Alcuni termini di origine spagnola nel lessico degli emigrati piemontesi in Argentina
di Dario Pasero
Domenico Vineis, in una sua comunicazione al Congresso Internazionale di Studi sulla Lingua e la Letteratura Piemontese del 2005, ha presentato una lista di termini di a) origine spagnola (castigliana) utilizzati dagli emigrati piemontesi in Argentina, cui si aggiungono alcuni modi di dire forgiati sempre sullo spagnolo; inoltre se ne osservano altri b) che – pur di origine piemontese – venivano usati in un senso specifico, e diverso da quello originario, tra i piemontesi d’Argentina. Ne presento ora alcuni con l’aggiunta di miei commenti e riflessioni[1].
a)
arendatari ( < Arrendatario [de fundos rusticos]): fittavolo, locatario, inquilino (piem. fitàu)
asienda (< Hacienda): bestie, bestiame (piem. bes-ce)
assador (< Asador): 1. ferro per infilzare la carne per l’assao; 2. luogo dove si fa cuocere l’assao; 3. persona che cuoce l’assao
assao (< Asado): arrosto, carne cotta alla brace, a alla griglia o infilzata nello spiedo (assador)
boliadòre (< Boleadoras): arma da lancio usata dapprima dagli indios e poi dai gauchos per catturare gli struzzi ed altre bestie o anche per combattere (cfr. infra bale); 2. nome che i criollos (criògio) usano per definire una costellazione australe costituita da tre stelle (cfr. infra Tre Marìe)
bolié (< Bolear): prendere un animale con le boliadòre, o comunque fare un tiro con le boliadòre
bombigia (< Bombilla): busca di metallo con da un lato un filtro (simile ad un colino) per sorbire il mato
candil (Candíl): lanterna a petrolio (piem. lumëtta o calignëtta)
carancio (< Carancho): uccello carnivoro poco più grande di un colombo o di un cimango
cautiva (< Cautiva): schiava (generico) o, più precisamnete, prigioniera bianca rapita dagli indios
cassich (< Cacique): capo tribù indio
ciacaré (< Chacarero): contadino, proprietario o stipendiato in una ciacra (cfr. infra)
ciacra (< Chacra): cascina con una grande estensione di terra
cimango (< Chimango): uccello carnivoro poco più piccolo del carancio (cfr. supra)
cina (< China): moglie o comunque donna di un gauchoo di un indio
ciripà (< Chiripá): pantaloni del gaucho fatti con un pezzo di stoffa quadrata, stretti da una cinghia
coral (< Corral): recinto per le bestie fatto con pali uniti con del fil di ferro
criogio (< Criollo): nativo argentino ma di origini europee (cfr. fr. créole e l’it. creolo); poi per metonimia gaucho, contadino
entreveré (< Entreverar): mescolare, rimestare (piem. mës-cé, bodré, toiré, armus-cé)
estrené (< Estrenar): inaugurare, fare per la prima volta, indossare per la prima volta un capo di vestiario
facòn (< Facón): daga, coltello (piem. cotel, sacagn)
gaucio (< Gaucho): lavorante a giornata nei campi, bovaro a cavallo
gringo (< Gringo): tutti gli stranieri di pelle bianca, e in particolare gli italiani
laton (< Latón): sciabola militare (forma ironica, tòla; cfr. infra)
lus-mala (< Luz mala): fenomeno luminoso che genera un chiarore che, talora, si scorge di notte al di sopra dei campi; mala perché i gauchospensavano che portasse sventura
macà (< Macá): uccello con i piedi palmati come quelli delle oche e che vive vicino ai corsi d’acqua; quando nuota si porta i piccoli addosso
malon (< Malón): incursione degli indios ai danni dei coloni cristiani
mancaron (< Mancarrón): cavallo vecchio che non è più utilizzabile
manta (< Manta): tipo di coperta che assomiglia al poncho ma fatta con lana meno grossolana e che si usa più per eleganza che per comodità
mato (< Mate): infuso a base di foglie di gerba mato: si mettono le foglie in un piccolo recipiente, poi si aggiungono a piacere acqua calda e zucchero; dopo di che si sorbisce la bevanda con una cannuccia particolare (bombigia); se il mato è invece bevuto in tazza, lo si definisce mato cheuit (< Mate cocido)
mostrador (< Mostrador): lunga tavola che si usa nei negozi coma espositore o vetrina per mettere in mostra la mercanzia, oppure che si usa nelle cantine per posare bottiglie e bicchieri
mulita (< Mulita): bestiolina che fa la sua tana nei campi argentini; ha una corazza rigida ed è commestibile; da non confondere col piem. molita (arrotino)
Pampa (< Pampa): estesa pianura senza alberi tipica dell’Argentina (Pampa Gringa, campagna lavorata ed abitata prevalentemente da europei, specie italiani), ma anche una delle etnie indie
pava (< Pava): recipiente a becco adatto per bollire l’acqua per preparare il mato
pericon (< Pericón): contraddanza argentina di origine criolla ricca di figure: al suono della chitarra in tempo dispari, guidata dal canto di strofette patriottiche, termina con le coppie che, con i fazzoletti o i foulard bianchi e celesti, formano la bandiera argentina
pion (< Peón): lavorante agricolo salariato a giornata
pipita (< Pipita): malattia delle galline; in piem. puvìa
pòncio (< Poncho): tipica coperta di lana spessa con un buco nel mezzo per inserirvi la testa e usarla come un mantello chiuso; si usa anche come coperta da letto
rancio (< Rancho): capanna o casetta piccola e povera fatta di fango e paglia col tetto di paglia o frasche
santiaghegn (< Santiagueño): proveniente dalla città di Santiago
sërcapié (< Buscapié): fuoco d’artificio
seurte al boton (< modo di dire Salir al botón): uscire per nulla; così seurte për j’orije (< Salir por las orejas): voler arrivare prima del cavallo
stachià (< Estaquiado): pelle fissata e messa a seccare al sole e poi, per metonimia, tipo di supplizio in cui la persona a viene legata, mani e piedi in croce, a quattro pali o a quattro baionette e lasciata sotto il sole
stragn (< Extraño): straniero, forestiero, sconosciuto
taba (< Taba): osso del tarso (astragalo); si usa quello del bue per un gioco d’azzardo detto taba culera (< taba culera) tra due persone, ma anche gli spettatori possono scommettere: si tracciano due righe in terra a quattro metri di distanza, poi, una volta per uno, i giocatori tirano la tabanel campo dell’avversario; se la tabaresta in piedi da una parte è “fortuna” e vince, se invece cade dall’altra è “sfortuna” e perde
temp ëd rosas (< modo di dire Tiempo de rosas): tempo di un governo “forte”
tenderìa (< Toldería): accampamento; attendamento di indiosche costituisce una tribù o un popolo
tomato (< Tomate): pomodoro (piem. tomàtica)
Tre Marìe (termine astronomico): costellazione australe formata da tre stelle (cfr. supra boliadore)
tribo (< Tribu): tribù, gruppo di famiglie di indios che formano una popolazione comandata da un cassìch
trucò (< Truco): tipo di gioco di carte
viscacia (< Vizcacha): animale della famiglia dei roditori che somiglia alla lepre, ma con una lunga coda simile a quella dei gatti; vive in gruppo in tane comunicanti ed è commestibile.
b)
bale (< Bolas): bocce di pietra della grandezza circa di una mela, foderate di cuoio e legate ad una corda di un metro e mezzo e unite a tre per le boliadòre (cfr. supra)
bronzin: dispregiativo di foin (cfr. infra) per definire gli indios nativi argentini; dal piem. bronz (bronzo) per via della pelle scura degli indios stessi
canton (< Cantón): posto avanzato e fortificato alla frontiera con gli indios; il piem. canton è l’angolo
carbonà (< Carbonada): piatto tipico criollo che si prepara con patate, carne, granturco, zucca e riso; invece in Piemonte la carbonà è sì un piatto di carne arrostita, ma cotta semplicemente alla brace (tipico valdostano), oppure un’insalata mista di erbe mangerecce o ancora un piatto a base di pane e bross (formaggio piccante macerato nella grappa); metaforicamente è poi un insieme di tante cose diverse mescolate
crijé (< Críar): allevare, educare; in piem. crijé significa invece “gridare” e per estensione metonimica “litigare, rimproverare aspramente”
da: dado, come in piem. ma di origine spagnola sono le forme da cargà (< Dado cargado): dado truccato; da crusià (<Dado cruzado): dado con i numeri cambiati; da cravòt, dal modo di dire spagnolo Dado Chivo (equivalente al piem, cravòt, “capretto): Dado con tutti i numeri uguali
foin: termine per definire i nativi argentini di pelle scura (in piem. foin è la faina; modo di dire: nèir com un foin); probabilmente anche per l’abitudine al furto di molti indios
fracass (< Fracaso): fallimento, fiasco; ed il denominale fracassé (< Fracasar): fallire, fare fiasco; in piem. fracass/fracassé sono italianismi col valore di “fracasso, rumore” (piem. bordel, rabel, ciadel) e di “fracassare” (piem. s-ciapé, dësblé)
gerba (< Yerba): foglie di un albero per fare un infuso simile al the (mato); in piem. la gerba è il covone
madama (la): levatrice, ostetrica; in piem. madama è genericamente “signora”, in genere sposata (madamin, se sposata ma con la suocera ancora vivente, tòta se nubile) o di famiglia ricca o importante; metaforicamente, e in funzione di aggettivo, vale “importante, ricca”, detto di qualunque bene o oggetto (na madama cassin-a, “una cascina ricca”)
paisan (< Paisano): nativo argentino di origini europee (Criollo) o anche equivalente a Gaucho; in piem. paisan vale esclusivamente “contadino”
stansia (< Estancia): stabilimento di campagna con annessa una grande distesa di terreno, la cui maggior parte è destinata al commercio delle bestie; in piem. stansia è la stanza
tòla (< Lata): forma ironica per sciabola militare (cfr. supra Latòn); in piem. tòla è la latta o anche, per metonimia, la scatola di latta (modo di dire facia ’d tòla, “faccia di bronzo”)
tomba (< Tumba): pezzo di carne, di bassa qualità, bollita senza sale; piem. tomba è italianismo per la “tomba”, mentre il verbo tombé vale “cadere rovinosamente”
[1] Si tenga presente che, nella grafia piemontese, la o (senza alcun accento) va letta come la u italiana; la ò (con accento grave) come la ò aperta italiana e la u come la ü tedesca, mentre il digramma eu suona come l’equivalente francese.