Aida e Umberto un libro di Ivanna Rosi
Recensione di Margherita Giuliani
Chi non ha mai frugato, almeno una volta nella vita, nella propria soffitta di casa in cerca di vecchi ricordi di famiglia, di oggetti appartenenti a un’epoca passata o di album fotografici ingialliti e impolverati dal tempo? Non è possibile respingere o dimenticare le proprie radici, così questo irresistibile desiderio di ricerca ha colto anche Ivanna Rosi, già insegnante di letteratura francese nelle università di Firenze, Macerata e Pisa che, a fine carriera, ha sperimentato per la prima volta la narrativa autobiografica.
Dopo aver dato alle stampe, nel 2019, “La versione di Candida”, in cui narrava la storia del suo matrimonio, alla morte del padre, in seguito al ritrovamento di una preziosa documentazione – lettere, memorie, registrazioni, confessioni e poesie -, dà vita ad un racconto che è di fatto la storia di una vicenda familiare, quella dei genitori dell’autrice. Aida e Umberto, pubblicato dalla casa editrice Le Lettere, narra le vite della coppia, tra gli anni Venti e Cinquanta del secolo scorso, nella provincia toscana, e in particolare in quella senese.
Nel libro sono presenti i conflitti, talvolta drammatici, derivanti dalle difficoltà di ripresa del dopoguerra e dalla presenza del potere fascista. In un vortice di passioni, pregiudizi, sofferenze e ambizioni, nel piccolo mondo di Vescovado di Murlo, alla vigilia della guerra, nasce la bella storia d’amore di Aida e Umberto. I due, aventi tra loro una grande differenza d’età, così come diversi erano i loro livelli sociali, sembrano inserirsi in una matriosca di vicende.
Ciascuno di noi è come è perché viene da un determinato passato. Per comprendere noi stessi, dunque, è necessario ricostruire la nostra storia a ritroso, andando a ritrovare quella dei nostri antenati. Così, Ivanna fissa su carta il suo lontano passato: Aida è una donna di casa bella, gioviale e affettuosa; Umberto è invece un uomo complesso e malinconico, tormentato da una colpa giovanile, che si scoprirà solo leggendo le pagine del libro. Poi c’è la zia Silvia, vivace e capricciosa e suo marito Palmiero, placido e sereno. Tutti insieme, con i loro piccoli/grandi gesti, danno vita ad una storia che è personalissima e che pure sembra appartenere un po’ a tutti noi. Una storia che potrebbe essere quella dei nostri nonni e bisnonni, perché è in quelle vite e in quel periodo storico si è formato, veramente, il romanzo di una nazione.
Nelle ultime pagine di Aida e Umberto, emerge tutta la nostalgia di Ivanna Rosi. Un sentimento che nasce da ciò che di buono le hanno lasciato i suoi genitori in eredità: una forma di felicità che la porta a scrivere, con passione e amore, questo struggente libro.
Margherita Giuliani