chiesa a riposare e pregare.
La prima orazione era l’auspicio
di scoprire presto un mondo senza salite.
Poi, appena realizzato il sospirato esilio,
si insediò la nostalgia del sacrificio.”
(p. 34)
E il mare torna c’è, e torna, anche in La luna negli occhi (questo libro ha, a modo di postfazione, una lettera di Giuseppe Conte), come presenza e come simbolo, come entità, vicino… e che ha anche a vedere con un altro elemento fondamentale, cioè quello dell’amore come motore e anzi vero e proprio ‘movimento della vita’. Tutto ciò lo troviamo a partire da questa poesia:
“diamanti
Resta vivo solo chi ha un passato
e ha vissuto passioni come diamanti.
Dobbiamo avere perciò tocchi gentili
per non ferirci con orgogli ostinati.”
La parte centrale della poesia ha anche visivamente una forma che ricorda il diamante:
Inatteso si è proiettato dal vuoto
un lucente giorno marino,
e ilare il vento riga duro i volti.
Adesso il turbinio è tanto forte
da abbattere anche le mie barriere,
erette da anni di ingannevole solitudine,
dopo la tua scomparsa. (…)”
(La luna negli occhi, p. 42)
Ed ecco anche l’inizio marino della giù breve poesia
“Tuffo
Segreta ebbrezza la scoperta
di nuove albe e marine assolate. (…)”
Sono solo alcune, queste, delle poesie delle due sillogi, in cui appare e campeggia il mare, nel suo splendore.
Spesso i suoi sono libri d’arte, essendo sovente corredati da sue opere visive dai colori spesso molto caldi, e che in alcune sfumature a volte ricordano anche paesaggi e artisti sudamericani, ovvero di altre terre che Rossani ha conosciuto lavorando come inviato, da giornalista. Un altro tema presente in Rossani, a volte sullo sfondo, a volte come allusione o celato è quello della giustizia sociale, declinato sovente con la denuncia del male sociale: questi due aspetti sono stati e continuano ad essere, accanto ad altri aspetti e quello irrinunciabile della cultura come fondamento della dignità umana, humus anche della sua ricchissima produzione giornalistica.
Non sorprende che sia la attenta casa editrice, di respiro internazionale e di sede e radice pugliese, salentina, leccese, i Quaderni del Bardo, ad aver pubblicato il libro di Ottavio Rossani Soverato, che bene mostra un vissuto duplice: da una parte di forte, fortissimo legame con la propria splendida terra di origine (nel caso di Rossani, la Calabria, vicina anche geograficamente alla Puglia) e ricca di tutto (paradossi e difficoltà inclusi) e dall’altra anche spesso di sogno, necessità o anelito e vero ‘esilio’, temporaneo o permanente, da questa stessa terra, che di sicuro, per i motivi più diversi, rimane come radice, germoglio (che come in Rossani è fiorito nella sua vita e carriera giornalistica e artistica) in chi le appartiene.
Sono grata di aver potuto incontrare questo intellettuale italiano, in occasione di un dei Poetry Slam che ho organizzato e condotto come MC a Milano come Navigli Poetry Slam anni fa. Ringrazio lui e la opera artistica: poetica e pittorica, e il suo labor di critico poetico.