IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Ambiente, paesaggio, ecosistema: la vicenda delle Oloturie

Distesa di pannelli solari

di Enrico Conte

Nel 2021 (così il Rapporto Ecomafie 2022 di Legambiente) i reati contro l’ambiente sono stati circa 30mila (in leggera flessione): il 44% dei quali consumati in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Collocarsi nella parti alte di una classifica non è sempre un titolo di merito: è propriamente quanto può dirsi con riguardo alla posizione che la Puglia e Lecce hanno nella citata graduatoria:  Puglia terza, Lecce e provincia, tredicesima posizione.

Il Rapporto fa anche un punto sui Comuni sciolti per mafia, la cui attività è molto spesso legata alle filiere dei rifiuti e del cemento: 14 Comuni sciolti, 7 nel 2022, ai quali aggiungere Anzio e Nettuno, in provincia di Roma (la Capitale).

Gli affari parlano di miliardi di fatturato per delitti ambientali, legati al ciclo dei rifiuti (compresi quelli elettronici) e del cemento, per opere abusive da demolire, per reati contro la fauna, per bracconaggio, commercio di specie protette, maltrattamenti e prevenzione del randagismo, contro il patrimonio boschivo (159 mila ettari colpiti dalle fiamme), contro il patrimonio culturale con furti di opere d’ arte, o traffico di olii esausti, 15mila tonnellate sfuggono alla raccolta e alla certificazione.

E’ in questo scenario che si colloca il caso delle Oloturie.

Oloturia di mare

Le Oloturie sono simpatici animali, appartengono allo stesso gruppo dei ricci e delle stelle marine,  hanno una forma  allungata che le fa chiamare cetrioli di mare.

Vivono sul fondo marino e assumono la sabbia, mangiano tutto quello che è alla stessa associato: i batteri. Pongono in essere un processo di bioturbazione che produce effetti importanti sull’ecosistema, l’ossigenazione del sedimento e la rimozione dei batteri patogeni, fungono da filtratori marini. Piante come la Posidonia hanno bisogno di sabbie ben ossigenate. Se questo non accade si verificano fenomeni con possibili crisi distrofiche, che producono morìa di pesci. Sotto questo profilo le Oloturie sono fondamentali, organismi a crescita lenta in quanto impiegano 25 o 50 anni per raggiungere la fase adulta. Il loro rastrellamento pregiudica la riproduzione.

In Italia le Oloturie non si mangiano, si consumano nei mercati orientali, nella cucina,nei pranzi di lusso, nell’industria farmaceutica e cosmetica. Gli estratti di Oloturia aiutano la guarigione nelle ferite e sono usati come antitumorali.

Vengono vendute tra 800 e 3mila dollari al kg. Ogni esemplare pesa 25-30 grammi. Il totale delle catture, su scala mondiale, e che interessano il Mare Mediterraneo, l’Atlantico Orientale, il Mar Nero e il Golfo del Messico,  è di 100.000 mila tonnellate all’anno.

Un’indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce, ha consentito di scoprire, a partire dal 2015, un fenomeno diffuso di pesca abusiva di Oloturie, con accertamenti che hanno permesso di disporre un sequestro per 29 tonnellate, attività illecita che ha inaridito le acque e contribuito al proliferare dell’alga responsabile della colorazione giallastra assunta dal mare.

Un danno all’ecosistema marino, di proporzioni imponenti, che ha portato il Tribunale Penale di Lecce, nella composizione monocratica (dott ssa Maria Francesca Mariano) a pronunciare una condanna tanto esemplare, quanto inedita sul territorio nazionale, per “inquinamento ambientale”( 452 bis cp), per la “compromissione” e il “deterioramento” dell’ambiente marino, suffragata dal supporto scientifico del CNR di Taranto.

Alla pronuncia si è arrivati applicando un combinato di norme statali, regionali e divieti ministeriali (l’ultimo scadrà il 31 dicembre 2022), nonché il principio di precauzione (art 174) del Trattato di Amsterdam, la cui finalità è di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente.

Le Oloturie, quindi, depurano i fondali dai batteri, sono il motore primo della catena di ossigenazione che garantisce la vita dei pesci e delle alghe, la loro assenza incide sulla biodiversità, rendendo l’ecosistema meno stabile e più vulnerabile.

La sentenza è del gennaio 2022, prima che entrasse formalmente in vigore la riforma costituzionale (legge n. 1 del 2022) che ha aggiunto un comma all’art 9, già dedicato al paesaggio, integrando i principi fondamentali della Costituzione e intercettando una nuova sensibilità collettiva, quella nei confronti della biodiversità, ma anche nei confronti del regno animale.

“La Repubblica – questo il nuovo testo – tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni……La legge dello Stato  disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

Importante sensibilità verso temi “ambientali”, tanto più necessaria se solo si pensi ai disastri idrogeologici (Ischia è solo l’ultimo di una serie), o alla opportunità di politiche di rigenerazione urbana e di contenimento nell’uso del suolo.

Ma che richiederebbe, per non restare pura teoria, un approccio integrato e la promozione, da parte dei cittadini e delle Istituzioni territoriali che costituiscono la Repubblica (Comuni, Province, Regioni e  Stato richiamati, in questo ordine, dall’art 114 Cost.)  di una serie di iniziative: 1) un maggior coinvolgimento della pubblica opinione per l’attuazione dei nuovi paradigmi culturali e  per la diffusione dei quali rivestono un ruolo centrale progetti realizzati in collaborazione con le scuole e le università; 2) la necessità di un insieme collegato di politiche pubbliche, che consenta di guardare lontano per le future generazioni, non solo per il cambiamento climatico in atto, ma anche per il sopraggiungere di nuovi valori nell’uso delle risorse naturali e del  territorio: serve un Piano Casa o una Legge-quadro di principi da travasare nella legislazione regionale per la rigenerazione urbana e un uso non indiscriminato del territorio? 3) una speciale attenzione nei confronti dell’introduzione, tra i principi fondamentali del testo costituzionale, dell’interesse “ambientale”, che porrà un ulteriore fattore di complessità nelle scelte pubbliche, posta la stringente necessità di bilanciarlo con quello del “paesaggio”. Si pensi alla recente polemica tra Italia Nostra  e  Legambiente, WWF, Fai e Greenpeace, con riguardo agli impianti fotovoltaici ed eolici, contrasto di vedute che sembrerebbe registrare come recessivo l’interesse paesaggistico rispetto a quello ambientale ed energetico.

E’ un quadro che richiederà un maggior coordinamento tra programmi e progetti, peraltro richiamati dalla nuova versione dell’art 41 Cost che prevede che l’iniziativa economica privata non possa svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla “salute, all’ambiente”, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana….con l’attività economica, pubblica e privata che potrà essere indirizzata e coordinata a fini sociali e “ambientali”.

Per tutto ciò servirebbe una visione non settoriale come lo è stata, tante volte, quella ambientale, e uno sguardo supplementare consapevole di orizzonti e di limiti, un compito tanto arduo quanto sfidante per la costruzione del quale servono dati da elaborare e fattori di consapevolezza di significati con le comunità del territorio.

Trieste_Lecce, 17 dicembre 2022

Enrico Conte (348.0064127)                                                                                                                                                

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