Achille Lauro
di Eliano Bellanova
Achille Lauro è stato nel panorama imprenditoriale, politico, culturale-editoriale e sportivo, esponente di primo piano.
Patron di una delle maggiori flotte mercantili, nel secondo dopoguerra è con Covelli importante esponente del Movimento Monarchico.
Nasce a Piano di Sorrento, terra di marinai e navigatori, il 16 giugno 1887. Muore ultranovantenne a Napoli il 15 novembre 1982.
Achille Lauro vive il periodo glorioso e contrastato della Marina Mercantile Italiana, che conta armatori di livello mondiale, un po’ in tutta la penisola, non esclusa la Puglia, con la Società Puglia di Navigazione e con la flotta Dormio di Monopoli, non escluse le grandi compagnie del Nord, come il Lloyd Triestino, la Cosulich e la Tripcovich, che annoverano come massimi rappresentanti il Conte de’ Medici e l’Amm. Alfedo Dentice di Frasso. …e non dimentichiamo il primo sindacalista del mare: il riminese Giuseppe Giulietti.
I genitori di Lauro sono Gioacchino Lauro e Laura Cafiero. I fratelli, Antonino Lauro, Francesco Lauro, Amelia Grimaldi-Lauro e Mario Lauro. La moglie è Eliana Merolla. Ha tre figli: Gioacchino Lauro, Ercole Lauro, Laura Dufour.
È Sindaco di Napoli per due volte: dal 9 luglio 1952 al 19 dicembre 1957 e dal 4 febbraio 1961 al 29 novembre 1961.
È Deputato al Parlamento dal 12 giugno 1958 all’11 aprile 1961. Dal 16 maggio 1963 al 4 giugno 1968. Dal 25 maggio 1972 al 19 giugno 1979.
Esponente di spicco dei Partiti di Destra (PNM, PMP, PDIUM, MSI-DN) lega il suo nome anche alla storia della Napoli calcistica.
Durante il Fascismo nel 1933 si iscrive al PNF e nel 1938 è nominato Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, intrattenendo ottimi rapporti con la famiglia Ciano e con Galeazzo in persona.
Nel 1936 è Presidente del Napoli calcio, subentrando a Giorgio Ascarelli. Dimissionario nel 1940, gli subentra Tommaso Leonetti, mentre incombe la guerra che condurrà il regime alla rovina.
Il 9 novembre 1943 è tratto in arresto dagli Alleati e condotto al campo di concentramento di Padula (Salerno), subendo l’accusa di aver conseguito “profitti di regime e illecito arricchimento”. Nel 1945 la Corte di Appello di Napoli non riconoscerà addebiti a suo danno e sarà liberato.
Nell’immediato dopoguerra è irretito dalla propaganda del funambolico critico teatrale Guglielmo Giannini (nonno di Sabina Ciuffini), per cui aderirà al Partito dell’Uomo Qualunque, che gode di un omonimo organo di stampa. Lasciato al suo destino L’Uomo Qualunque, aderisce al Partito Nazionale Monarchico di Alfredo Covelli.
Nel 1948 non si candida, ma contribuisce efficacemente all’affermazione di suoi “affiliati”, come il Sottosegretario alla Marina Mercantile Nicola Salerno. Il PNM ottiene 14 deputati e 3 senatori: un vero successo.
È Sindaco di Napoli dal 9 luglio 1952 al 19 dicembre 1957 e poi dal 4 febbraio al 29 novembre 1961.
Fondatore della Partenope Cinematografica nel 1959, produce un solo film: La Contessa Azzurra, con Claudio Gora, Paolo Stoppa, Amedeo Nazzari e colei che in futuro diverrà sua moglie, ovvero Eliana Merolla.
Nelle elezioni amministrative del 1952 e del 1956 si candida ottenendo un sensazionale successo (quasi 300 mila preferenze, un record).
Nel 1953 è candidato al Parlamento. Ottiene 680 mila preferenze. Data l’incompatibilità per essere Sindaco di Napoli, è sostituito da Raffaele Guariglia.
Poco dopo si apre la parentesi del tormentato connubio con Covelli a proposito delle scelte nelle alleanze politiche (allora c’era più dignità di oggi), sicché il 2 giugno 1954 fonda il partito scissionista denominato Partito Monarchico Popolare (PMP), di cui è il maggiore esponente. Il risultato elettorale del 1958 non è certo entusiasmante, ancorché ottenga il 2,63% alla Camera e il 2,96% al Senato, conquistando 14 seggi a Montecitorio e 5 a Palazzo Madama. Tuttavia nella competizione è proprio Achille Lauro ad uscire sconfitto, superato a Castellammare di Stabia, al Senato, da Silvio Gava, padre del potentissimo Antonio Gava ed esponente democristiano di spicco.
Nella Terza Legislatura diviene capogruppo parlamentare del PMP alla Camera e componente delle commissioni Affari Costituzionali, Bilancio e Interni e Partecipazioni Statali.
Dopo la competizione elettorale del 1958, Achille Lauro si riavvicina a Covelli, che dirige il PNM.
I Governi italiani sono intanto dilaniati da lotte intestine, in quanto Alcide De Gasperi non ha saputo creare una DC (partito di maggioranza) coesa e compatta. Ha inizio una fase di avvicinamento ai Partiti di sinistra, inducendo grandi contrasti all’interno del direttivo democristiano.
Le tensioni internazionali non mancano e culmineranno nel 1962 con la crisi di Cuba, che condurrà il mondo sull’orlo della catastrofe nucleare.
Amintore Fanfani è autore di una sterzata a sinistra e incominceranno ad emergere le figure di Giulio Andreotti e Aldo Moro.
Nel 1959 Achille Lauro, nel tentativo di risollevare i fasti monarchici, trova l’accordo con Alfredo Covelli per unificare PMP e PNM. Ne deriva una sigla antesignana: Partito Democratico Italiano, che ben presto diviene Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica (PDIUM). È il momento storico in cui i due esponenti tentano invano l’approccio con l’esule Umberto II di Savoia, che non riscuote nell’opinione pubblica italiana sensibili consensi.
Nel 1961 Achille Lauro è di nuovo Sindaco. La rielezione è dovuta alla famosa astensione democristiana, che lo tiene in vita per pochi mesi, fino al 29 novembre dello stesso anno.
Nel 1962 Achille Lauro scende di nuovo in campo, come si direbbe oggi. I monarchici ottengono la maggioranza relativa, ma prevale il democristiano Vincenzo Mario Palmieri.
Nel 1963 riguadagna la medaglietta per Montecitorio, nel PDIUM, nella circoscrizione Napoli-Caserta. Poco dopo è di scena l’elezione del Presidente della Repubblica, in cui l’alterno duello Segni-Saragat si risolve a favore di Antonio Segni, della corrente dorotea.
Nel 1968 ottiene il lasciapassare per Camera e Senato e opta per Palazzo Madama, che permette al figlio Gioacchino di accedere a Montecitorio, per breve tempo, dato che costui soccombe improvvisamente il primo giorno di maggio del 1970.
Nel 1972 l’orizzonte politico muta notevolmente. La società degli Anni Sessanta ha ceduto il passo a mutazioni sociali di notevoli dimensioni. Nella Destra si impone la figura di Giorgio Almirante, sotto il quale il MSI diviene Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale. Il PDIUM confluisce in questo nuovo schieramento politico.
Achille Lauro guadagna i consensi per tornare a Montecitorio, replicandosi nel 1976.
Alla fine del 1977 il MSI è sottoposto a spinte scissionistiche sicché ha luogo la Costituente di Destra-Democrazia Nazionale (CD-DN).
Achille Lauro si candida in questo provvisorio schieramento nel 1979, ma non ottiene i consensi per tornare a Montecitorio o a Palazzo Madama (si era candidato per tutti e due i rami del Parlamento).
Ormai novantaduenne, chiude la carriera politica.
Achille Lauro si cimenta anche nell’Editoria. Il quotidiano Roma è sua proprietà. Dal 1936 al 1969 è il più importante esponente del Napoli calcio, di cui è Presidente, salvo brevi interruzioni.
Il Napoli con lui vive di ansie, trepidazioni e alti e bassi, di grandi prospettive e di discese improvvise (due volte in Serie B).
Gli subentra nel 1969 l’Ing. Corrado Ferlaino, che saprà ottenere risultati di grande rilievo.
Il 15 dicembre 1982 Achille Lauro, l’uomo che ha saputo meglio tradurre la realtà napoletana, il grande armatore, il politico dall’alterna fortuna e il Patron calcistico degli alti e bassi, passa a miglior vita, in seguito a un arresto cardiaco nella sua villa ubicata nel quartiere Chiaia, in Via Francesco Crispi, 73.
Il burrascoso funerale non inquina la sua memoria. Vi sono esponenti della politica, dell’imprenditoria, del sogno monarchico, della stampa e del calcio.
Il Sindaco dell’epoca è il comunista Maurizio Valenzi, presente al funerale. Vi sono fra le tremila persone partecipanti (alcune delle quali – La Gioventù Monarchica – fanno il saluto romano) i giocatori che lo amavano: Juliano, Castellini, Bruscolotti, etc.
È sepolto a Piano di Sorrento, accanto alla moglie Angelina.
Achille Lauro lascia un patrimonio pro indiviso del valore di oltre 300 miliardi di lire, che gli eredi depaupereranno, come spesso succede nella storia umana.
La sua vita privata. Sta per scoppiare la Prima Guerra Mondiale, quando sposa (23 maggio 1918) la cugina Angelina D’Alessandro, dalla quale ha tre figli: Gioacchino (1920-1970), Laura (1924) ed Ercole (1927-2011).
Nel 1968 Angelina muore e nel 1971 Achille Lauro sposa la giovane trentacinquenne Eliana Merolla, con cui adotta la bambina tailandese Tanya, di sette mesi.
Il figlio Ing. Ercole Lauro eredita le incombenze della pesante eredità.
I giovani conoscono certamente il cantante Achille Lauro e probabilmente ignorano (come loro costume) il grande armatore, politico e imprenditore, che ha scritto lustri da capogiro nella storia italiana.
In effetti il cantante si chiama Lauro De Marinis ed è figlio di un magistrato. Non ha alcun rapporto di parentela con Achille Lauro, ma fin da piccolo gode dell’associazione al nome del celebre armatore.
Esprimere un giudizio critico sulla complessa personalità di Achille Lauro è difficile e arduo. Il popolo italiano si divide in assurdi e incresciosi dualismi, come colpevolismo e innocentismo; in incredibili detrazioni, con la strana e inquietante “mediocrizzazione” di grandi personaggi e l’esaltazione delle mediocrità e dei “piccoli”.
Achille Lauro, al di là dei luoghi comuni, dell’agone politico, degli schieramenti di cui ha partecipato, della gloria e delle cadute, è certamente un Grande nell’Italia che dal 1861 ad oggi cerca una dimensione di Nazione alla quale non riesce a pervenire.
Chiusa in un assurdo provincialismo, in un’idea di Nazione che si identifica con il proprio giardino e la propria famiglia, non ha il palato giusto per apprezzare la grandezza di personalità del calibro di Achille Lauro.