Un 25 aprile 2021 condizionato dalla pandemia
Di Maurizio Nocera
Dal 1945 ad oggi mai si era verificata una situazione come quella di quest’anno pandemico. Sono vietati per legge tutti gli assembramenti, per cui anche la tradizionale manifestazione del 25 Aprile si farà in modo diverso da tutti gli altri anni. Le massime istituzioni di ogni provincia italiana, assieme ai rappresentanti dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), più altre associazioni combattentistiche e d’Arma, si recheranno, in forma ristretta, presso i siti resistenziali e lì deporranno corone o mazzi di fiori in memoria dei martiri Caduti per la liberazione del nazifascismo.
Anche se con queste modalità ristrette, occorrerà ugualmente celebrare il 25 Aprile, affinché non venga meno la memoria di quanto è accaduto. L’idea della celebrazione di quest’anno, indicata dall’Anpi nazionale, è
«quella di deporre un fiore, preferibilmente un tulipano rosso, ai piedi delle indicazioni delle vie e delle piazze che riportano i nomi di antifasciste/i e partigiane/i. A compiere il gesto potranno essere una/un giovane (che materialmente deporrà il fiore) e un adulto: questa dinamica è dettata sia dall’intenso valore “pedagogico” sia dalla necessità di non creare assembramenti per la nota situazione sanitaria. L’ANPI nazionale sta lavorando inoltre ad una “staffetta del 25 aprile”, una non-stop social che si svolgerà sulla pagina facebook per la durata della quasi intera giornata della festa. Nei giorni immediatamente precedenti il 25 aprile, sarà “inaugurato”, e dunque reso fruibile, il “Memoriale della Resistenza italiana”, contenente le video-interviste alle partigiane e ai partigiani, promosso dall’ANPI e curato da Gad Lerner e Laura Gnocchi».
Qui da noi, a Lecce e provincia, la locale sezione ANPI ha invitato i suoi associati ad andare presso ogni targa marmorea, presso ogni strada o piazza intitolate a partigiani e partigiane, a patrioti o patriote, a staffette o in generale agli antifascisti, e deporre lì dei fiori. Ma non solo per questo occorrerà celebrare questo 25 Aprile, perché le situazioni drammatiche nel nostro Paese non sono finite. Continuano le violenze di strada, continuano le violenze e gli stupri sulle donne, continuano i femminicidi, continuano le esportazioni di capitali all’estero. Insomma tutto ciò che di brutto e di malevole continua a imperversare. Per questo occorre celebrare questo 25 Aprile sotto attacco Covid-19: per mantenere la memoria del passato e per sbarrare la strada alla violenza del presente.
Ma ricordare il passato, fare tesoro della memoria antinazifascista attiva, non significa segnare il passo nel presente. No. Al contrario, significa dissodare il terreno interpretativo alla nuove generazioni, sia quelle specificatamente italiane, sia quelle importate dai nuovi flussi migratori. Nel Paese dilaga oggi una cultura di destra fatta di menzogne, di sopraffazioni, di disprezzo della vita, di spregio nei confronti delle generazioni che hanno già vissuto un bel po’. È questa una cultura di destra che il popolo italiano non si merita, anzi, al contrario, il nostro popolo la disprezza, tuttavia non ha i mezzi per contrapporvisi. Da qui quindi il valore del 25 Aprile.
Se oggi non possiamo partecipare ai cortei antinazifascisti per via del Covid, partecipiamo con la nostra mente, partecipiamo magari rimanendo in casa con in mano un libro sulla nostra Costituzione Repubblicana, o sull’Ecoambientalismo, o sui Fratelli Cervi, o sulla Shoah degli ebrei, o sul Porraimos dei Rom e Sinti, o un libro sui deportati e assassinati Testimoni di Geova. E se nella nostra casa c’è un bimbo o una bimba, un giovane o una giovane, cerchiamo di coinvolgerli. Alla fine vedremo che il nostro tentativo di conservare e rigenerare la buona memoria, quella attiva, non sarà andato disperso.
In questo modo, questo 25 Aprile, sia pure nel ristretto di una casa, non passerà invano e la Storia, che è Maestra di vita, ne terrà conto. Ne terrà conto in quanto proiezione di valori e ideali che saranno alla base di un nuovo umanesimo e di una nuova cultura repubblicana più adeguate ai tempi drammatici che stiamo vivendo. E questo non solo per la pandemia, ma perché vediamo dilagare la corruzione, la violenza, e, soprattutto, la disuguaglianza sociale: da una parte un piccolissimo gruppo di persone che si arricchisce sempre più, dall’altra una sempre più crescente e sconfinata umanità che si va impoverendo.
Ecco. Il 25 Aprile di quest’anno pandemico sarà per noi un giorno in cui sarà possibile ricordare che antifascismo significa rispetto della persona umana, significa libertà e democrazia, per la quale caddero sui fronti di combattimento tanti nostri martiri, significa impegnarsi sul fronte del lavoro affinché sia possibile alle giovani generazioni trovare un posto adeguato, significa lottare per la pace, sempre più minacciata dalla rivalità tra Est e Ovest, significa lavorare per l’accoglienza, la fraternità e la sorellanza. Significa ancora non dimenticare che il 25 LUGLIO 1943 cadde il fascismo mussoliniano, che l’8 SETTEMBRE 1943 fu firmato l’armistizio tra le forze monarco-badogliane e gli antifascisti; che nel 1944 si firmò il Patto di Salerno tra i partiti antifascisti per la ricostruzione del Paese; che il 25 APRILE 1945 ci fu la Liberazione dell’Italia dagli occupanti nazisti e dai loro collaborazionisti repubblichini; che il 2 GIUGNO 1946 ci fu il primo referendum popolare con la vittoria delle forze politiche repubblicane; che il 13 GIUGNO 1946 cadde la monarchia sabauda; che il 25 GIUGNO 1946 iniziò l’attività dell’Assemblea Costituente che ci diede la Carta costituzionale.
Ecco. Sta in tutto ciò il significato del 25 Aprile, anche se quest’anno è pandemico. Ma, come la Storia ci insegna, anche questa battaglia sarà vinta dal nostro popolo e dai popoli dell’intero pianeta.