Il turista che visiti Otranto e la sua Cattedrale …
di Giorgio Mantovano
Il turista che visiti Otranto e la sua Cattedrale, edificata sotto i duchi normanni, Roberto il Guiscardo e Boemondo, non può che restarne rapito: il Mosaico pavimentale è un autentico capolavoro in quel capolavoro.
E’ altissimo e rigoglioso l’Albero della vita che il monaco Pantaleone realizza nella navata centrale. Sull’Autore e la sua opera si sono avanzate nei secoli mille ipotesi e interpretazioni, per quanto attiene alle tante allegorie e ai simboli delle scene raffigurate.
Luminoso e ricco di segreti, figlio del genio umano, il Mosaico è un suggestivo ponte tra noi ed il secolo XII. Ci parla di Bibbia, mitologia, teologia, filosofia, letteratura, miti e leggende, racchiude il passato ed il presente.
È una complessa narrazione che si svolge lungo tre alberi, il primo nella navata centrale e gli altri due nelle seminavate laterali.
Lungo il tronco principale dell’Albero della vita campeggiano scene di pace e di guerra, di giustizia e di eresia, di fede e di superbia, di obbedienza a Dio e di trasgressione alla sua legge.
Gli episodi sono tratti dalla storia sacra e profana, dalla mitologia e dalla leggenda. Accanto alla figura di Alessandro Magno sono raffigurate l’idolatria e l’eresia.
Sopra la costruzione della Torre di Babele c’è il fedele Noè che nell’arca salvò gli uomini dalla giusta ira di Dio.
Più in su sono rappresentati i segni zodiacali e le varie attività che l’uomo svolge sulla terra, una volta cacciato dall’Eden.
Poi, salendo, nell’intrico dei rami e delle foglie si incontrano Adamo ed Eva e si assiste all’uccisione di Abele per mano di Caino.
Ed ancora, misteriosa appare la presenza di re Artù a cavallo di un caprone, assalito da un grosso felino, simbolo della malvagità umana.
Il Mosaico ci ricorda le civiltà del mondo ellenistico, romano, bizantino, arabo e normanno.
Esprime la stupenda avventura del pensiero umano, una simbolica illustrazione delle virtù e dei vizi, dell’amore e dell’odio, della pace e della guerra.
Nel Presbiterio, in sedici tondi, è raccontata la tentazione di Adamo ed Eva, seguita da una serie di animali raffiguranti vizi e virtù e biblici personaggi come Salomone e la regina di Saba.
Poi, tra cerchio e cerchio, un’altra grande folla di animali, tra cui l’asino arpista, il cane che batte i piatti, il gatto che gioca col topo, la lonza con la volpe insanguinata.
Nell’abside, in successione, sono raffigurate le storie del Profeta Giona, di Sansone, del drago alato con il cervo, dell’asino di Apuleio e di ulteriori simboli allegorici.
È molto facile smarrirsi in questo fascinoso scrigno di messaggi nel dialogo perenne e travagliato dell’uomo con il divino.
Pantaleone, dalla mente vasta e dalla fede profonda, in quell’albero che mescola in mille possibili contenuti il mondo cristiano e pagano, ci ricorda che la cultura è universale ed appartiene all’umanità.