76 anni fa la scomparsa di Adolf Hitler
di Eliano Bellanova
Nel crepuscolo degli idoli si scioglie il mito della Grande Germania “uber alles”. Adolf Hitler, per molti “l’Arcangelo della morte”, per altri il “Triste eroe nibelungico”, per altri ancora “il persecutore degli Ebrei”, infine l’uomo che aveva sconvolto l’Europa e il mondo con il pangermanesimo, scompare nella triste e buia Cancelleria del Reich Millenario.
Nel bunker in cui aveva trovato riparo e alimentato il sogno di dominio europeo e mondiale, Hitler finisce i suoi giorni, nell’equivoco cianuro-pistolettata alle tempie o perfino fuga in America Latina, la terra che tanta ammirazione aveva espresso per il nazismo. A tenergli compagnia è la sua amante divenuta moglie, Eva Braun, nel lugubre canto wagneriano della livida alba del I° Maggio 1945.
A succedergli è il Grande Ammiraglio Doenitz, l’artefice della guerra sottomarina, che tanta apprensione aveva indotto nei Comandi Alleati. Doenitz governerà per pochi giorni e la dolce primavera finirà nella resa a Occidente e Oriente. Sensazionali le parole espresse dal Capo di Stato Maggiore Generale Imperiale britannico, Lord Alan Brooke: “2 maggio 1945 – L’ultimo notiziario della mezzanotte ha comunicato che Hitler è morto.
Per ben sei anni ho atteso questa notizia ansiosamente, chiedendomi se mi sarebbe mai stato concesso di udirla, ed ora che finalmente la sento, mi lascia completamente freddo. Perché? Non so. Ero perfettamente convinto che dopo i molti e prolungati capitoli della guerra, questa sarebbe stata la effettiva conclusione; ma credo che, dopo l’ininterrotta tensione, sono diventato tanto stanco della guerra che il mio cervello si è irrigidito ed è diventato insensibile”.
Dall’inedito “Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla Guerra Fredda” –
Eliano Bellanova