A punta Mèliso introduzione al romanzo ” “Le sue dita come stecchi di mandorlo” – essereuomo, 2019
Di Maurizio Mazzotta
A punta Mèliso il nonno, visto da me che stavo dietro a qualche metro da lui, sembrava una statua che rappresentasse un uomo di spalle col cappotto lungo e scuro, il cappello e il bastone convinto di salutare i due mari, Ionio e Adriatico, là dove sembra che si incontrino.
Si voltò, era chiaro che non mi vedeva; col bastone indicava tutto ciò che aveva davanti e muovendolo leggermente pareva volesse detergere l’aria come quando si spanna il vetro del parabrezza. Ebbi l’impressione che volesse pulire l’aria per andare più lontano con lo sguardo.
Mi fece segno di avvicinarmi; mi prese sottobraccio.
-Fammi un favore. Io non ho la forza. Urla: Salento Salento, guardando dritto davanti a te.-
-Devo gridare, nonno?-
Guardai intorno per vedere se eravamo soli: non era ancora stagione di turisti. C’era il sole e l’aria un po’ freddina. Eravamo partiti presto ed erano le nove e trenta di un giovedì di metà maggio. Punta Mèliso pressoché deserta.
-Sì sì, urla quanto più forte puoi.-
-Nonno!-
-Urla!-
-Salento Salento-, timidamente e lui, stringendomi a sé:
-Pensa a tutto ciò che hanno sofferto questa nostra terra e la nostra gente. Il terrore è venuto dal mare, i predatori dal Nord. Urla, Marco! Io non ho più forza. Pensa alle umiliazioni subite da Italiani che invece di essere solidali erano ostili. Fai capire a questa nostra terra e alla nostra gente che noi non siamo con loro, fagli capire che noi siamo proprio loro- e mi prese le mani tra le sue.
-Salento Salento!! Salento!- Urlai e il nonno mi abbracciò.