IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La Grotta di Santa Maria della Rutta (Madonna della Grotta) un tempo meta di pellegrinaggio

Ingresso della grotta Madonna della rutta immerso nella vegetazione.

di Anna Maria Nuzzo

Ingresso della grotta (foto di Anna Maria Nuzzo)

Ebbi modo di visitare la grotta di “Santa Maria della rutta” qualche anno fa insieme alla mia famiglia, accompagnati dal Gruppo Speleologico di Tricase. Rimasi stupita dalla sua dimensione ed estensione.

Foto di Anna Maria Nuzzo

La grotta si trova in una proprietà privata al confine tra i comuni di Acquarica del Capo, Specchia e Presicce. È posta alle spalle della cappella di Santa Maria della Grotta, un piccolo santuario rurale una volta dipendente dai padri Carmelitani di Presicce e abbandonato in seguito alla soppressione del convento nel 1806.

Cappella S.M.della Grotta (Foto di Anna Maria Nuzzo)

Un cancello arrugginito e una scala in piccoli conci di pietra conducono all’ingresso della grotta composto da un arco sul quale si possono vedere i resti di alcuni affreschi. Il più evidente di questi si trova sul lato destro dell’arco e rappresenta l’immagine di una Vergine con Bambino.

Immagine Madonna con Bambino (Foto di Gabriele Spedicato)

La cavità è lunga circa ottanta metri e si dirama a destra e a sinistra in altri stretti cunicoli. L’altezza varia dai tre ai sei metri, terminando con un vano circolare all’interno del quale un tempo vi erano i resti di un altare.

Ingresso della grotta di Santa Maria della Rutta immerso nella vegetazione.
Interno grotta (Foto di Anna Maria Nuzzo)

Lungo il percorso si incontrano graffiti e iscrizioni di ogni epoca. Centinaia di croci di varie forme, date, nomi, cognomi e messaggi lasciati su queste pietre da pellegrini e fedeli che un tempo occuparono questo luogo.

Ingresso della grotta Madonna della Rutta coperto dalla vegetazione.
Graffiti e iscrizioni (foto di Gabriele Spedicato)

Mistero e paura dell’ignoto furono le mie prime emozioni ma poi il fascino del percorso, vedere la composizione geologica delle pietre, sentire il battito di ali dei pipistrelli e ripercorrere il luogo dove in passato i pellegrini si riposavano per poi raggiungere “finibus terrae” mi fece tenerezza. Una volta fuori ero senza parole per lo stupore provocato dalla bellezza che la mia terra riesce sempre a donarmi.

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