Mostra Città Riflessi di storie alla Galleria Arti-sta di Monza a cura di Rosella Fusi dal 11.1 al 25.1.2025
di Rosella Fusi
Dall’11 al 25 gennaio 2025 la Galleria Arti>sta di Monza ospita un’interessante mostra collettiva dal titolo Città Riflessi di storie a cura di Rosella Fusi che è l’Art Director della stessa Galleria e Associazione Culturale No profit nata a Monza nel 2019 proprio dietro il Duomo in pieno centro in un giardino meraviglioso. La mostra ha la presentazione di BeaStella Rigamonti e il Patrocinio del Comune di Monza.
Ingresso libero con apertura il venerdì dalle 18.00 alle 19.30 e il sabato e la domenica 10.30-12.30/ 16.30-19.00.
Pensando a Italo Calvino nelle città “invisibili”, la città diventa uno stato d’animo, uno specchio dell’io e dell’uomo e del suo disagio.
Da sempre la città, nella storia del pensiero architettonico, è il luogo dell’abitare, dell’incontro e della relazione, ma può divenire anche il luogo del silenzio interiore e della solitudine.
Da sempre è dunque stata motivo di ricerca da parte di architetti, pittori e fotografi.
Basti pensare al Rinascimento, dove l’utopia dell’abitare ha dato origine alle cosiddette “città ideali “.
CITTA’: RIFLESSI DI STORIE è Il viaggio di tre architetti artisti e un pittore acquarellista attraverso alcune possibili “interpretazioni di città”. È un progetto che propone una visione personale dei quattro autori che illustrano attraverso tecniche differenti (fotografia, pittura, e scultura) un processo di ascolto, di ricerca, di dialogo e di indagine interattiva con lo spazio urbano nelle sue molteplici stratificazioni e differenti modalitá di rappresentazione.
Giulio De Paolis, artista acquarellista, inizia la sua formazione usando la fotografia come mezzo per dialogare con il mondo esterno, ma poi la sua attenzione si volge verso la pittura, e l’esperienza con l’acquarello gli permette di avere il controllo della visione dell’inquadratura e di focalizzare il soggetto da prospettive diverse oltre a proporre raffigurazioni suggestive grazie ai contrasti tra luce e ombra che la padronanza della tecnica gli consentono.
Durante Il lock down del periodo pandemico l’artista ha modo di entrare in contatto con la sua intimità attraverso l’acquarello per affrontare il vuoto che la perdita delle persone più care aveva causato, producendo un proprio e vero effetto catartico.
Nelle sue opere esplora l’intimo dell’uomo legato al paesaggio, alla natura, racconta momenti di solitudine, di silenzio nel contesto urbano fatto di case in pietra, di palazzi appena accennati, di strade illuminate nella sera dalla luce nebbiosa; nella poetica del colore acquoso dell’acquarello c’è anche molto grigio di Payne come parte del vuoto che convive in lui, alternato a momenti di intenso slancio emotivo e energie positive che l’artista trasferisce nelle pennellate vivaci dei rossi, arancio giallo che rispecchiano il suo conflitto interiore. Nelle sue opere emerge il dialogo tra le parti di un sistema, la città viene intesa come luogo dell’anima dove l’intimo vive emozioni, l’uomo solo si incontra con le sue ansie e paure, immerso nel contesto cittadino come in uno spazio scenografico.
Ne emerge il fermo immagine di momenti trasferiti con un gesto magico che dà forma all’acqua nella semplicità della forma tramutata in minimalismo.
Stefano Garoldi architetto, ceramista. Nato e cresciuto a Milano, laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano, si avvicina casualmente alla ceramica nel’96, in seguito, grazie a maestri di notevole spessore: Mara Funghi, David Roberts, Luca Tripaldi, Rita Rolli, Cesare Calandrini, Akira Satake e Nathalie Doyen, affina le tecniche di costruzione, le cotture primitive; bucchero, pit-fire, raku , le cotture con Sali metallici, la paperclay, la cottura Villanoviana, sperimenta e osa le fasi di ideazione e realizzazione.
Da alcuni anni al suo lavoro di architetto ha affiancato l’attività nel suo laboratorio di ceramista a San Pietro all’Olmo (MI) dove esegue, sperimenta e ricerca forme e finiture che lo rispecchino, comunicando sempre con la matericità dell’argilla, e facendo confluire in essa le sue emozioni, positive e negative, che lui stesso si augura arrivino a coloro che osservano le sue opere.
Dal 2013 ha esposto in diverse realtà: Cortilone di Sorano (GR) Palazzo Gazzelli, Museo del Mare, Palazzo Ducale a Genova (GE), Palazzo dei Conti, Palazzo Ducale, Museo Diocesano a Gubbio (PG), Milano scultura a Villa Bagatti Valsecchi oltre a numerose altre mostre collettive
IL suo progetto tratta di Archetipo Agricolo, un racconto della Cascina Padana Lombarda, intesa sia come capolavoro di architettura con i suoi grandiosi volumi, le scansioni ritmiche delle sue aperture, le sovrapposizioni stilistiche e storiche, che come realtà sociale e produttiva.
Le cascine lombarde sono vere “micro città” con aree ben definite dalle funzioni lavorative e comunitarie nonché, spesso, sono parti integranti o nuclei fondanti di piccoli tessuti urbani. Garoldi durante la sua infanzia ha avuto la grande fortuna di conoscere da vicino queste antiche realtà, che ora giacciono perlopiù abbandonate e in rovina, come vecchi inutili dinosauri di mattoni rossi che il tempo sta cancellando.
Le opere di Giancarlo Leone, architetto catanese, proposte nella mostra, raccontano nella Fotografia le città riflesse, frammenti di architetture di città specchiate nelle proprie acque, La sua ricerca fotografica parte da una serie di interrogativi: come vivono i cittadini nelle città? Quali restrizioni e quali benefici ne traggono? Il significato profondo che si legge nei lavori di Leone a dire dall’assessore alla cultura di Milano Tommaso Sacchi in occasione della recente personale all’Acquario Civico di Milano “rappresenta un compendio urbanistico in cui il riflesso è l’architettura della vita, proprio come i pesci sono nelle architetture delle acque. Sono riflessi destinati a ricordarci una città irripetibile, legata a circostanze atmosferiche ma anche emotive, una città immaginata e, forse, rimpianta.
(Cit. dal Corriere della Sera – 25.10.24) L’architettura e la fotografia che riproduce città dall’acqua ci sollecitano a ripensare al nostro modo di intendere la città, al nostro essere abitanti, fruitori ma anche utopici sognatori di armonie non del tutto perdute.
I lavori di Giancarlo Leone sono stati esposti recentemente alla Biennale dello Stretto – Campo Calabro (2024), a Malpensa Airport Terminal Milano (2024), all’Acquario Civico Milano (2024), al Museo Civico Castello Ursino – Catania (2023), in Bag Bocconi Art Gallery (2023)
Fabio Previtali architetto, figlio di Cecco Previtali, (artista bergamasco nato nel xx secolo, il “pittore dei sogni più colorati”), per volere del padre fu indirizzato al liceo artistico e proseguì gli studi al Politecnico di Milano laureandosi in Architettura. Docente al Politecnico di Milano con sede a Mantova fino al 2004, prosegue la sua attività di architetto e nel contempo di artista. Le sue opere disegnate con penne a stilo, acquarello, acrilico, inchiostri su supporti differenti ci consegnano città immaginarie, esplorano la bellezza della città di Bergamo, dove il segno e il colore attrae e pervade, ci restituiscono visioni di città arroccate, architetture quasi fiabesche, piazze dagli stili classici. La sua Bergamo è ripresa da protagonista con l’occhio artistico di chi porta un radicato sentimentalismo per il luogo della sua crescita interiore, rappresentato poi con la mano sapiente di chi conosce e sa gestire anche il segno architettonico.