1 MAGGIO 1947: Portella della Ginestra, una strage da ricordare
di Anna Maria Nuzzo
La ginestra, come ricorda il poeta recanatese Giacomo Leopardi nell’omonimo componimento, è una pianta simbolo di umiltà e modestia; infatti, cresce e resiste su terreni aridi e rocciosi. Questa pianta fiorisce in abbondanza in una località del comune di Piana degli Albanesi, chiamata proprio per questo motivo Portella della Ginestra, e ben si presta a descrivere i contadini di questo piccolo comune siciliano: anche la loro, come quella della ginestra, è una storia di resistenza.
Era il 1 maggio del 1947 e i comunisti e i socialisti di Piana, San Giuseppe Jato e San Cipirello avevano ripreso a festeggiare la festa dei lavoratori. Con muli e cavalli addobbati, i braccianti e i contadini di quelle aride e dimenticate terre si erano dati appuntamento a Portella per trascorrere insieme una giornata in allegria. Si festeggiava la fine della guerra, la vittoria alle elezioni regionali e il ripristino della festa dopo anni di governo fascista: finalmente i lavoratori ritornavano a respirare aria di libertà. Dieci giorni prima, infatti, era avvenuta una svolta popolare: il blocco politico formato da comunisti e socialisti aveva vinto le elezioni regionali siciliane. Questi partiti volevano liberare la Sicilia dai latifondisti e dalla mafia.
E proprio in quel giorno di festa, la tragedia si consumò in pochi istanti. L’atmosfera venne rotta dal crepitio di una mitragliatrice e dallo sparo di alcuni colpi che inizialmente furono scambiati dai contadini per castagnole e mortaretti in segno di festa. Rimasero uccise undici persone (di cui tre bambini) e più di sessanta feriti, alcuni dei quali morirono in seguito alle ferite riportate.
Dopo la strage della Portella venne formato un governo di centro-destra, e il movimento contadino subì un forte arretramento. Si trattò di un atto eversivo mirato a fermare il cambiamento politico e l’avanzamento sociale e dei diritti.
La verità giudiziaria si limitò a individuare gli esecutori della strage nella banda del criminale Salvatore Giuliano. Si trattò dunque di una strage senza mandanti e senza giustizia. Il bandito Giuliano infatti non fu mai processato per quella strage; venne ucciso tra il 4 e 5 luglio 1950 e Gasparre Pisciotta, suo picciotto fidato, morirà avvelenato in carcere dopo aver dichiarato di voler svelare i veri retroscena della strage di Portella. Nonostante siano passati 74 anni, la vicenda di Portella resta ancora un segreto di Stato.
Si è scritto tanto su questa strage: è stata raccontata da cantastorie come Ignazio Butitta, sono state realizzate diverse pellicole cinematografiche e opere d’arte come i dipinti di Renato Guttuso, il quale con le sue linee tortuose e i suoi colori caldi e decisi esprime la sofferenza in memoria di quegli eroi affinché non vengano dimenticati.